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Scandali finanziari e società off shore: un'analisi economica della legge di riforma sul risparmio n. 262/05

Negli ultimi 5 anni l’Italia è stata scossa da note vicende di malfunzionamento del sistema finanziario; nomi come Cirio e Parmalat sono ancora ben vivi nella mente dei risparmiatori. Nel corso di un approfondimento degli argomenti è emerso come i problemi legati alla regolamentazione dell’attività finanziaria, ma in realtà alla regolamentazione in senso lato, siano molto eterogenei; ciò nonostante, scorrendo i fatti emersi, è possibile trovare un punto di convergenza negli innumerevoli illeciti commessi: l’utilizzo di società estere collegate a quelle domestiche per sottrarre o manipolare informazioni ( e quindi fondi), alla base di qualsiasi rapporto di scambio, a soci, investitori e autorità di controllo. La domanda che sorge è: la normativa è stata carente tout court o la normativa è stata carente solo nel momento in cui non è riuscita a regolare i rapporti con alcuni tipi di società estere?
A seguito degli eventi citati il Legislatore italiano ha reagito approntando la legge 262/05, ovvero la così detta legge sul risparmio, con l’intenzione di inserire maggiore tutela del pilastro chiave del sistema finanziario: il risparmio. La citata legge si presenta come un’operazione di fine tuning , per mutuare un’espressione della politica monetaria, del Testo Unico emanato nel 1998, correggendone il più delle volte il tiro sostituendo parole, commi o articoli; solo il III capo del titolo I presenta carattere di uniformità aggiungendo un’intera sezione, denominata “Rapporti con società estere aventi sede legale in stati che non garantiscono la trasparenza in materia societaria”, al T.U.F., all’interno della parte IV che tratta della “Disciplina degli emittenti”. Sembra proprio che lo sforzo del Legislatore sia volto a sanare quella voragine che può inficiare la normativa italiana a tutela del risparmio e quindi del sistema finanziario nel suo complesso; è infatti innegabile sostenere che se Cirio e Parmalat non avessero usufruito dei paradisi fiscali le loro frodi non sarebbero state, con tutta probabilità, né così protratte nel tempo né di così rilevante entità, non sarebbero stati emessi bond da collocare per cercare di salvare alcuni finanziatori e il conseguente conflitto di interessi di chi ha gestito tale collocamento sarebbe venuto meno.
Proprio per l’assenza di connessioni dirette e certe di tipo causa-effetto tra diritto ed economia è da ritenersi fertile il giovane terreno degli studi di analisi economica del diritto, meglio conosciuto come Law&Economics; questo ambito di studio a cavallo tra economia e giurisprudenza tenta di verificare, di volta in volta, l’attinenza tra legge e sue conseguenze economiche, sia in maniera teorica e generale, cercando di trovare le condizioni che indicano quando usare lo strumento normativo, sia a livello particolare cercando di interpretare economicamente una specifica legge o provvedimento avente stessa forza .
Lasciato al Legislatore il compito di capire se i benefici della normativa eccedano i suoi costi e si diffondano nella collettività scopo del presente elaborato è cercare di verificare l’attinenza della nuova sezione del T.U.F. con la tutela del risparmio, chiaramente, nei confronti delle frodi compiute attraverso gli stati che non garantiscono trasparenza societaria, i così detti paradisi fiscali o centri off shore.

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4 INTRODUZIONE Negli ultimi 5 anni l’Italia è stata scossa da note vicende di malfunzionamento del sistema finanziario; nomi come Cirio e Parmalat sono ancora ben vivi nella mente dei risparmiatori. Nel corso di un approfondimento degli argomenti è emerso come i problemi legati alla regolamentazione dell’attività finanziaria, ma in realtà alla regolamentazione in senso lato, siano molto eterogenei; ciò nonostante, scorrendo i fatti emersi, è possibile trovare un punto di convergenza negli innumerevoli illeciti commessi: l’utilizzo di società estere collegate a quelle domestiche per sottrarre o manipolare informazioni ( e quindi fondi), alla base di qualsiasi rapporto di scambio, a soci, investitori e autorità di controllo. La domanda che sorge è: la normativa è stata carente tout court o la normativa è stata carente solo nel momento in cui non è riuscita a regolare i rapporti con alcuni tipi di società estere? A seguito degli eventi citati il Legislatore italiano ha reagito approntando la legge 262/05, ovvero la così detta legge sul risparmio, con l’intenzione di inserire maggiore tutela del pilastro chiave del sistema finanziario: il risparmio. La citata legge si presenta come un’operazione di fine tuning , per mutuare un’espressione della politica monetaria, del Testo Unico emanato nel 1998, correggendone il più delle volte il tiro sostituendo parole, commi o articoli; solo il III capo del titolo I presenta carattere di uniformità aggiungendo un’intera sezione, denominata “Rapporti con società estere aventi sede legale in stati che non garantiscono la

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Parole chiave

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bond
cirio
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law&economics
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