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La riforma degli ammortizzatori sociali. Sguardo comparato all'Unione Europea

Riforma del mercato del lavoro Monti - Fornero, riforma degli ammortizzatori sociali, analisi comparata ammortizzatori unione europea, condizionalità, fondi bilaterali, aspi e miniaspi.
In Italia l’ammortizzatore sociale che si è più sviluppato è la Cassa Integrazione Guadagni che consente di affrontare una situazione di ristrutturazione mantenendo il lavoratore occupato in attesa che passi la crisi. Questo tipo di ammortizzatore ha a che fare con una situazione di non lavoro, che in costanza di rapporto di lavoro potrebbe essere affidato alle parti; alla cosiddetta bilateralità possono essere affidate varie soluzioni del problema di una crisi temporanea dell’azienda : contratto di solidarietà, riduzione parziale del lavoro, part-time concordato. Così questo tipo di ammortizzatore non è universale, come l’indennità di disoccupazione, in quanto non ricopre tutto il mercato del lavoro nei casi di effettiva disoccupazione o di interruzione del rapporto di lavoro, ma comunque rientrano sempre nelle politiche passive. Dunque è bene che si sviluppi una strategia che favorisca lo sviluppo dei servizi per l’impiego e si allarghino le tutele superando difformità.
In conclusione il problema è che non si possono varare le riforme sociali e del lavoro in questo paese in una logica di guerra tra i poveri, rubandosi le risorse finanziarie tra un programma sociale e l’altro. Prima dobbiamo avere l’aumento dell’occupazione e un tasso di attività più alto, prima deve emergere il lavoro nero, prima bisogna aumentare il PIL e poi con un’economia in crescita e con entrate fiscali e contributive in crescita, sarà più facile creare un collegamento tra la difesa e le tutele sul posto di lavoro e la costruzione di un valido sistema di tutele al livello del mercato.

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5 Introduzione Art.1 cost :“L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro” Art.4 cost : “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendono effettivo questo esercizio” Art.38 cost: “Ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all’assistenza sociale. La nostra Costituzione, frutto della volontà del popolo italiano del dopoguerra,nata per sancire in modo definitivo i diritti inviolabili del cittadino, è fonte preliminare di diritto del nostro ordinamento. Non è un caso che nell’art.1 i padri dell’Assemblea Costituente del 1947-1948 hanno voluto cristallizzare all’interno del primo articolo della Carta Fondamentale , il diritto al lavoro che diventa pertanto non solo fondamento ineludibile della Repubblica Italiana , ma anche espressamente fonte di sopravvivenza dell’individuo nella sua singolarità e della famiglia ,embrione della società. La tutela giuridica che la nostra Costituzione sancisce, non è legata solamente al mero e concreto esercizio lavorativo del soggetto giuridico , ma investe la persona sin dal compimento dell’età prestabilita da legge per l’attività lavorativa( i 16 anni di età) e fino alla sua estinzione( sistema pensionistico) e sancisce tra l’altro , la necessità che lo Stato adotti sistemi di mantenimento per il cittadino che riversa in disagevoli condizioni economiche o psicofisiche a causa o come conseguenza della perdita del lavoro. Analizzando,infatti, l’art 4 il lavoro non è semplicemente un’attività che concorre al «progresso» della società, ma costituisce la fonte di sostentamento dell’individuo. Nel corso degli anni si sono scontrati due indirizzi giurisprudenziali: uno ha fatto coincidere il primo comma dell’art. 4 con il diritto ad avere un posto di lavoro e a conservarlo; l’altro ha identificato il diritto al lavoro in un principio volto a vincolare le istituzioni e la collettività all’obiettivo programmatico di assicurare a ogni individuo lo svolgimento di un’attività idonea a consentirgli una dignitosa qualità di vita.

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