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Integrazioni probatorie nel giudizio abbreviato

La tesi è volta ad un'analisi accurata dell'isitituto del giudizio abbreviato in una prospettiva dinamica e storico comparata, sia mediante l'analisi delle pronunce giurisprudenziali che hanno contrassegnato il percorso evoluzionistico dell'isitituto, sia mediante il riferimento alle disposizioni codicistiche ed ai contributi dottrinali, intervenuti spesso su aspetti ancora controversi e sulle zone d'ombra presenti nella disciplina legislativa.
Mediante il riferimento ai diversi canali di integrazione probatoria percorribili nell'ambito del rito abbreviato si cercherà di comprendere quale sia la vera ratio e la vera essenza dell'istituto del rito abbreviato: rito che, mediante una contrazione del diritto alla prova ed una piena rinuncia al contraddittorio dibattimentale, mira a conciliare le esigenze di economia e semplificazione processuale, anima del supremo principio di ragionevole durata del processo, con le esigenze di accertamento della verità e di correttezza della decisione finale al di là di ogni ragionevole dubbio, fine primario ed ineludibile di ogni processo penale.

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1 INTRODUZIONE La scelta di dedicare questa tesi di laurea alle attività di integrazione probatoria che possono essere espletate nell’ambito del giudizio abbreviato nasce dall’incontro di due diverse aspirazioni: in primis è dovuta alla voglia di approfondire un argomento affascinante dal punto di vista strettamente didattico, che si caratterizza per una certa complessità e che presenta vari profili problematici, tali da sollecitare curiosità ed interesse nell’interprete e condurre ad alcune riflessioni critiche; al tempo stesso è nata dal desiderio di capire se, ed entro quali limiti, il codice di procedura penale attuale offra sufficienti spazi per perseguire, proprio mediante lo strumento del giudizio abbreviato, le esigenze di economicità, efficienza, semplificazione e celerità processuale che il legislatore non soltanto nazionale, ma anche comunitario ritiene stiano alla base di un giusto ed equo processo penale, senza però tralasciare l’obiettivo ultimo del sistema processualpenalistico, ossia la ricerca della verità e la correttezza della decisione finale, per il perseguimento del quale le attività di natura istruttoria rivestono un ruolo saliente ed insostituibile. Per realizzare questo obiettivo e quindi giungere a comprendere pienamente quale sia la vera essenza del giudizio abbreviato, nonché come la sua natura e i suoi connotati siano profondamente mutati dal 1988 ad oggi, grazie alla riforma che è stata realizzata dalla legge c.d. Carotti, n. 479 del 1999, verranno analizzate molteplici pronunce della giurisprudenza, sia costituzionale, che di legittimità, le quali rivestono un ruolo saliente nel percorso evoluzionistico che contraddistingue l’istituto. Le sentenze della Corte Costituzionale, tra cui hanno peculiare importanza la sentenza n. 92 del 1992, la n. 115 del 2001, la n. 169 de 2003, e, recentissimamente, la n. 184 del 2009 e la n. 140 del 2010, hanno senza alcun dubbio avuto un duplice merito: da un lato, con riferimento alle pronunce adottate ante legge Carotti, quello di sollecitare il legislatore a riformare l’istituto, al fine di renderlo pienamente rispondente ai principi costituzionali, indicando la strada da percorrere per perseguire tale obiettivo; dall’altro esse sono state un elemento prezioso per l’esegesi dell’istituto nato dalla riforma del 1999, capace di fornire all’interprete preziose chiavi di lettura per comprendere appieno la ratio del nuovo giudizio abbreviato.

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Parole chiave

prove
giudizio abbreviato
rito abbreviato
integrazioni probatorie
procedura penale
procedimenti speciali
riti speciali

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