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L'accesso abusivo ad un sistema informatico o telematico

Fra gli illeciti che hanno conosciuto una maggiore diffusione negli ultimi anni va senza dubbio annoverato l’accesso abusivo ad un sistema informatico o telematico, sanzionato dall’art. 615-ter del codice penale.

La presente trattazione si pone l’obiettivo primario di esaminare il reato in oggetto, evidenziando le principali questioni che nel corso del tempo hanno impegnato dottrina e giurisprudenza. Fra queste alcune risultano essere di natura prettamente definitoria (come quella – pur fondamentale - relativa al significato di “sistema informatico”), in altri casi hanno invece richiesto complesse operazioni esegetiche e valutazioni giuridiche nient’affatto agevoli affinché si potesse giungere ad una loro soluzione. Su tutte meritano di essere menzionate quella inerente all’identificazione del bene giuridico tutelato dalla norma e quella relativa alla rilevanza o meno della finalità perseguita dall’agente nel tenere la condotta ai fini del perfezionamento del reato.
Va da sé poi che alcuni interrogativi derivano anche dal peculiare mezzo attraverso il quale l’illecito è compiuto, che ne ha talvolta ostacolato una ricostruzione lineare. A tal proposito si pensi al luogo nel quale il crimine si deve ritener perpetrato: un’individuazione che già prima facie non può che destare dei dubbi, stante non solo l’immaterialità della condotta ma anche il frequente coinvolgimento di più elaboratori dislocati in diverse città o persino stati.

Ad ogni modo, al fine di comprendere preliminarmente il quadro all’interno del quale ci muoviamo, in apertura verrà operato un rapido excursus sui reati informatici e sull’evoluzione normativa che li ha caratterizzati, mentre al termine dell’analisi dell’art. 615-ter c.p. andremo invece ad occuparci di una tematica peculiare, ossia quella dell’eventuale responsabilità dell’internet service provider in caso di commissione di crimini online. In tale sede avremo pertanto modo di valutare se vi siano o meno dei risvolti penali (anche) in capo ai fornitori del servizio di connessione alla rete qualora dei suoi utenti – o essi stessi - pongano in essere una condotta illecita, peraltro non limitandoci al solo accesso abusivo ad un sistema informatico ma estendendo l’indagine anche ad alcuni degli altri principali delitti cibernetici.

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V PREFAZIONE Nella società odierna la presenza ogni giorno più pervasiva (e talvolta invasiva) della tecnologia ha inevitabilmente avuto innumerevoli riflessi anche in campo giuridico. Reati come quelli informatici, che fino a quindici o venti anni fa rivestivano un’importanza secondaria nel nostro ordinamento penale o che non vi trovavano neppure cittadinanza, hanno via via acquisito una centralità ed una rilevanza sempre maggiore, stante la progressiva estensione della platea di soggetti venuti a contatto con il mondo dei computer. Fra gli illeciti che hanno conosciuto una maggiore diffusione va senza dubbio annoverato l’accesso abusivo ad un sistema informatico o telematico, previsto dall’art. 615-ter del codice penale. Ciò in virtù del fatto che, con il moltiplicarsi delle possibilità di utilizzo dei dispositivi elettronici e di connessione al web, si sono anche moltiplicate le circostanze nelle quali la fattispecie descritta dal legislatore può concretizzarsi nella realtà. Basti pensare d’altronde che, se in passato un’introduzione illegittima poteva in maniera quasi esclusiva avere ad oggetto e compiersi tramite un computer (o una rete di computer), oggigiorno, grazie soprattutto all’estrema dilatazione del mercato degli smartphone ed in generale dei c.d. mobile devices , i sistemi potenzialmente violabili e gli strumenti adoperabili per commettere la violazione sono venuti ad accrescersi in maniera esponenziale, sia numericamente che tipologicamente. Se a quanto detto si aggiunge che l’accesso abusivo si caratterizza per essere spesso prodromico alla commissione di altri e più gravi illeciti, idonei ad arrecare

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Parole chiave

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