Il lavoro sommerso
Le problematiche derivanti dal fenomeno del lavoro sommerso, conosciuto anche come lavoro irregolare, lavoro illegale o lavoro nero, sono tanto notevoli, da rappresentare uno dei più sfaccettati temi giuridici, e non solo, nell’ambito della disciplina del diritto del lavoro. Si pensi infatti ai vari modelli giuridico-legislativi di emersione che nel tempo si sono succeduti e alla effettività delle norme formalmente in vigore dal momento che esisterebbe uno sfasamento tra diritto e realtà dei fatti che non rende possibile ancor oggi eliminare del tutto questo problema.
Da sempre la principale preoccupazione della dottrina giuslavoristica italiana è stata quella di studiare le forme più opportune attraverso le quali arrivare a predisporre adeguate tutele e garanzie per i lavoratori, anche quando si sono venute a creare situazioni che avrebbero potuto facilitare il verificarsi di tale fenomeno (lo svolgersi ad es. del lavoro a domicilio, il decentramento produttivo, l’ immigrazione clandestina), circostanze, cioè, che avrebbero potuto favorire il proliferarsi di quella che è stata definita come la “fuga dal diritto del lavoro”.
Ciononostante la lotta al lavoro sommerso non ha prodotto risultati soddisfacenti. Infatti, si è rilevato costantemente nel corso degli anni un alto livello di elusione dell’applicazione della disciplina lavoristica. Una delle spiegazioni data in riferimento a tale insuccesso, individuava la causa nella ”rigidità” dell’ordinamento giuridico nei confronti del mercato del lavoro, strumento regolatore dei rapporti socioeconomici. Nonostante l’attribuzione da parte dell’Unione Europea allo Stato della competenza a disciplinare la materia del contrasto al lavoro ed all’ economia sommersa, le regioni non sono state escluse nel definire ed attuare proprie politiche nell’ambito territoriale, implementando a livelli di governo più vicini e quindi più aderenti alle peculiarità del contesto di riferimento, le indicazioni provenienti dal Governo centrale.
In questo panorama, particolarmente interessante è stata l’esperienza della Regione Puglia. Già nel 2002, infatti, la R. Puglia arrivò alla stesura di un programma denominato ELP (emersione lavoro puglia) che fornì contributi ed incentivi alla stabilizzazione di alcune categorie di lavoratori, creando una campagna di comunicazione contro il lavoro irregolare. L’insufficienza di queste azioni, fece emergere il bisogno di una maggiore incisività; così la R. Puglia nel 2005 ricompose la Commissione Regionale per l’emersione del lavoro non regolare (prevista dall’art. 78 della legge 448 del 23 dicembre del 98: legge per lo sviluppo del Mezzogiorno (?)) a seguito della quale si arrivò alla elaborazione del PEP (programma emersione puglia) che prevedeva l’istituzione di diversi organi quali: il Gruppo di Lavoro per l’Emersione (GLE), l’ORES, l’osservatorio regionale sull’economia sommersa, un comitato tecnico ed uno scientifico;
inoltre tale programma promuoveva il rafforzamento dei servizi ispettivi e dei coordinamenti interistituzionali, attuando collaborazioni con le università di bari,foggia e lecce.
Per la sua complessità, ampia articolazione ed efficacia, il PEP è stato scelto come migliore iniziativa attuata dalle regioni europee nel settore dell’occupazione, vincendo il premio del parlamento europeo “european regional championship awards” del 2008. Un altro motivo di interesse per l’esperienza della nostra Regione di appartenenza è stata la Legge n° 28 del 26 ottobre 2006 denominata “Disciplina in materia di contrasto al lavoro non regolare” la quale, in quanto punto strategico di tutta la politica regionale, anticipa in materia di emersione i contenuti della Legge finanziaria per il 2007 (la legge n° 296 del 27 dicembre 2006), quella cioè che nell’ordinamento nazionale introduce il modello di emersione attualmente utilizzato. I punti cardine di questa legge sono : - l’obbligo di osservanza delle leggi e dei contratti collettivi nazionali per poter accedere ad agevolazioni e contributi; - la comunicazione da parte dei datori di lavoro ai centri per l’impiego delle assunzioni prima dell’effettivo inizio del rapporto di lavoro; - il potenziamento dell’attività ispettiva sul territorio regionale e l’erogazione degli incentivi agli imprenditori che regolarizzano i rapporti di lavoro.
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Informazioni tesi
Autore: | Fabrizio Clemente |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2008-09 |
Università: | Università degli Studi di Bari |
Facoltà: | Economia |
Corso: | Economia aziendale |
Relatore: | Antonio De Feo |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 84 |
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