L'apolidia nel Diritto Internazionale
La tesi prende le mosse dalla considerazione che il fenomeno dell’apolidia, benchè poco conosciuto, è, in realtà, da non sottovalutare; ciò non solo per il consistente numero di apolidi presenti nel mondo, che si stima essere intorno ai 15 milioni, ma soprattutto per le drammatiche conseguenze che lo status di apolide comporta. Cosi come il rifugiato, infatti, l'apolide rappresenta un elemento inquietante nella struttura dello Stato-nazione, un paradosso storico-sociale che rompendo l'identità tra uomo e cittadino mette in crisi la finzione originaria della sovranità e cioè che i diritti sono attribuiti all’uomo, solo nella misura in cui in esso riscontrabile il presupposto d'essere anche cittadino.
Ci si sofferma, innanzitutto, sulla definizione e sulle cause della apolidia, considerata come la condizione di colui che è privo di cittadinanza e che lo rende estraneo rispetto ad ogni paese impedendogli di godere, se non attraverso specifiche convenzioni o disposizioni, di diritti in qualunque luogo si trovi e, in particolare, del diritto di accedere all'istruzione, al servizio sanitario e alla vita politica del paese nonchè
di possedere la capacita giuridica per concludere contratti di utilità ordinaria per uno sviluppo sano della vita di ciascuno come quelli di lavoro, di compravendita o di matrimonio. L’apolide, inoltre, non può beneficiare nè della protezione diplomatica che lo Stato solitamente esercita a tutela dei propri cittadini all’estero, nè dell’obbligo internazionale dello Stato di ammettere i propri cittadini sul proprio territorio.
Successivamente la tesi si concentra sull’analisi degli strumenti giuridici internazionali di riferimento che nel tempo sono intervenuti a regolamentare la materia tra i quali principalmente la Convenzione relativa allo status degli apolidi del 1954 che si prefigge di assicurare agli apolidi diritti e libertà fondamentali, e la Convenzione sulla riduzione dei casi di apolidia del 1961 che affronta invece le problematiche connesse alla legislazione sulla nazionalità individuando criteri che consentono all’apolide di acquisire la cittadinanza dello Stato con cui possiede un particolare legame. Non si tralascia inoltre il ruolo ricoperto dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, il cui mandato comprende anche la protezione di quanti si ritrovano apolidi.
Si enucleano poi tutta una serie di proposte in materia di redazione delle leggi di cittadinanza nazionali e delle procedure per il riconoscimento dello status di apolide, utili ai fini di una realizzazione efficace del diritto alla cittadinanza, dando infine attenzione anche al quadro normativo di riferimento dell'ordinamento italiano.
L'ultima parte dell'elaborato offre, in conclusione, una panoramica delle tutele riservate agli apolidi nel quadro normativo dell'Unione Europea, per poi spostare l'attenzione con una breve indagine sulle legislazioni nazionali delle Repubbliche baltiche, e in particolare dell'Estonia, dove all'indomani dell'estinzione dell'Unione Sovietica e della loro restaurata indipendenza migliaia di persone appartenenti alla comunita russofona si ritrovarono improvvisamente private della loro cittadinanza.
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Informazioni tesi
Autore: | Antonella Bonincontro |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2013-14 |
Università: | Università degli Studi di Trento |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Giurisprudenza - Percorso europeo e transnazionale |
Relatore: | Antonino Alì |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 220 |
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