Enrico Ferri e la sociologia criminale
Questo lavoro di ricerca si prefigge di analizzare la vita e il pensiero di un famoso studioso e penalista a cui l’Italia ha dato i natali, vissuto tra la fine del XIX e del XX secolo: Enrico Ferri.
La tesi si suddivide in quattro capitoli nei quali è possibile ravvisare l’importanza dell’opera di questo esimio giurista e parlamentare che ha dato un importante contributo alla genesi della criminologia e dello studio dell’uomo delinquente.
“La negazione della libertà e il conseguente meccanicismo delle azioni umane, affermate dalla scuola positiva fin dai suoi albori, si evolvono, con Enrico Ferri, nelle tesi chiare e ben articolate che delineano il concetto di sociologia criminale. Il giurista giunge ad una sistemazione teorica del diritto penale mediando l’indirizzo antropologico di Lombroso e l’astrattismo psicologico-giuridico di Garofalo. ‘Unendo […] lo studio della psicologia sperimentale e della sociologia a quello del diritto penale, ho dovuto accorgermi’, scrive Ferri, ‘che il criminalista, che non ami rassegnarsi ad un puro esercizio di retorica, smentita quotidianamente dai fatti vivi e parlanti delle corti d’assise e dei tribunali, trova oggi tre somme difficoltà da superare. […] I˚, che l’uomo sia dotato di libero arbitrio. II˚, che il delinquente sia fornito di idee e di sentimenti, come ogni altro uomo. III˚, che effetto delle pene sia quello di impedire l’aumento e lo straripamento dei reati’ . Ebbene, se oltrepassiamo solo un pò la cerchia delle discipline giuridiche, conclude Ferri, le scienze sperimentali ci dimostrano esattamente il contrario. Occorre, dunque, analizzare il delitto relazionandolo non solo ai fenomeni, complessi e intricati della società, ma a quelli della realtà intera, ricercando le molteplici e profonde radici delle azioni umane”.
Il primo capitolo analizza le varie fasi della vita di Enrico Ferri, a partire dalla sua fanciullezza sino ai momenti della maturità ridondanti di elogi e complimenti per il suo lavoro. Come professore nelle università più importanti d’Italia e d’Europa, poi come deputato nelle aule parlamentari, egli si batté per ribadire ed affermare le proprie idee innovative, non sempre accolte favorevolmente dall’opinione pubblica del tempo.
Il secondo capitolo è il fulcro del lavoro di ricerca, dal quale traggono linfa vitale gli altri capitoli.
Non è stato semplice racchiudere, in poche pagine, un argomento vasto ed importante come quello dell’Antropologia e della Sociologia Criminale, di cui Ferri e la Scuola Criminale Positiva sono stati i fondatori: pochi ma ricchi paragrafi, pregni di informazioni dettagliate e puntuali, cercano di chiarire i punti più articolati della dottrina ferriana, che è riuscita a far sviluppare e a portare la scienza criminal-penalistica italiana sino ai livelli professionali criminologici odierni.
Il terzo capitolo è una species del genus insito nel secondo, dato che tratta dell’omicidio nell’antropologia criminale: una forma crudele ed efferata di comportamento umano al quale, lo stesso Ferri, ha dedicato un’intera opera letteraria. L’omicidio è sempre stato alla base delle riflessioni del giurista dato che esso contiene la chiave di volta per comprendere buona parte dell’insieme dei sentimenti crudeli e spietati dell’animo umano.
Il quarto capitolo, infine, sottolinea i principi basilari delle riforme procedurali proposte da Ferri e dagli adepti della sua Scuola Criminale Positiva analizzando gli ingranaggi della giustizia penale e le sue caratteristiche peculiari, gli errori e i possibili reati sostenibili da una popolazione standard.
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Informazioni tesi
Autore: | Gianlupo Macolino |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2011-12 |
Università: | Università degli Studi del Sannio |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Giurisprudenza |
Relatore: | Laura Zavatta |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 137 |
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