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Replicabilità del Modello dei Distretti Industriali nei Paesi In Via Di Sviluppo. Analisi di alcune evidenze empiriche.

Il modello distrettuale e il made in Italy hanno rappresentato un punto di forza per lo sviluppo del sistema produttivo italiano e della sua competitività internazionale. L’obiettivo del presente lavoro è quello di interrogarsi sulla possibilità di replicare questo modello in contesti diversi da quello in cui ha avuto origine, in particolare in Paesi in Via di Sviluppo, mostrando come ciò possa essere particolarmente complesso e difficile da realizzare se non supportato da determinate condizioni.
Il lavoro prende il via con una descrizione degli elementi tipici del distretto e dei fattori che ne hanno determinato il successo per poi spostarsi sulle condizioni di replicabilità del modello, focalizzandosi in particolare sui Paesi dell’America Latina come contesto di destinazione.

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2 1. Introduzione I continui cambiamenti nell’organizzazione industriale dei paesi europei hanno profondamente modificato i fattori alla base delle performance del tessuto imprenditoriale, composto in grandissima parte da piccole e medie imprese 1 . Nell’Unione europea, secondo i dati più recenti messi a disposizione dalla Commissione UE, sono localizzate circa 19 milioni di piccole e medie imprese, pari al 99,9 % del totale. Le Pmi assorbono circa la metà dell’intera occupazione manifatturiera nei Paesi Ocse. Tra questi, l’Italia occupa la posizione più elevata, con una quota che raggiunge il 71% del totale settoriale. Nelle Pmi degli Usa si concentra invece il 38% degli addetti nel manifatturiero, composto in gran parte da aziende ad elevato contenuto tecnologico. Una situazione diametralmente opposta emerge dai dati sulla produzione: nei Paesi Ocse, le aziende con meno di 19 addetti detengono in media il 10% del totale, ma va segnalato che ai due estremi opposti si collocano proprio l’Italia, con il 18%, e gli Stati Uniti, con il 2%. In tale scenario occorre garantire le condizioni affinché le Pmi italiane riescano a mantenere la vitalità mostrata finora e possano, anzi rafforzare il loro grado di competitività sui mercati nazionali e internazionali. È da ritenersi strategica, in tale contesto, la conoscenza dei fenomeni a livello territoriale, soprattutto alla luce della rapida evoluzione delle condizioni economiche ed istituzionali. È altresì importante sviluppare una lettura sempre più di taglio “funzionale” e non settoriale dei fenomeni. L’esternalizzazione di fasi terziarie (trasporti, logistica, assistenza al cliente) da parte delle imprese industriali o anche la crescente necessità di incorporare fasi di servizio non attivabili all’interno (soprattutto per le imprese di più piccole dimensioni) implica un’attenzione sempre maggiore agli anelli a valle della filiera: distribuzione commerciale e servizi allo sviluppo, la cui diffusione è strettamente legata alla crescita competitiva delle nostre produzioni manifatturiere. Risulta, quindi, non più del tutto attendibile ed esaustiva qualsiasi analisi sugli andamenti dell’industria che non tenga conto, al contempo, delle dinamiche evolutive del terziario e del suo effettivo contributo allo sviluppo economico. La globalizzazione crescente apre nuovi orizzonti di interconnessione a distanza, allentando i legami con il mercato in prossimità, e al contempo, moltiplicando le opportunità di interscambio. Anche le tradizionali reti fisiche di distribuzione e di logistica tendono in prospettiva a perdere una parte di loro rilevanza, a causa dell’emergere del commercio elettronico e delle transazioni commerciali su reti virtuali. Nascono nuove imprese, specializzate nel brokeraggio dei rapporti telematici fra committenti e fornitori, fra imprese e mercati finali, che non hanno una loro dimensione fisica vera e propria essendo presenti sul web. Con l’emergere del mercato elettronico cambiano anche i tradizionali rapporti fra imprese produttive e distribuzione commerciale, che, di fatto, si basavano sulle dimensioni delle rispettive controparti. Proprio per le Pmi, infatti, tale strumento appare particolarmente adeguato a superare i limiti fisiologici di accesso a mercati più ampi. 1 PMI: Impresa caratterizzata da meno di 250 addetti

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Informazioni tesi

  Autore: Alessandra Rossi
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2004-05
  Università: Università Commerciale Luigi Bocconi di Milano
  Facoltà: Economia
  Corso: Corso di Laurea in Economia aziendale
  Relatore: Carmine Tripodi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 31

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Parole chiave

paesi in via di sviluppo
distretti industriali
made in italy
sistema produttivo italiano
competitività internazionale

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