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Il meccanismo del signoraggio: dalla Banca d'Italia alla BCE e i suoi effetti economici

Il meccanismo del signoraggio, è oggetto di molte critiche da parte di numerosi esponenti economici e non solo, ma che dall’altro è “difeso” dal sistema bancario il quale cerca di smorzare in termini di volumi economici questo fenomeno, anche basandosi sull’inserimento tra le passività delle banconote, e rilegando i guadagni di questo meccanismo solo agli interessi che le Banche ottengono per la creazione di moneta.
Dopo aver affrontato il discorso relativo alla moneta ci si è soffermati sul ruolo di primo piano che hanno le Banche centrali, ossia gli istituti che detengono la sovranità monetaria e che quindi hanno il monopolio nella creazione di base monetaria. Affrontando il discorso relativo alle banche centrali ci si è soffermati sulla Banca D’Italia, sulla sua struttura e sulle sue funzioni e si è evidenziata una strana anomalia esistente. Questo in quanto la Banca D’Italia a differenza di quanto scritto sul suo stesso statuto non è un Istituto di diritto pubblico, ma è posseduta da soggetti privati, cosa che, come abbiamo visto potrebbe distorcere le scelte nel sistema economico, in quanto la Banca d’Italia che è posseduta dalle principali banche commerciali del nostro paese dovrebbe vigilare sull’operato delle stesse, cosa che ovviamente porta ad un grave conflitto d’interessi.
Dopo esserci soffermati sul ruolo della Banca d’Italia, si è allargato “l’obiettivo” inserendo la stessa nel contesto più ampio della BCE. Infatti elencando i principali avvenimenti avuti nel corso degli ultimi anni abbiamo visto come molte delle funzioni tra cui la stessa sovranità monetaria è stata trasferita dai diversi stati membri dell’Unione Europea (che hanno introdotto l’euro) alla BCE. Con questo trasferimento si è avuto uno stravolgimento nel sistema economico europeo, in quanto i singoli stati adesso per poter espandere la propria base monetaria devono far richiesta alla BCE, la quale è posseduta dalla Banche centrali dei singoli stati, e quindi effettuare lo scambio tra banconote (emesse dalla BCE) e titoli di stato(emessi dal governo dello stato che ne fa richiesta).
Nel terzo capitolo abbiamo affrontato il nocciolo della questione; dapprima abbiamo sottolineato come la stessa creazione di moneta sia abbastanza ambigua, in quanto la moneta oggigiorno viene creata attraverso il debito, ossia attraverso l’emissione di titoli di stato che il governo cede alla BCE per ottenere in cambio le banconote in euro. Questo scambio però porta anche ad avere uno squilibrio nel sistema, in quanto come sottolineato, lo Stato che ha ottenuto le banconote dovrà alla scadenza rimborsare l’importo nominale dei titoli maggiorato degli interessi che sono maturati in quel periodo, ma i soldi per coprire questi interessi non sono presenti nella base monetaria esistente, perciò lo stato sarà costretto a doversi ulteriormente indebitare richiedendo nuova moneta alla BCE, avviando un “circolo vizioso” che ha logici ricadute negative nei sistemi economici, i quali sono sempre più avvolti dal deficit di bilancio.
Nello stesso capitolo abbiamo visto la stranezza contabile che la BCE e quindi le banche centrali a lei collegate effettuano (cosa che è possibile riscontrare, come detto, anche nella FED). Infatti la BCE inserisce le banconote che crea dal nulla(non avendo una contestuale copertura in oro) tra le passività, facendole risultare quindi un debito per la stessa, ma facendo così non si spiega il perché la stessa banca per quella somma percepisca degli interessi, pur essendo debitrice, visto che gli interessi andrebbero corrisposti al creditore, cioè al proprietario. Ne consegue che la BCE, essendo debitrice della moneta emessa, ne trae un utile non giustificabile, dato che i veri creditori, ossia i proprietari, sono i popoli europei. Ma questa stranezza contabile porta ad escludere gli stessi importi dal Conto Economico e quindi dalla tassazione conseguente agli introiti maturati dalla loro emissione.
Nella tesi si è evidenziato infatti come creando le banconote dal nulla, la BCE ottiene dei guadagni, redditi da signoraggio, dato che la creazione di queste banconote comporta miseri costi, riconducibili al costo della carta e della stampa delle stesse, quindi questa differenza di valore va a favorire le casse della BCE e delle banche a lei collegata, e quindi la stessa Banca d’Italia, la quale è posseduta da soggetti privati.
Analizzati questi aspetti, si è trattato uno degli altri meccanismi del signoraggio, ossia la cosiddetta riserva frazionaria, la quale agisce come un moltiplicatore dei depositi, portando le banche a poter espandere le somme a loro disposizione sulla base di un deposito iniziale. Si parla pertanto di moltiplicatore monetario, che nel nostro sistema dove il coefficiente di riserva è del 2%, può permettere al sistema bancario di arrivare a prestare fino a 50 volte tanto.

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4 PREMESSA La società oggi, è composta da una serie di istituzioni, dalle istituzioni politiche, a quelle giuridiche, a quelle religiose, fino ad arrivare alle istituzioni delle classi sociale, dei valori familiari e delle specializzazioni professionali. E’ ovvia la profonda influenza che queste sovrastrutture hanno nel dare forma ai nostri giudizi e alle nostre opinioni. Fra tutte le istituzioni sociali in cui siamo nati, diretti e condizionati non sembra esserci alcun sistema dato per scontato, e così poco compreso, come quello monetario. Prendendo in considerazione le istituzioni monetarie e quindi il sistema economico è ovvio che questo sia stato sviluppato dall’uomo con lo scopo di cercare di sviluppare e migliorare la propria ricchezza e poter migliorare il proprio benessere, ma nonostante ci siano stati numerosi miglioramenti per una parte della popolazione, la distribuzione della ricchezza non appare ancora per nulla omogenea tra gli individui. Per cercare di osservare meglio il sistema economico bisogna inquadrare il fulcro di questo sistema, ossia le Banche. Queste negli ultimi anni hanno sempre più aumentato la loro dimensione , e sono diventate fondamentali per le scelte non solo nell’ambito economico, ma anche in quello politico. Questo ultimo periodo però, che verrà ricordato a detta dei più illustri economisti come la peggior crisi economico–finanziaria dal 1929, ha fatto

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