La regolazione emotiva nelle persone ad alto potenziale cognitivo e plusdotazione
Il costrutto di plusdotazione non ha una definizione univoca, è un concetto multidimensionale riferito al periodo storico, alla cultura, alle potenzialità insite in un individuo e alla modalità in cui ne viene valutata e riconosciuta l'intelligenza.
Nel corso del tempo gli studi sulla plusdotazione si sono per lo più focalizzati sulle elevate capacità e abilità cognitive di apprendimento degli individui "dotati", trascurandone gli aspetti emotivi e relazionali.
Le prime ricerche, correlate a quelle sull'intelligenza, partivano da una visione statica ed innatista, legata al patrimonio genetico in cui l'unico fattore di riferimento che ne determinava l'esistenza era costituito dal quoziente intellettivo.
Via via i modelli teorici iniziali hanno goduto dell'apporto di altre discipline sviluppando una visione dinamica che ne ha ampliato il costrutto in una prospettiva sistemica includendo, accanto alle influenze culturali e ambientali, anche le variabili psicologiche legate alle capacità emotive e relazionali.
Il contemporaneo costrutto di plusdotazione è diventato quindi un concetto multidimensionale in cui la potenzialità può trasformarsi in talento grazie all'apporto di componenti sociali, culturali, ambientali, psicologiche e pedagogiche e alla convergenza fortuita tra le inclinazioni personali e il momento storico pronto ad accogliere e sintonizzarsi con il potenziale di quell'individuo.
Sebbene la quantità di intelligenza, misurabile attraverso test psicometrici, risulti essere un indicatore apprezzabile della presenza di plusdotazione, gli aspetti che la caratterizzano fanno riferimento ad ambiti emotivi e relazionali.
A partire dagli anni '90 del secolo scorso gli studi compiuti a riguardo infatti hanno evidenziato accanto alle elevate capacità cognitive anche una profonda sensibilità. La combinazione di questi due fattori determina una "qualità" differente dell'esperienza: la velocità e la profondità di pensiero e la capacità di percepire, sentire e vivere il proprio mondo emozionale, determinano un vissuto esperienziale complesso e sfaccettato che impedisce ai plusdotati di mantenersi emotivamente distaccati. Le vulnerabilità e i vissuti di disagio non riconosciuti e supportati precocemente possono trasformarsi in malesseri più gravi.
Gli studi dello psichiatra polacco Kazimierz Dabrowski e della psicologa statunitense Linda Silverman hanno tentato di far luce su questi aspetti, orientando le proprie ricerche sulla maggiore vulnerabilità, sul mondo interiore dei plusdotati più che sul potenziale di successo in età adulta.
Le loro ricerche hanno evidenziato come questa modalità di processare la realtà e di vivere intensamente è stata ed è per lo più considerata un segno di "instabilità emotiva", un'etichetta attraverso la quale molti individui plusdotati sono stati marginalizzati ed estromessi dalla società perché considerati "diversi".
Ciò che suggeriscono è un cambio di paradigma che induca a riconsiderare quelle caratteristiche riconoscendone e comprendendone l'intrinseco valore al fine di consentire a questi individui di esprimere e sviluppare pienamente il proprio potenziale e il proprio talento.
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Informazioni tesi
Autore: | Alessandra de Iulio |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2022-23 |
Università: | Università Telematica "Universitas Mercatorum" |
Facoltà: | Economia |
Corso: | Psicologia |
Relatore: | Irene Messina |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 70 |
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