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La Deep Ecology fra critica della modernità e utopia

In un suo articolo Ian G. Barbour ha sussunto sotto tre tipologie generiche queste modalità di relazione: 1) dominio dell'uomo sulla natura; 2) uomo come partecipe della natura; 3) uomo come custode della natura. Nel 1876 si oppone alla costruzione di una linea ferroviaria che sarebbe dovuta passare all'interno del Lake District e che avrebbe rischiato di distruggere l'ambiente naturale; in alternativa all'opera civilizzatrice rappresentata dalla costruzione della ferrovia, Ruskin propone la protezione della natura come rinvigorimento della fibra morale degli abitanti della campagna, “la cui forza e virtù devono sopravvivere per rappresentare il corpo e l'anima dell'Inghilterra precedente i giorni della decadenza meccanica e del disonore commerciale”. L'Europa continentale non rimane insensibile alla nuova visione della natura e alla critica della società industriale. Nel 1872 una seconda parte della stessa legislazione designa l'istituzione del Yellowstone National Park, il primo parco naturale al mondo.
L'etica della terra consiste nell'adeguamento ecologico della riflessione etica generale, cioè nella revisione dei dettami morali alla luce della scienza ecologica.

Nell’epoca della globalizzazione e della crisi ecologica sembra giusto rivolgersi all’ecologia quale fonte di ispirazione per l’etica, la politica e il diritto. Infatti l’ecologia non è una scienza asettica figlia della dinamica interna delle proprie idee, ma procede grazie all’influenza delle forze sociali e culturali, politiche ed istituzionali, motivo per cui oggi si propone come il più importante movimento di critica della società moderna e come maggiore fonte di rinnovamento della cultura politica e morale della civiltà globale.

L’ecologia è la matrice vivente di una nuova coscienza e di una nuova cultura: la coscienza e la cultura della nostra appartenenza alla natura, della presenza della natura nel profondo di noi stessi, esseri umani, al tempo stesso parti e attori del sistema globale della natura. Il fiorire della vita umana e delle diverse culture è compatibile con una sostanziale diminuzione della popolazione umana. Mutuando l’espressione della psicologia della percezione, la Gestalt indica la rappresentazione della complessità della realtà per cui “ogni cosa dipende da tutte le altre”, la comprensione di insieme della realtà stessa in cui l’emotivo e il razionale si incontrano in un’unità indivisibile permettendoci di esperire la natura (in questo caso specifico) in tutte le sue sfumature valoriali. La critica della tradizione metafisica moderna conduce al rifiuto della netta separazione fra uomo e natura, anzi, più precisamente, della separazione degli enti in generale, e ci guida verso una ridefinizione del ruolo, finora centrale, dell’uomo stesso nel mondo. La protezione della natura per se stessa ne è un buon esempio. La stessa norma della realizzazione del Sè presuppone come condizione fondamentale la realizzazione dell’io egocentrico prima e sociale poi, così come i principi della piattaforma conferiscono particolare importanza alla ricchezza della diversità delle forme di vita e delle culture.
Anche in questo caso la concezione occidentale del mondo viene presa come bersaglio critico contro cui indirizzare l’intera trattazione, mentre nella visione olistica della realtà, per cui il tutto è maggiore della somma delle parti, viene indicato l’antidoto all’individualismo, all’atomismo e al materialismo della società tecnico-industriale. La natura selvaggia è il luogo naturale dell’evoluzione della flora e della fauna, il luogo della relazione fra le specie, privarsene significherebbe eliminare una parte importante, e probabilmente la più autentica, dell’esistenza terrestre.
I classici temi dell’autonomia, dell’auto-governo, e della critica della società tecnologica, tipici dell’analisi neo-marxista, rimangono centrali nella revisione del paradigma culturale, seppur vengano riaffermati in una chiave diversa, che trae ispirazione dalle percezioni della scienza ecologica piuttosto che dall’umanismo e che culmina nella critica della crescita economica e della razionalità tecnocratica. Noi siamo, nella frase coniata dal famoso ecologista Aldo Leopold, “cittadini aperti” della biosfera, del cosmo. Piuttosto, i differenti membri della comunità non umana saranno anch’essi apprezzati come importanti in se stessi, come dotati della loro autonomia relativa e del proprio modo di essere. Conformemente a ciò, il comportamento impiegante dell’uomo si manifesta anzitutto nell’apparire della moderna scienza esatta della natura. Questa identità fonda e costituisce l’unità della natura. In tal modo alcuni aspetti del mondo naturale potrebbero rivelarsi ispiratori e maestri della condotta umana.

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IV PREFAZIONE Il XX secolo si è concluso lasciando all’umanità intera un’ingombrante e pesante eredità, la crisi ecologica, figlia di una tradizione di pensiero che si è sviluppata nella modernità e che ha raggiunto la propria maturità negli ultimi decenni con le estreme evoluzioni della società industrial-tecnocratica, prettamente capitalistica, sottoposta al processo di globalizzazione economica. Fenomeni come effetto serra, buco nell’ozono, piogge acide, aumento dell’inquinamento atmosferico, e più recentemente la questione della “mucca pazza”, sono soltanto alcuni aspetti di una situazione di emergenza globale ormai evidente per l’intera collettività, ma che ancora non riesce a conquistare l’attenzione e l’impegno necessari sia da parte delle coscienze individuali, che dei programmi politici degli stati nazionali, e tanto meno degli organi internazionali. La crisi ecologica assume rilevanza nella dimensione globale in vari sensi, ma in questa trattazione interessa farne emergere uno in particolare: ad essere in pericolo non è solo l’umanità, come affiora da un determinato tipo di analisi, bensì l’intera ecosfera, con tutte le specie animali, vegetali, i suoi paesaggi e gli ecosistemi, di cui l’uomo rappresenta una sola, seppur importante è innegabile, piccola parte. Il dibattito internazionale che si è sviluppato negli ultimi trent’anni e che ha prodotto una serie di studi in vari campi del sapere, scienza, etica, politica, sociologia, e non solo, è stato caratterizzato dalla prima delle due tipologie ed ha condotto ad esiti problematici e controversi; il volume si propone di presentare quella che è la proposta più innovativa e forse più radicale dell’indagine filosofico-politica in materia di ambiente, un approccio che pone al centro delle proprie riflessioni la sopravvivenza della natura tutta, non soltanto di una sua parte privilegiata: il Deep Ecology Movement.

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Parole chiave

ambientalismo
conservazionismo
critica della modernità
deep ecology
ecologismo
etica ambientale
filosofia politica
globalizzazione
movimenti sociali
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