La concessione del credito bancario dopo gli accordi di Basilea 2: il ruolo del business plan
Nel 1988 il Comitato di Basilea, un’organizzazione internazionale istituita dalle Banche Centrali dei paesi del G10, introdusse il sistema di misurazione del patrimonio di vigilanza per gli istituti finanziari comunemente chiamato Accordo di Basilea (Basilea 1). Tale documento definiva l'obbligo per le banche di detenere un patrimonio di vigilanza pari a non meno dell’ 8% del totale delle attività ponderate per il loro rischio (di credito), allo scopo di garantire solidità alla loro attività (la griglia di ponderazione si basava esclusivamente su cinque coefficienti predeterminati in relazione alla tipologia di debitori).
Le numerose polemiche riguardo la configurazione del coefficiente patrimoniale di Basilea 1 e i cambiamenti del mercato portarono il Comitato a siglare un nuovo Accordo, nel giugno del 2004, chiamato Basilea 2. In base ad esso le banche dei paesi aderenti dovranno accantonare quote di capitale proporzionali al rischio derivante dai vari rapporti di credito assunti, valutato attraverso lo strumento del rating, ovvero quel giudizio in grado di sintetizzare la situazione finanziaria dell’impresa. Questo porterà, inevitabilmente, la banca a preferire controparti con rating elevato per non dover accantonare quote maggiori di patrimonio di vigilanza.
Con l’introduzione di Basilea 2 l’azienda che si rivolge ad un’istituto bancario per la richiesta di un finanziamento dovrà essere in grado di fornire all’istituto stesso un documento, chiamato business plan, che sia in grado di illustrare in modo continuo, completo e trasparente la situazione economica, finanziaria e patrimoniale dell’impresa. Un business plan, che meglio di qualsiasi altro strumento ottempera alle esigenze informative che necessitano alla banca per la valutazione del merito creditizio, deve contenere elementi di controllo di gestione aziendale (analisi di bilancio e budget), pianificazione e autovalutazione dell’impresa stessa. Sono essenzialmente tre i punti principali da analizzare in sede di redazione di questa
tipologia di business plan:
1. La storia aziendale: è una sezione prettamente descrittiva, si rivolge all’interlocutore dell’istituto finanziario al fine di sensibilizzarlo per ciò che riguarda le origini dell’azienda e la sua evoluzione nel tempo, la valutazione dei prodotti offerti in relazione alla domanda e l’analisi settoriale con uno studio delle strategie competitive.
2. L’analisi storica quantitativa: permette di evidenziare la crescita aziendale nel corso del tempo determinando la capacità dell’impresa di generare flussi di cassa positivi, mantenendo un’equilibrata struttura patrimoniale e finanziaria e livelli di redditività soddisfacenti.
3. L’analisi prospettica: permette di illustrare le prospettive aziendali future per quanto riguarda l’aspetto prettamente economico e finanziario della gestione .
Il processo di rating assignment (processo di assegnazione del rating all’impresa), diviene il punto di partenza per l’azienda in sede di autovalutazione delle proprie condizioni di salute. La redazione di un business plan, con la conoscenza degli elementi critici che influenzano il giudizio di merito dell’istituto bancario, permetterà all’impresa di ottenere una valutazione di rating elevata e di conseguenza un pricing più basso sul prestito.
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Informazioni tesi
Autore: | Fabio Rapizza |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2008-09 |
Università: | Università degli Studi di Bergamo |
Facoltà: | Economia |
Corso: | Economia aziendale |
Relatore: | Giovanna Galizzi |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 52 |
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