Favoreggiamento personale e reale. Analisi della disciplina e delle problematiche emergenti in materia. Rapporti con i reati affini.
Le condotte riconducibili ai reati di favoreggiamento personale e reale trovarono per lungo tempo collocazione nel quadro del concorso di persone nel reato e solo nelle legislazioni moderne, negata la configurabilità del concorso post delictum, il favoreggiamento guadagnò piena autonomia dando luogo ad ipotesi di reato a sé stanti.
Secondo autorevole dottrina, giuristi e legislatori della romanità e dell’età di mezzo ebbero del favoreggiamento una nozione embrionale e confusionaria tale da considerarlo un caso di complicità, che essi chiamarono complicità per posterius.
Sin dagli inizi dell’800 le legislazioni furono orientate verso l’autonomia del favoreggiamento rispetto al concorso di persone nel reato. I legislatori moderni, difatti, si resero conto che un ausilio prestato dopo il delitto mal si inquadra nel concorso di persone, proprio perché, come affermato dal Pagliaro, «non è dato concorrere alla realizzazione di qualcosa che è stato già realizzato». Il termine « favoreggiamento» compare per la prima volta nell’art. 60 del codice penale toscano del 1853.
Il codice penale toscano segna, riguardo al delitto di favoreggiamento, un’innovazione fondamentale, da cui hanno preso le mosse il pensiero e le legislazioni successive, consistente nell’averne fatto per la prima volta una figura di reato autonomo, distinto dalla complicità. Dalla lettura degli articoli 378 e 379 del codice penale attuale emerge innanzitutto la netta suddivisione delle due figure di favoreggiamento.
Nell’accezione usuale, la denominazione generica di «favoreggiamento» ricomprende i due titoli di reato previsti, rispettivamente, dall’art. 378 e dall’art. 379 del codice penale, accomunabili, quanto meno e prima facie, in relazione alla comune clausola negativa di apertura che si sostanzia nell’esclusione del delitto in caso di concorso nel reato presupposto, nonché per l’identica indicazione generica della condotta (aiuto). D’altro canto le affinità riscontrabili tra le fattispecie de quo non implicherebbero, secondo un autorevole indirizzo dottrinario, una corrispondente affinità sul piano teleologico. E’ convinzione pressoché pacifica che, nel favoreggiamento personale, sia tutelato un interesse pubblico afferente all’amministrazione della giustizia, anche se esistono non poche incertezze in ordine alla precisa individuazione di tale interesse. Il favoreggiamento reale, invece, secondo parte della dottrina non sarebbe un vero delitto contro l’amministrazione della giustizia poiché non lederebbe necessariamente un interesse attinente al processo.
La condotta tipica del favoreggiamento personale consiste nell’aiuto prestato per eludere le investigazioni dell’Autorità, o per sottrarsi alle ricerche di questa....
Un vivace e assai discusso problema, non univocamente affrontato e tanto meno risolto, continua ad essere quello relativo alla rilevanza, quali condotte di favoreggiamento, delle modalità comportamentali omissive. La pena per il favoreggiamento varia in relazione della gravità del reato presupposto....
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Informazioni tesi
Autore: | Jessica Valentini |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2001-02 |
Università: | Università degli Studi di Bari |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Giurisprudenza |
Relatore: | Paolo De Felice |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 190 |
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