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La tutela della privacy nella pubblica amministrazione

La Legge 675/96 ha obiettivi ambiziosi e mira a tutelare le persone fisiche e giuridiche dall’indebito utilizzo di dati e informazioni che le possano riguardare. Dopo anni di discussioni si è stabilito che la raccolta, l’elaborazione, la conservazione, l’utilizzo, la diffusione di dati personali debbano rispettare diritti e libertà fondamentali, con particolare riferimento alla riservatezza e alla dignità personale. Come si può arguire, il problema non è riducibile solo al rapporto tra singolo e informatica ma viene ad incidere su atteggiamenti psicologici e/o aspetti non codificabili e non riconducibili ad una normativa, (aspetti che meriterebbero una disamina approfondita in altra sede).
La scelta della presente illustrazione è stata quella di concentrare, in modo particolare, l’analisi e l’attenzione sull’incidenza della legge sull’attività della Pubblica Amministrazione. E’ per altro intervenuto, l’11 maggio di quest’anno, il Decreto legislativo n. 135 a disciplinare specificamente il “trattamento dei dati sensibili da parte dei soggetti pubblici” modificando radicalmente quanto previsto dalla Legge 675/96. La trattazione si sviluppa secondo il seguente filo logico:
Parte I – Storia e situazione legislativa (in tre capitoli).
Parte II – Riflessioni su temi di diffuso interesse pubblico (in tre capitoli).
Capitolo I: evoluzione del concetto e della legislazione europea in materia di privacy con leggi di I°, II° e III° generazione e conclusivo commento alla Direttiva 95/46/CE. Capitolo II: tentativo di riflessione sulla situazione italiana cercando di evidenziare il travagliato percorso: dalle proposte di legge anteriori al 1992; ai disegni di legge dell’XI e XII legislatura ed infine all’impianto della Legge 675/96.
Capitolo III: disamina articoli di pertinenza della Pubblica Amministrazione con particolare attenzione alle finalità della legge; alla normativa relativa alla sicurezza rispetto al trattamento dei dati personali; al trattamento da parte di soggetti pubblici, (con distinzione tra la circolazione dei dati nell’ambito della Pubblica Amministrazione e la comunicazione e diffusione ai privati e ad enti pubblici economici); il capitolo prosegue con un quadro delle sanzioni previste per violazioni della legge, con particolare riferimento ai profili penalistici della Legge 675/96 ed ai suoi riflessi sul comportamento della Pubblica Amministrazione; l’ultimo paragrafo vuol essere un commento al Decreto legislativo n. 135/99 che, come detto innanzi, disciplina specificamente il ''trattamento dei dati sensibili da parte dei soggetti pubblici''.
La seconda parte si presenta con un taglio più applicativo e vuole essere un tentativo di disamina e riflessione su temi di diffuso pubblico interesse.
Capitolo IV: pone degli interrogativi relativamente al problema della sicurezza nel trattamento dell’informazione tramite sistemi informatici attraverso i seguenti punti: scenario concernente la sicurezza dei sistemi informativi automatizzati per il trattamento dei dati personali in ambito pubblico; inquadramento giuridico della nozione di documento elettronico; tentativo di analisi dei profili tecnici sulla riconoscibilità della provenienza e dell’autenticità della firma digitale.
Capitolo V: vuol stimolare una riflessione sui diritti dell’utenza con proposizione di interrogativi relativamente alle regole possibili del ''villaggio globale'' ed ai problemi della multimedialità; di riflessioni sulla Pubblica Amministrazione come utilizzatrice di banche dati informatiche; di inquadramento del problema dei rapporti tra i diritti degli utenti e quelli degli utilizzatori di banche dati.
Capitolo VI: delinea un quadro generale relativo al ruolo e alla proliferazione, in questi ultimi anni, delle cosiddette autorità indipendenti, con particolare riferimento al Garante ''per la tutela delle persone e di altri soggetti rispetto al trattamento dei dati personal

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2 Il concetto di privacy Le nuove dimensioni della raccolta e del trattamento delle informazioni hanno provocato la moltiplicazione degli appelli alla privacy e, al tempo stesso, hanno fatto crescere la consapevolezza dell’impossibilità di racchiudere le nuove questioni nel quadro istituzionale tradizionalmente identificato da quel concetto. Oggi, il problema non è quello di adeguare una nozione nata in altri tempi ad una situazione profondamente mutata, rispettandone le ragioni e la logica d’origine; volendo decifrare il dibattito in corso, infatti, ci si accorge che in esso non si riflette soltanto il classico tema della difesa della sfera privata contro le invasioni dall’esterno, ma si realizza un importante cambiamento qualitativo, che spinge a considerare i problemi della privacy nell’ambito dell’attuale organizzazione del potere, di cui appunto l’infrastruttura informativa rappresenta ormai una delle componenti fondamentali. Questo processo può essere forse schematizzato rilevando che si pone sempre più debolmente l’accento su definizioni della privacy come "diritto ad essere lasciato solo", a tutto vantaggio di definizioni il cui centro di gravità è rappresentato dalla possibilità di ciascuno di controllare l’uso delle informazioni che lo riguardano. Non che quest’ultimo aspetto fosse assente dalle definizioni tradizionali: ma, in queste, esso serviva piuttosto a sottolineare ed esaltare la componente individualistica, presentandosi come mero strumento per realizzare il fine dell’essere lasciato solo; mentre oggi richiama soprattutto l’attenzione sullle possibilità di singoli e di gruppi di controllare l’esercizio dei poteri fondati sulla disponibilità di informazioni concorrendo così allo stabilirsi di più adeguati equilibri socio–politici. 1 Si tratta di una tendenza determinata da fenomeni tra loro interdipendenti; alle nuove possibilità di raccolta e di trattamento delle informazioni, consentite soprattutto dal ricorso agli elaboratori elettronici, si accompagna il crescente bisogno di dati da parte delle istituzioni pubbliche e private. Poiché non è pensabile un’azione che spezzi questo trend comune a tutte le moderne organizzazioni sociali è necessario prendere atto realisticamente di tale situazione, analizzando le trasformazioni da essa causate nella 1 Il problema viene messo a fuoco da: RODOTA’ S. in Elaboratori elettronici e controllo sociale - Il Mulino, Bologna 1973 e ripreso nel volume MATTEUCCI N. (a cura di) Privacy e banche dati - Il Mulino, Bologna 1981.

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Informazioni tesi

  Autore: Lorenzo Gherardi
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 1998-99
  Università: Università degli Studi di Bergamo
  Facoltà: Economia
  Corso: Economia e Legislazione per l'Impresa
  Relatore: Andreis Massimo
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 303

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