Una grande crisi, un'immensa opportunità.
La drammatica situazione economica e sociale, in cui numerosi paesi del mondo occidentale ristagnano, offre una straordinaria occasione per intraprendere da subito un’inversione di rotta, realizzando una nuova economia sostenibile. Tutto ciò attraverso l’adozione di un modello macroeconomico alternativo caratterizzato da nuovi indicatori di benessere differenti da quelli della macroeconomia neoclassica, in grado di misurare realmente la prosperità, la felicità ed il benessere di una popolazione.
Per oltre due secoli la crescita economica è stata il motore dello sviluppo, tanto da divenire per la stragrande maggioranza degli economisti e dei politici l’obbiettivo irrinunciabile per garantire la stabilità ed il benessere, ma l’analisi della situazione attuale e gli studi sulle proiezioni future sembrano smentire tale convinzione. «Nessun sottosistema di un sistema finito può crescere all’infinito: è una legge fisica».
La proposta che ha riscosso più successo negli ambienti economici per così dire tradizionali, è quella che punta a risolvere il dilemma della crescita illimitata attraverso un’impostazione basata sul concetto di “decoupling”. Secondo tale assetto ideologico, il progresso tecnologico dovrebbe essere in grado di modificare l’architettura dei processi produttivi, affinché produzione e consumo possano essere sempre più slegati dal throughput materiale, evitando così di entrare in collisione con i limiti ecologici o con la scarsità delle risorse. Anche se il decoupling da solo non risulta essere in grado di garantire la stabilità, a nostro parere è un importante tassello in un contesto in cui sono indispensabili tempestive rivoluzioni più che innovazioni istituzionali, sociali e tecnologiche.
La nostra analisi propone un modello che, alla crescita materiale illimitata, sostituisce l’indispensabile crescita culturale quale catalizzatore della ripresa e dell’evoluzione. È fondamentale infatti attuare preventivamente una significativa rivoluzione nel modo di pensare, per poter intraprendere quel cambiamento nel modo di agire, che ormai è divenuto ineludibile.
Una straordinaria e attendibile soluzione ai problemi fin ora esposti, ci viene suggerita dagli eccellenti studi di Gunter Pauli. L’impostazione da quest’ultimo proposta nel modello di Blue Economy, è ben sintetizzata dal concetto secondo cui «In natura non esistono disoccupati e neppure rifiuti. Tutti svolgono un compito e gli scarti degli uni diventano materia prima per altri». È la semplicità della natura a suggerirci come agire. L’obbiettivo della Blue Economy, non è infatti quello di introdurre correttivi al modello economico dominante, attraverso costosi investimenti a tutela dell’ambiente, ma quello di realizzare un sistema economico più simile agli ecosistemi, imparando da questi come funzionare, come adattarsi ai mutamenti e come evolvere. Il modello in questione trova la sua fondatezza scientifica nella “biomimesi”, la quale studia il comportamento degli ecosistemi, la loro capacità di rigenerarsi, di reagire agli shock esterni e di riorganizzarsi.
La Blue Economy promuove un processo produttivo che impiega il flusso circolare di energia e nutrienti forniti dalla natura, sfruttando quanto già presente nelle realtà locali e reimpiegando – quello che finora abbiamo definito scarti – in altri processi produttivi, al fine di eliminare il concetto di rifiuti. Pensare ad un’economia che segua la logica funzionale e strutturale degli ecosistemi, per ottenere livelli di efficienza superiori, maggiore occupazione, meno rifiuti ed inquinamento, e livelli più alti di benessere socio ambientale, assume un notevole fascino e fornisce una solida speranza. Ma quel che affascina di più, è sapere che tutto ciò è già concretamente realizzabile.
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Informazioni tesi
Autore: | Paolo Sanfilippo |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2013-14 |
Università: | Università degli Studi di Catania |
Facoltà: | Economia |
Corso: | Economia e Commercio |
Relatore: | Maurizio Caserta |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 106 |
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