La terapia del carcinoma polmonare non a piccole cellule e le aspettative del futuro
I tumori rappresentano attualmente, dopo gli infarti cardiaci, una delle maggiori cause di mortalità. Ci sono 1,2 milioni di nuovi casi di cancro al polmone ogni anno nel mondo e circa il 75-85% di questi sono NSCLC. Il carcinoma polmonare è il big killer per eccellenza, il più diffuso e mortale, con oltre un milione e seicentomila nuove diagnosi ogni anno ed una mortalità che raggiunge il 18% del totale oncologico (la causa principale, nel 13% dei casi, lo ricordiamo, è il tabagismo). 10% dei casi con NSCLC hanno una mutazione nel gene responsabile della produzione EGFR, e perciò questo recettore è un obiettivo terapeutico nel tumore NSCLC. [18] [35]
EGFR è una delle proteine più frequentemente sovra espresse in vari tumori, compreso il cancro ai polmoni, e attraverso segnalazione di questo recettore è stato conosciuto come causa della progressione del tumore così come la resistenza a diversi trattamenti. Sia l'iperespressione di EGFR che le mutazioni attivanti il dominio tirosin-chinasi del gene EGFR porta all'attivazione di EGFR e quindi alla crescita e progressione del tumore. Tre quarti dei pazienti con la mutazione del EGFR rispondono bene alla terapia targeting con TKIs per EGFR o con anticorpi monoclonali ed in un primo momento possono essere aiutati da questo trattamento, ma anche qui alla fine il cancro diventa sempre resistente alla terapia. [18]
Allora bisogna cercare di aumentare la potenza dei anti-EGFR in modo da lottare contro il cancro e le resistenze che genera contro i TKIs. Per questo motivo, la cura delle neoplasie maligne è diventata oggi una priorità nel settore sanitario ed è oggetto di molti progetti di ricerca.
In Italia, numerosi laboratori di biologia molecolare sono in grado di effettuare il test per la ricerca della mutazione EGFR e oggi un programma denominato EGFR FASTnet consente anche ai pazienti assistiti in Centri non dotati di laboratori adeguati di avvalersi di questa diagnosi molecolare e, se positivi al test, della terapia più efficace.
I farmaci antitumorali dell’ultima generazione sono ad azione non tossica per il DNA delle cellule (come sono i chemioterapici), perché la loro azione contro la crescita delle cellule tumorali è molto più mirata, a specifici “target” molecolari, che sono alcune molecole poste sulla superficie delle cellule e ne determinano lo sviluppo e la crescita. Alcuni limitano l’irrorazione sanguigna delle cellule tumorali (se non adeguatamente vascolarizzato, il cancro muore), altri invece agendo all’interno della cellula tumorale, bloccano la trasmissione dei segnali che ne regolano la divisione.
Questi nuovi farmaci « intelligenti» vengono già impiegati per curare varie forme di cancro (come i vari Iressa® gefitinib, Tarceva® erlotinib, Avastin® bevacizumab , Erbitux® cetuximab…) ma sono molti di più quelli che si affacciano ma adesso soltanto all’uso clinico. I loro effetti collaterali sono limitati rispetto a quelli della chemioterapia.
Tuttavia, spesso, si ricorre all’associazione di questi farmaci con la chemioterapia tradizionale, in modo da ottenere i migliori risultati terapeutici. Quindi si è cercato di testare l'efficacia terapeutica del trattamento del SNCLC con farmaci in combinazione con sistemi molecolari in grado di indirizzare il farmaco preferenzialmente verso il bersaglio per esempio, insieme ai agenti inibitori TKIs di EGFR o ad un' anticorpo monoclonale associare un RNA interference, cioè siRNA specifico per EGFR che inibisce significativamente mRNA di EGFR e quindi l'espressione della proteina, inibendo di conseguenza la proliferazione cellulare delle cellule tumorali. [18]
Per questa ragione, vi sono sono molte potenzialità e tantissime aspettative in questo settore di frontiera.
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Informazioni tesi
Autore: | Fiorela Pelini |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2012-13 |
Università: | Università degli Studi di Padova |
Facoltà: | Farmacia |
Corso: | Farmacia |
Relatore: | Pompeo Volpe |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 44 |
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