Effetti dell'imatinib in linee cellulari di neuroblastoma umano
Lo scopo di questo lavoro di tesi è stato quello di valutare l’efficacia di GlivecÒ, un farmaco molto attivo nella cura della Leucemia Mieloide Cronica, su cellule di neuroblastoma.
Punto di partenza sono stati i dati di letteratura, secondo cui due bersagli di GlivecÒ erano c-kit (recettore per lo Stem Cell Factor) e PDGFR (recettore per il Platelet Derived Growth Factor) e che dimostravano come, nel neuroblastoma, fossero presenti alterazioni nell’espressione e nell’attivazione di questi due recettori.
Incubando cellule di neuroblastoma SK-N-BE non differenziate con diverse concentrazioni di farmaco, abbiamo effettuato il saggio di vitalità (MTT), il saggio di esclusione al Tripan Blue e l’analisi al microscopio a fluorescenza. Questo ci ha permesso di stabilire le concentrazioni efficaci di GlivecÒ e di ipotizzare un suo effetto antiproliferativo piuttosto che proapoptotico. Questa supposizione è stata poi confermata dall’analisi citofluorimetrica delle cellule trattate, che ha mostrato un evidente blocco del ciclo cellulare in fase G1.
Gli stessi esperimenti, condotti su neuroblasti differenziati, hanno mostrato scarsa risposta ai trattamenti, probabilmente dovuta al fatto che l’acido retinico induce una maggior espressione della proteina antiapoptotica Bcl2. Questa ipotesi è stata confermata dal saggio di vitalità (MTT) condotto su cellule geneticamente modificate per overesprimere Bcl2. Mentre lo stesso esperimento, condotto su cellule che esprimevano bassi livelli di Bcl2 per interferenza sul suo mRNA, ha mostrato un aumento della potenza di GlivecÒ.
Tramite analisi per immunoblotting, abbiano avito conferma del fatto che le molecole inibite dal farmaco fossero effettivamente c-kit e PDGFR.
Abbiamo poi valutato lo stato di AKT una serin chinasi che induce proliferazione cellulare. L’analisi per immunoblotting mostra che solo la più bassa delle concentrazione efficace ne riduce i livelli di fosforilazione, ad indicare come questa via non sia tra quelle direttamente inibite da GlivecÒ.
Tuttavia utilizzando cellule geneticamente modificate per esprimere una forma difettiva di AKT, abbiamo visto come l’inibizione di questa via potesse aumentare la potenza di GlivecÒ.
Le conclusioni a cui siamo quindi giunti sono:
- GlivecÒ è efficace nell’inibire la proliferazione di cellule di neuroblastona.
- L’efficacia è maggiore su cellule non differenziate e quindi più aggressive rispetto a quelle differenziate.
- Le molecole inibite sono effettivamente quelle attese e cioè c-kit e PDGFR.
- Farmaci che inibiscono le vie attivate da AKT e BCL2, potrebbero avere un effetto sinergico in associazione con GlivecÒ.
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Informazioni tesi
Autore: | Chiara Caielli |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2005-06 |
Università: | Università degli Studi del Piemonte Orientale A.Avogadro |
Facoltà: | Farmacia |
Corso: | Chimica e tecnologia farmaceutiche |
Relatore: | Fabrizio Condorelli |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 69 |
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