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Reddito e felicità: alcuni paradossi

Recentemente, economisti, psicologi e sociologi hanno indirizzato la loro indagine verso l’obiettivo ultimo delle scelte e dei comportamenti degli individui, ovvero la loro felicità. Infatti, da recenti studi, è emersa una situazione abbastanza sconcertante. Con riferimento ai Paesi sviluppati, è stata messo in relazione il reddito con un indice di benessere auto-dichiarato medio, detto anche di ‘felicità’. La sorprendente scoperta deriva sostanzialmente dal fatto che gli economisti utilizzano il reddito come indice di benessere delle persone. Il riferimento ai Paesi ricchi deriva dal voler ottenere risultati sufficientemente attendibili, che non siano influenzati da una rilevante differenza fra culture. Per i Paesi in questione, questa ricerca ha evidenziato una correlazione negativa tra reddito e felicità.
Il primo economista e demografo che ha condotto approfonditamente questa indagine è stato Easterlin nel 1974, limitando il suo campo d’indagine agli Stati Uniti. È emerso che, per un intervallo di venti anni, gli Stati Uniti non hanno mostrato un andamento positivo. Questo studio ha preso il nome di “paradosso della felicità” o “paradosso di Easterlin”. Successivamente, numerosi ricercatori hanno approfondito questa indagine, anche sulla base di numerosi indicatori oggettivi di benessere, confermando il fenomeno negativo in questione.
In questo testo sono raccolti vari apporti teorici al tema del “paradosso della felicità” e alle sue possibili spiegazioni.
Nella prima parte dello scritto, ovvero il capitolo 1, è esposto e sviluppato il fenomeno in questione, sulla base dei dati statistici e degli studi condotti da vari economisti, sociologi e psicologi. Infatti, viene illustrato il trend economico dei Paesi sviluppati, nonché, servendosi di dati oggettivi e soggettivi sul benessere, spiegato il concetto di “paradosso di Easterlin”.
Nella restante parte della tesi, sono individuate alcune possibili spiegazioni, da non considerarsi assolute. Le spiegazioni del capitolo 2 attengono ad aspetti meramente economici, come reddito e consumi. Al fine di rendere il più possibile confrontabili i risultati, viene utilizzato il modello-base di scelta tra tempo libero e consumo, riadattandolo per le varie spiegazioni. Le osservazioni del capitolo 3 attengono invece a spiegazioni teoriche, supportate dai risultati empirici, basate sul peggioramento delle relazioni sociali e personali, sia in termini qualitativi che quantitativi. Le relazioni sono considerate da psicologi e, recentemente, dagli economisti, molto importanti per il benessere generale degli individui. Quindi, faremo riferimento alla diffusione dei beni pseudo-gratificatori e al cambiamento dei valori nelle persone.

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1 Introduzione Recentemente, economisti, psicologi e sociologi hanno indirizzato la loro indagine verso l’obiettivo ultimo delle scelte e dei comportamenti degli individui, ovvero la loro felicità. Infatti, da recenti studi, è emersa una situazione abbastanza sconcertante. Con riferimento ai Paesi sviluppati, è stata messo in relazione il reddito con un indice di benessere auto-dichiarato medio, detto anche di ‘felicità’. La sorprendente scoperta deriva sostanzialmente dal fatto che gli economisti utilizzano il reddito come indice di benessere delle persone. Il riferimento ai Paesi ricchi deriva dal voler ottenere risultati sufficientemente attendibili, che non siano influenzati da una rilevante differenza fra culture. Per i Paesi in questione, questa ricerca ha evidenziato una correlazione negativa tra reddito e felicità. Il primo economista e demografo che ha condotto approfonditamente questa indagine è stato Easterlin nel 1974, limitando il suo campo d’indagine agli Stati Uniti. ¨ emerso che, per un intervallo di venti anni, gli Stati Uniti non hanno mostrato un andamento positivo. Questo studio ha preso il nome di “paradosso della felicità” o “paradosso di Easterlin”. Successivamente, numerosi ricercatori hanno approfondito questa indagine, anche sulla base di numerosi indicatori oggettivi di benessere, confermando il fenomeno negativo in questione. In questo testo sono raccolti vari apporti teorici al tema del “paradosso della felicità” e alle sue possibili spiegazioni. Nella prima parte dello scritto, ovvero il capitolo 1, è esposto e sviluppato il fenomeno in questione, sulla base dei dati statistici e degli studi condotti da vari economisti, sociologi e psicologi. Infatti, viene illustrato il trend economico dei Paesi sviluppati, nonchØ, servendosi di dati oggettivi e soggettivi sul benessere, spiegato il concetto di “paradosso di Easterlin”. Nella restante parte della tesi, sono individuate alcune possibili spiegazioni, da non considerarsi assolute. Le spiegazioni del capitolo 2 attengono ad aspetti meramente economici, come reddito e consumi. Al fine di rendere il piø possibile confrontabili i risultati, viene utilizzato il modello-base di scelta tra tempo libero e consumo, riadattandolo per le varie spiegazioni. Le osservazioni del capitolo 3 attengono invece a spiegazioni teoriche, supportate dai risultati empirici, basate sul peggioramento delle relazioni sociali e personali, sia in termini qualitativi che quantitativi. Le relazioni sono considerate da psicologi e, recentemente, dagli economisti, molto importanti per il benessere generale degli individui. Quindi, faremo riferimento alla diffusione dei beni pseudo-gratificatori e al cambiamento dei valori nelle persone.

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