IL DISABILITY MANAGEMENT DA UNA PROSPETTIVA CULTURALE. Il modello dell’Intelligenza Culturale (CQ) nella gestione dei lavoratori sordi

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infatti, la maggior parte delle persone Sorde che si identificano con la cultura sorda, nascono 
sordi o lo diventano per ragioni ereditarie (Freeman & et al., 2022). 
1.2.2 Minoranza etnica ma disabile.  
I confini del Mondo dei Sordi (che prevede attività condotte principalmente da persone sorde 
per persone sorde all’interno della comunità sorda come, ad esempio, la lingua dei segni, 
attività sociali, politiche, sportive, di oriento occupazionale ecc.) uniti ai confini etnici propri 
della comunità udente (che prevede attività di forte impatto per le persone sorde, ad esempio, 
la lingua parlata, l’applicazione della legge, gli impieghi non correlati ai sordi, il servizio 
militare, l’assistenza medica e bancaria ecc.) e alle aree di sovrapposizione, mostrano come 
più le persone sorde diffondono la loro lingua, più affermano la loro identità distinta, più 
rafforzano il confine che li delinea dal mondo dell’udito.  
Classificare il mondo sordo come gruppo etnico dovrebbe incoraggiare coloro che si 
preoccupano delle persone sorde ad agire con attività appropriate: imparare la loro lingua, 
difendere il loro patrimonio da gruppi più potenti, studiare la loro storia etnica; e così via.  
Fra i principali fattori che impediscono lo scambio interculturale è sicuramente il costrutto 
sociale di disabilità: in una società in cui l’uso della lingua dei segni è per lo più limitato alle 
persone sorde, le persone udenti vedono comunemente l’essere sordi come un problema 
“serio” che richiede un intervento professionale; invece, nelle società in cui l’uso della lingua 
dei segni è diffuso, l’essere sordi è semplicemente visto come un “tratto”, non una disabilità. 
Nonostante tutte queste prove che dimostrano che la disabilità è strutturata in una 
determinata società e in un dato momento, molti autori che si rivolgono all’etica e alle 
persone Sorde adottano semplicemente la visione materialista naïve della disabilità: “Quasi 
per definizione le persone sorde… hanno una disabilità” (Gonsoulin, 2001, p. 254); 
“Sostengo che l’incapacità di sentire è un deficit, una disabilità, una mancanza di salute 
perfetta” (Davis D. S., 1997, p. 254) . Questa visione è compresa dal fatto che la disabilità è 
concepita come “etichetta comune” la cui applicazione a un particolare gruppo, con 
maggiore o minore attitudine, è influenzata dalle "tecnologie di normalizzazione" che 
mitigano ciò che è visto come una disabilità per mantenere quella concezione del gruppo 
(Foucault, 1980).  
Le persone sorde sono effettivamente discriminate a scuola, sul lavoro e nell’ottenere 
accesso, ma è il loro linguaggio che è oggetto di discriminazione e non certo il loro corpo 
(Baynton, 2000). Così i sordi sono più simili a minoranze linguistiche oppresse che a gruppi 
di disabilità oppressi. Come molti ispanici americani, per esempio, molte persone sorde