La valutazione delle aziende in perdita
Le imprese esistono per creare valore: la creazione del valore è la molla che spinge a far nascere una nuova azienda, che ne garantisce l’esistenza e la continuità; ed è l’eventuale incapacità di creare valore che ne determina la morte. L’azienda dunque è al centro di un insieme di giudizi di valore: i clienti giudicano se i suoi prodotti e servizi valgono il prezzo da pagare, i dipendenti giudicano se le ricompense valgono il loro lavoro, i finanziatori giudicano se il ritorno atteso vale il rischio del loro investimento nel capitale. Quindi l’azienda deve soddisfare le aspettative di ognuno dei suoi interlocutori (stakeholders); ove non fosse in grado di farlo, verrebbe abbandonata a favore di altre imprese giudicate capaci di creare valore. Ma come nasce e perché si sviluppa tutto quest’interesse per la creazione del valore?
Durante gli anni ottanta, nel mercato finanziario statunitense, iniziò a manifestarsi una crescente insoddisfazione nei confronti dei risultati ottenuti dalle grandi imprese.
In particolare si registrò una perdita di competitività in molti settori nei confronti della concorrenza internazionale, specialmente tedesca e giapponese, e un insoddisfacente livello di redditività anche per quegli azionisti che avevano investito in imprese considerate “modelli d’eccellenza” dal punto di vista delle pratiche manageriali. A questa situazione fece seguito una serie di operazioni di ristrutturazione. Le operazioni di corporate restructuring, attraverso fusioni, acquisizioni, scorpori, take-over ostili ecc… trasformarono rapidamente la struttura del sistema delle imprese e degli assetti di controllo. Queste operazioni erano accomunate dallo scopo di fare emergere quell’enorme valore, inespresso, che si nascondeva dietro strumenti decisionali e meccanismi di gestione non indirizzati verso l’obiettivo che la teoria finanziaria ha sempre considerato principale: creare valore per gli azionisti in termini di dividendo e di apprezzamento della quotazione azionaria. Spesso le ristrutturazioni sono anche giustificate dal desiderio di sventare i tentativi di acquisizione di raiders che cercano società gestite al di sotto del loro potenziale. Il modo più efficace per evitare un tentativo di acquisizione è far salire il prezzo delle azioni. Va detto, fra l’altro, che se questo diventa lo scopo principale del management, verrà meno l’eventuale divergenza di obiettivi tra proprietà e controllo, frequente soprattutto quando l’azionariato è diffuso. La minaccia di licenziamento in seguito ad una scalata e ad un cambio di proprietà è un deterrente che spinge il management a massimizzare il valore delle azioni; inoltre quest’obiettivo sarà tanto più desiderato quanto più il sistema di incentivi del management è legato al valore dell’azione.
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Informazioni tesi
Autore: | Antonella Vitalba |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2002-03 |
Università: | Università degli Studi di Napoli |
Facoltà: | Economia |
Corso: | Economia Aziendale |
Relatore: | Michele Pizzo |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 258 |
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