Quanto lontana è l'UEM dall'essere un'area valutaria ottimale?
Uno degli eventi storici più eclatanti e allo stesso tempo più discussi dal dopoguerra ad oggi è stata la nascita dell’Unione Economica Monetaria (UEM) nell’ambito dell’Unione Europea (UE), formata da quel gruppo di Paesi che hanno deciso di adottare l’euro come moneta unica. La scelta di questi Stati è stata molto forte, in quanto partecipare ad un’unione monetaria significa, in primo luogo, abbandonare la possibilità di utilizzare la politica monetaria e di cambio ai fini di stabilizzare la propria economia e, in secondo luogo, legare in modo molto stretto il proprio destino e quindi le proprie scelte, in termini economici e non solo, a quelli che sono gli altri partecipanti dell’unione. Seppur l’idea di creare l’UEM sia stata guardata fin da subito con un certo sospetto per quanto riguardava la bontà del suo funzionamento, le maggiori critiche si sono sollevate a seguito della crisi globale iniziata nel 2007 (chiamata anche “Grande Recessione”) che ha portato allo smantellamento di quanto creato nel decennio precedente. Fino a quel punto si era infatti assistito ad un vero e proprio boom di alcuni Stati e comunque a degli effetti positivi che avevano investito anche l’Italia, Paese riuscito a conquistare credibilità e fiducia internazionale che gli avevano permesso di attrarre investimenti e ridurre il valore del proprio debito pubblico. Durante gli anni della crisi, però, quanto di bello creato è sembrato essersi tutto d’un tratto dissolto, assistendo a una situazione di recessione generalizzata che ha colpito maggiormente Paesi come Spagna, Italia, Portogallo, Irlanda e Grecia, con quest’ultima costretta a ristrutturare il proprio debito pubblico per ben due volte. I motivi di tutto questo scetticismo nei confronti dell’UEM hanno le proprie radici nelle cosiddette Teorie delle Aree Valutarie Ottimali (AVO). Tali teorie hanno lo scopo di identificare quali siano le condizioni che devono essere necessariamente soddisfatte al fine che, per un Paese, l’adozione di un regime di cambi fissi o, più nello specifico, di una moneta unica, non comporti dei costi legati alla rinuncia dell’indipendenza monetaria quale mezzo per stimolare la domanda aggregata e la produzione (Della Posta 2003). Questo lavoro ha dunque lo scopo di valutare quanto effettivamente l’UEM sia lontana dal possedere tali requisiti attraverso un’analisi della situazione presente prima e dopo la crisi (verificando dunque cosa non abbia funzionato durante la Grande Recessione), con uno sguardo infine al contesto che si potrebbe delineare in futuro a seguito all’adozione di alcuni provvedimenti indicati nella cosiddetta “Relazione dei 5 Presidenti”.
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Informazioni tesi
Autore: | Angelo Zanella |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2016-17 |
Università: | Università degli Studi di Padova |
Facoltà: | Economia |
Corso: | Economia aziendale |
Relatore: | Lorenzo Forni |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 51 |
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