Modelli di Mercato e Democrazia
Nel primo capitolo, attraverso le opere di alcuni filosofi e politologi tra i quali Rousseau, Tocqueville, Weber, Dahrendorf, Bobbio e Sartori e di alcuni economisti come Schumpeter, Stiglitz e Sen, si vedranno le tre teorie della democrazia, sviluppando anche ragionamenti critici sulle prime due, e le procedure che la caratterizzano. L’attenzione sarà poi rivolta verso la differenza fra i modelli di democrazia diretta e rappresentativa. Assumendo questo secondo come l’unico modello in grado di funzionare negli stati che oggi conosciamo si presenteranno, attraverso l’opera di Lijphart, le differenze fra i modelli di democrazia consensuale e maggioritaria, individuando nel modello consensuale quello che interpreta meglio i valori della partecipazione. In conclusione si esamineranno le minacce che pendono sui governi democratici e le proposte per sconfiggerle tramite l’allargamento della democrazia stessa.
Il secondo capitolo prende le mosse dall’analisi del ruolo della politica economica nelle diverse teorie economiche ed in particolare dalle proposte neoclassiche di Friedman e Lucas. Si esaminerà il modello d’incoerenza temporale proposto da Barro e Gordon che dimostra la necessità di banche centrali indipendenti per garantire il controllo dell’inflazione. A questa parte seguiranno i riscontri empirici ottenuti dai lavori di Grilli-Masciandaro-Tabellini e Alesina-Summers sui risultati ottenuti dai paesi con banche centrali indipendenti. Le critiche a questa visione dei fatti e i riscontri negativi sul lato della democrazia, conseguenza di tale scelta, sono invece operate da Pivetti, Grabel, Stiglitz e Pollard. Si vedranno poi alcuni esempi concreti di funzionamento delle banche centrali. Nello studio della Bundesbank e del Federal Reserve System si analizzerà l’indipendenza effettiva di queste organizzazioni, studiando i rapporti fra esse ed i propri governi per scoprire che in realtà sono sempre esistiti rapporti di collaborazione piuttosto che di scontro. Infine lo studio si concentrerà sui principi sottostanti l’istituzione della Banca Centrale Europea.
Il terzo capitolo esamina le questioni del mercato del lavoro partendo da un’analisi critica della teoria neoclassica. Si vedrà come da questa teoria si giunga alla proposta della via bassa alla competitività, caratterizzata dalla flessibilità salariale e numerica, così come proposto da Weitzman. Il confronto sarà effettuato con la via alta, la quale prevede la partecipazione gestionale, organizzativa e salariale dei lavoratori all’impresa. Autori come Levine-D’Andrea Tyson e Stiglitz metteranno in risalto i vantaggi di questa strada. In particolare sarà la democrazia industriale, come definita da Baglioni, punto centrale dell’analisi. Si faranno alcuni cenni critici alla questione della partecipazione finanziaria, prima di passare ad un breve confronto internazionale fra i modelli di relazioni industriali esistenti in paesi quali il Giappone, gli Stati Uniti, la Germania e le nazioni scandinave. In particolare il caso della Svezia, sia per i suoi aspetti legislativi sulla democrazia industriale che per l’approvazione di un piano sperimentale sulla partecipazione azionaria dei dipendenti, il Piano Meidner, verrà approfondito nell’appendice al capitolo. Infine si valuteranno le relazioni industriali in Italia, una breve storia delle proposte di democrazia industriale ed una valutazione sul dibattito odierno, in particolare sulle proposte di modifica dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori.
Il quarto ed ultimo capitolo tratta delle istituzioni internazionali. Di queste si forniranno cenni riguardo alle origini, alla struttura e alle funzioni con contributi di Schlitzer, Gilbert-Vines e George. Si esaminerà poi il concetto di conditionality e la filosofia economica che lo accompagna, proponendo le critiche che Stiglitz, Feldstein, Grabel, Woods, Bello e Meltzer vi apportano. In particolare le critiche di maggiore importanza sono quelle riguardanti il tema della negazione della democrazia attraverso lo sviluppo della condizionalità. Seguiranno alcune proposte per rendere più democratico e trasparente il governo di queste istituzioni, senza mai giungere a proporre la loro abolizione. L’appendice al capitolo riporta i documenti originali attraverso i quali il Fondo prescrisse le sue ricette a Tailandia e Corea, due dei paesi pesantemente danneggiati dalla crisi finanziaria dell’est asiatico. L’analisi delle politiche intraprese dai due governi aiuterà a dimostrare che le riforme imposte dall’IMF spesso si sono dimostrate errate e che politiche alternative si sono invece rivelate di maggiore utilità per la ripresa economica di paesi colpiti da crisi.
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Informazioni tesi
Autore: | Emanuele Ferrari |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2001-02 |
Università: | Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia |
Facoltà: | Economia |
Corso: | Economia Politica |
Relatore: | Antonio Ribba |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 183 |
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