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Il divieto dei patti successori nel diritto societario

La tesi riguarda le interazioni che il divieto dei patti successori ha con la disciplina societaria. In particolar modo viene affrontato quello che accade quando il divieto si confronta con le clausole statutarie delle società.

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I. Considerazioni Introduttive 1. Il divieto dei patti successori Il nostro ordinamento con il divieto dei patti successori ha scelto di porre dei limiti all’individuo circa il potere di disporre del proprio patrimonio per dopo la morte, restringendo le forme di delazione ereditaria alla sola legge e al testamento. Fin dai primi articoli del libro secondo, Delle Successioni, il nostro codice civile esprime a pieno questo orientamento, precisando nell’art. 457 c.c. che le forme di delazione ereditaria sono solo la legge e il testamento e, poi, nell’articolo 458 sancendo il divieto dei patti successori, sul quale si focalizzerà la nostra attenzione. L’art. 458 c.c., da poco modificato 1 , impone così il divieto: “Fatto salvo quanto disposto dagli articoli 768 bis c.c. e seguenti è nulla ogni convenzione con cui taluno dispone della propria successione. E’ del pari nullo ogni atto col quale taluno dispone di diritti che gli possono spettare su una successione non ancora aperta, o rinunzia ai medesimi”. Il divieto, così impostato, riguarda tre diverse figure di patti tramite i quali si può disporre dei diritti derivanti da una successione non ancora aperta: i patti successori istitutivi, dispositivi e rinunciativi. I primi riguardano le convenzioni negoziali con le quali taluno dispone in tutto o in parte della propria successione, 1 Legge 14/03/2006 n. 55, in Gazzetta Ufficiale 01.03.2006.

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Parole chiave

art. 458
clausole statutarie
patti successori
patto di famiglia
successioni

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