Il concetto di ritmo nella tradizione letteraria romana

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di Aristosseno, secondo alcuni studiosi
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, sembrano comunque appartenere 
ai libri della medesima opera, ora perduti; 
- una serie di paragrafi anonimi sulla teoria ritmica che, dal luogo di 
provenienza dei manoscritti, sono conosciuti con il nome di Fragmenta 
parisina oppure Fragmenta neapolitana. Il contenuto di questi frammenti è 
riconducibile alle teorie di Aristosseno
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; 
- un paragrafo da Aristosseno sul protos chronos (περ το πρτου χρνου ), 
citato da Porfirio nel commento agli Harmonica di Tolomeo; 
- il P. Oxy XXXIV 2687, il cui contenuto è ritenuto di scuola aristossenica
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, se 
non parte integrante degli stessi Elementa rhythmica . 
 
Da questi testi è possibile ricostruire il nucleo della teoria aristossenica sul ritmo, 
che sarà il punto di riferimento per altri autori più tardi
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. In questa teoria troviamo la 
trattazione dei fenomeni ritmici legati alla poesia, alla musica e alla danza.  
Negli Elementa rhythmica Aristosseno chiarisce come il ritmo riguardi le 
lunghezze dei tempi (χρνοι) e la loro percezione. Que ste lunghezze temporali possono 
riguardare diverse materie “ritmabili” (υθμιζμενα): la lingua, la musica e i movimenti 
della danza. La misura del ritmo avviene tramite i piedi, che sono costituiti da “tempi 
primi” (πρτοι χρνοι). Il  πρτος χρνος è il temp o indivisibile per mezzo del quale si 
misurano tutti i ritmi. 
I piedi possono distinguersi ed essere classificati secondo sette parametri: 
μγεθος (lunghezza), γνος (genere), διαρεσις (suddivi sione  delle loro parti), σχμα 
(ordine delle lunghezze), ντθεσις (inversione delle pr oporzioni fra arsi e tesi). Possono 
inoltre essere razionali e irrazionali, composti e non composti
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. 
Un testo particolarmente importante, fra quelli sopra citati, all’interno del quale 
sono illustrate alcune delle possibili applicazioni del ritmo ai ritmabili, è il P. Oxy. 2687. 
                                                 
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 PEARSON,1990, p. xi; PIGHI, 1959, p. 3. 
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 ibidem. 
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 ibidem. 
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 Pearson elenca i seguenti testi, facendoli derivare dalle teorie di Aristosseno: Arstide 
Quintiliano, De Musica; Bacchius, Isagoge; Anonymus de Musica Scripta 
Bellermanniana. Cfr. PEARSON, 1990, p. xii-xiii. 
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 Cfr. PEARSON, 1990, p. xxxix.