La mancata rivoluzione e il mondo agricolo secondo il pensiero gramsciano
Il dibattito, e le opinioni, sul nostro Risorgimento rimangono, dopo più di un secolo e mezzo, al centro dell'interesse culturale ed anche popolare del Paese.
Il perché questo capitolo della storia nazionale non si riesce a chiudere definitivamente è, probabilmente, da ricercare nella mancanza di rigore scientifico da parte degli storici e, comunque, dell'ambiente culturale dell'epoca risorgimentale e nel successivo atteggiamento celebrativo della propaganda del ventennio.
I suddetti approcci, per diversi decenni, non hanno permesso di guardare con animo sereno ed oggettivo ad uno dei momenti più cruciali della storia nazionale ed europea.
Uno dei più attenti e seri studiosi, che ha cercato di andare al di là della spessa coltre di retorica trionfalistica, di cui per molti anni si è nutrita la storiografia circa il periodo di unificazione nazionale, è senza dubbio alcuno Antonio Gramsci.
Il politico sardo è generalmente conosciuto, tra l'altro, per i suoi anni trascorsi in carcere a causa dell'impegno parlamentare, e non solo, come componente del Partito dei Comunisti d'Italia; di cui fu uno dei fondatori.
Fu proprio in quegli anni di forzata detenzione che il Nostro, volendo elaborare un'opera «per l'eternità» (für ewig), si trovò ad affrontare il grosso macigno del Risorgimento.
Prima di addentrarci in quello che è stato l'oggetto dello studio sembra giusto ricordare che Antonio Gramsci, durante gli anni passati nel carcere, subì un duro isolamento, non soltanto fisico.
I contrasti con i comunisti all'esterno lo privarono di quell'appoggio in carcere, e soprattutto fuori, che gli avrebbe concesso maggiori facilitazioni e una prematura scarcerazione.
Nonostante ciò la speculazione gramsciana rimane oggi, dopo circa sette decenni, ancora fonte di dibattito. La sua produzione editoriale, per lo più quella postuma, è a tutt'oggi uno dei classici da sempre presente nelle librerie.
Le ristrettezze fisiche, affettive e culturali, che Gramsci subì, rendono il suo pensiero oggetto di ammirazione e di considerazione; anche da parte dei suoi più agguerriti critici. La mancanza di un reale e serrato contraddittorio, e quella di una successiva revisione critica degli scritti a causa della prematura morte, rappresentano una giustificazione sostanziale, e non opportunistica, per tutti i limiti e le manchevolezze che possiamo ritrovare negli elaborati gramsciani.
Non possiamo dimenticare, né tanto meno un lavoro serio può fare a meno di menzionare, che la passione e l'obiettivo politico sono alla base di tutta l'argomentazione gramsciana.
Vale a dire che, fermo restando l'alto livello delle analisi storiografiche del Nostro, egli non si sottrae nel fare previsioni, o nel dare suggerimenti, i quali tradiscono la matrice marxista della sua formazione culturale.
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Informazioni tesi
Autore: | Pietro Montagna |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2000-01 |
Università: | Università degli Studi di Napoli |
Facoltà: | Economia |
Corso: | Economia e Commercio |
Relatore: | Carmine Maiello |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 104 |
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FAQ
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