Un modello econometrico per il mercato delle commodity

Il mercato delle materie prime si sta facendo sempre più notare al grande pubblico investitore, per la correlazione con le eventuali crisi e/o spinte inflazionistiche, le commodity sono molto scambiate oppure usate come investimento a lungo termine per gli investitori che amano meno il rischio e che vedono le materie prime come beni rifugio.
Innanzitutto dobbiamo definire questo mercato: commodity deriva dal francese “commodité”, e denota un bene facilmente ottenibile, pratico; una commodity per essere tale, deve mantenersi nel tempo senza perdere le caratteristiche originarie.
Fanno parte delle materie prime, i prodotti agricoli o quelli base non lavorati come il grano, il sale, lo zucchero, il caffè, la soia, il cui prezzo viene determinato dal mercato stesso, dall’incrocio tra domanda e offerta, mediante l’interazione di altre variabili quali il clima, le politiche macroeconomiche (dazi, tassi di cambio), la popolazione, il livello delle scorte (come vediamo in figura 1). Vengono invece chiamati bulk chemical, quei prodotti chimici sempre appartenenti alla classe delle commodity, ma che presentano caratteristiche diverse rispetto alle classiche materie prime agricole, come ad esempio livelli di volatilità più elevati.
Per comodità analizzeremo solamente le materie prime agricole principali.