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Funzioni, contenuto e idoneità dei Modelli di organizzazione e gestione

A distanza di venti anni dall'entrata in vigore del d.lgs. 231/2001, la tematica del Modello di organizzazione gestione e controllo resta una delle più problematiche e oscure. Gli enti tentano di soddisfare, prima, le pretese non del tutto precisate del legislatore, per poi affrontare le incertezze dei procedimenti instaurati nei loro confronti, caratterizzati da esiti non prevedibili.
Partendo dal presupposto che la normativa 231 rappresenta un crocevia tra diverse discipline (tra diritto penale, economia, Risk management, analisi delle prassi aziendali), il contributo tenterà, con approccio multidisciplinare, di affrontare le problematiche relative alla adozione ed efficace attuazione di un MOGC idoneo. In particolare, il contributo verrà strutturato in tre Capitoli, che riprendono lo stesso titolo: le funzioni; il contenuto; l'idoneità.
Il primo Capitolo, dopo aver precisato la natura facoltativa del Modello e l'approccio prescelto dal legislatore per far sì che i documenti in questione si diffondano, ha come scopo quello di individuare le funzioni e, quindi, i benefici che l'impresa può conseguire dalla adozione ed efficace attuazione di un MOGC. Non limitandosi alla sola visione del Decreto, il contributo prenderà in esame anche i diversi interventi normativi che, nel corso del tempo, hanno previsto vantaggi conseguenti a tale adempimento.
L'attenzione si sposterà nel corso del secondo Capitolo sul contenuto del MOGC. Partendo dalla analisi del dettato normativo, piuttosto scarno, si procederà a rilevare tutta una serie di elementi problematici alle quali l'articolo 6 del d.lgs. 231/2001 non fornisce alcuna soluzione. Per questo motivo, si entrerà nel vivo della prassi aziendale, per comprendere quali misure possono essere adottate dall'ente e quali sono le best practice partorite dalla esperienza 231. Infine, si prenderà visione di un MOGC adottato da una società per poter al meglio comprendere come questo venga disegnato e come effettivamente funzioni.
Il terzo e ultimo Capitolo ha come obiettivo quello di adottare il punto di vista del giurista e di analizzare il significato di idoneità. Di fronte alla pluralità di prospettive, si indicherà una possibile ridefinizione e distinzione tra "idoneità formale" e "idoneità sostanziale" che si dovrebbe riflettere anche nelle varie fasi di giudizio. Per poter meglio comprendere il discorso in questione, si procederà allo studio di due casi, quello Impregilo e quello ThyssenKrupp. L'analisi, tuttavia, non può non passare per l'esame della giurisprudenza avente ad oggetto il MOGC, dalla quale possiamo derivare ben poche certezze, mentre numerose sono le incertezze che ancora permangono, in particolare sull'onere probatorio. È proprio a causa di questa perdurante incertezza, la quale minaccia il buon funzionamento della normativa 231, che si esamineranno le possibili riforme che sono state finora presentate.
Nel corso del contributo emergerà una visione forse pessimista, specie alla luce degli ormai venti anni di vigenza della normativa 231. Sembra infatti che le potenzialità del Decreto non siano riuscite a tradursi in realtà e che, riattualizzando una famosa affermazione, la «montagna abbia partorito un topolino». Tuttavia, si vuole concludere l'analisi adottando una visione ottimistica, con l'analisi di un recente provvedimento di archiviazione. L'auspicio è che possa rappresentare per il futuro un primo passo verso un più efficace ed efficiente sistema 231.

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4 INTRODUZIONE Venti anni sono trascorsi dalla approvazione del d.lgs. 231/2001 (d’ora in avanti Decreto). La normativa è stata fin da subito percepita come rivoluzionaria, comportando il superamento dell’antico brocardo societas delinquere non potest e pervenendo alla affermazione per cui societas delinquere et puniri potest 1 . Si è riusciti con questa normativa a rendere le imprese, ossia un soggetto privato, partecipi della funzione di prevenzione di reati. All’entusiasmo manifestato, seppur in parte, in dottrina si sono accompagnate nel corso del tempo l’interesse delle imprese, soprattutto di grandi dimensioni, nonché l’attenzione della giurisprudenza manifestata in diverse pronunce. Tuttavia, è proprio dalla lettura delle sentenze, soprattutto della Corte di Cassazione, che si ricava una lacuna: mancano provvedimenti che in concreto si occupino del contenuto dei Modelli di organizzazione, gestione e controllo (in seguito MOGC) e che si interroghino sulla portata dei concetti a esso relativi, quali l’adozione, l’efficace attuazione e, infine, l’idoneità. Dall’altro lato, si è appalesata una carenza di determinatezza in relazione all’articolo 6 laddove, piuttosto che indicare come costruire un MOGC e cosa prevedervi al suo interno, detta esigenze ai confini della genericità. Ecco allora che, proprio per i numerosi anni ormai trascorsi dall’entrata in vigore del d.lgs. 231/2001, ci si rende conto che la tematica del Modello 231 sia una delle più problematiche ed oscure dell’intero Decreto. Il contributo, di conseguenza, si prefigge l’obiettivo di evidenziare queste ombre ancora irrisolte. Partendo dal presupposto per cui la normativa 231 è qualificabile come un crocevia tra diverse discipline (tra diritto penale, economia, Risk management, analisi delle prassi aziendali) il contributo cercherà di mantenere quanto più possibile questo approccio multidisciplinare, tenendo ferme, per tutto il corso dell’analisi, le varie esigenze che vengono in gioco, tra quelle di certezza e prevedibilità avanzate dalle imprese a quelle di effettività e deterrenza della sanzione da parte dello Stato. In particolare, l’esame si svolgerà lungo tre diverse direttrici, che riflettono la struttura tripartita dello stesso titolo: le funzioni, il contenuto, l’idoneità di un MOGC. 1 L’espressione è ripresa da C. PIERGALLINI, Societas delinquere et puniri potest: la fine tardiva di u dogma, in Riv. trim. dir. pen. econ., 2002, 571 ss.

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modelli
231
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