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L'affidamento condiviso: aspetti di diritto italiano e comparato

La legge 54 del 2006 ha riformato la materia dell'affidamento dei figli in sede di separazione, annullamento e cessazione degli effetti civili del matrimonio novellando l'art. 155 del codice civile e introducendo altri 5 articoli. l'idea della riforma muove da una critica all'affidamento monogenitoriale che comporta una radicale riduzione del ruolo genitoriale del coniuge non affidatario. La nuova legge si propone di capovolgere il sistema prevedendo come ipotesi normale la regola dell'affidamento condiviso, che fino ad oggi ha costituito l'eccezione, al fine di tutelare il diritto del minore di manenere un rapporto equilibrato e continuativo con entrambi i genitori. In questo modo viene affermato il principio della bigenitorialità inteso come presenza di entrambi i genitori accanto al figlio. Da un'analisi svolta comparando la legge italiana con quella prevista in alcuni dei più importanti stati europei è possibile evincere che la finalità che accomuna queste normative è la tutela dell'interesse superiore del minore, in linea con la Convenzione internazionale sui diritti dell'infanzia del 1989.

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3 Il quadro normativo 1.1 Dal codice del 1942 alla legge sul divorzio Il 26 gennaio 2006, con il si al disegno di legge n.3537, da parte della Commissione Giustizia della Camera in sede deliberante, diviene legge il cd. affidamento condiviso, riforma da molti considerata come una vera e propria rivoluzione copernicana. In sostanza, quello che si afferma è il principio della “bigenitorialità”, intesa quale diritto del figlio ad un rapporto completo e stabile non con uno ma con entrambi i genitori, sulla base dell’incontestabile verità che si resta genitori per tutta la vita nonostante il venir meno del vincolo matrimoniale, e ciò anche laddove la famiglia attraversi una fase patologica, con conseguente disgregazione del legame sentimentale e talvolta anche giuridico tra i genitori conviventi1. Rivolgendo uno sguardo al passato piuttosto recente è possibile notare come il codice del 1942, che stabiliva il principio dell’indissolubilità del matrimonio, ammetteva la separazione solo in caso di colpa di uno dei coniugi, con conseguente affidamento dei figli al cd. coniuge “senza colpa”2. In questo modo, la personalità dei coniugi e la loro condotta durante il matrimonio costituivano il principale criterio che guidava il giudice nella scelta del genitore idoneo ad educare i figli. In sostanza, i coniugi potevano fare ricorso alla separazione solo in 1 Selene Pascasi, Il nuovo Affido Condiviso, risvolti pratici, www.altalex.com. 2 Gaetana Bernabò Distefano, magistrato, L’art 155 c.c., www.affidamentocondiviso.it.

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