Le prospettive del servizio idrico italiano all'indomani dei referendum abrogativi
Il settore idrico italiano è caratterizzato oggi, da una struttura piena di buchi: buchi nei tubi, la sua dotazione infrastrutturale è obsoleta e datata e fornisce un servizio qualitativamente inferiore rispetto alle aspettative di un grande paese moderno quale l’Italia si vanta di essere; buchi nei bilanci, da cui attingere i 60 miliardi di euro necessari per realizzare gli investimenti messi in programma che lo Stato e la fiscalità non sono più in grado di finanziare; buchi nelle riforme, che assumono sempre più i caratteri di cantieri istituzionali perennemente aperti. Negli ultimi anni, la gente innervosita dalle tariffe che aumentano velocemente e dai risultati che tardano ad arrivare, si è spesso resa facile preda della demagogia e dei “cattivi maestri”, lasciandosi attrarre dagli slogan: su tutti, quello del tormentone tra pubblico e privato che ha accompagnato e condizionato l’avvento e i risultati dei recenti referendum abrogativi. Il dibattito pubblico pre e post referendum infatti, ha spesso dimostrato di non capire alcune differenze fondamentali che stanno alla base della questione: ad esempio quella dell’acqua dai tubi, tra la risorsa e i servizi, tra la natura del bene erogato (l’acqua che sgorga dai rubinetti) con le attività industriali essenziali per erogarla. L’acqua è un bene essenziale, a tutti dovrebbe essere garantito il diritto di accedervi a condizioni economiche non proibitive, il che non comporta che debba essere per forza gratuita, ma semmai che i criteri con cui la risorsa viene allocata e i costi e i benefici distribuiti siano equi, e le tariffe sopportabili per tutti. Gestione dell’acqua pubblica e gestione pubblica dell’acqua non sono la stessa cosa: l’acqua, intesa quale risorsa, è sempre pubblica, indipendentemente dalla modalità di gestione del servizio idrico e affermare l’idea di acqua pubblica, non significa che essa debba essere obbligatoriamente gestita da enti pubblici, né che essa debba essere erogata a spese della fiscalità generale. Si rende essenziale quindi, un sistema di regolazione che stabilisca quali sono i diritti e i doveri di tutti gli attori. Occorre che la società sia complessivamente d’accordo su queste regole e che coloro che devono subirne le conseguenze le accettino di buon grado. Paradossalmente però, oggi la situazione è piuttosto stazionaria. Sono passati ormai 7 mesi dal voto di giugno e nonostante le promesse dei vincitori, nulla è cambiato rispetto alla situazione antecedente al referendum. Così mentre si continua a discutere se le gestioni devono essere pubbliche o private, se le gare siano di destra o di sinistra, se l’acqua sia un bene o un diritto economico, gli italiani continuano ad aprire i loro rubinetti di bagno e cucina, gli investimenti restano al palo, la qualità dei servizi peggiora, con il rischio che chi si ritroverà a pagare il conto saranno i nostri figli e i nostri nipoti.
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Informazioni tesi
Autore: | Agostino Cacace |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2010-11 |
Università: | Università degli Studi di Salerno |
Facoltà: | Economia |
Corso: | Economia e Commercio |
Relatore: | Giuseppe Moesch |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 261 |
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