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I componenti straordinari di reddito secondo i principi contabili internazionali

La questione dei componenti straordinari è da sempre un argomento molto dibattuto sia in dottrina economico-aziendalista sia all’interno degli organismi competenti in materia di bilancio. I criteri di distinzione tra la gestione ordinaria e quella straordinaria non sono mai stati ben definiti. Se guardiamo al significato letterale dei termini, potremmo intendere per ordinario, ciò che rientra nei limiti della norma e della regolarità, quindi comune e consueto. Mentre con straordinario indichiamo ciò che eccede i limiti del normale o del comune, ciò che eccede la prassi, l’ordine consueto oppure nel senso di una rilevanza o esorbitanza quantitativamente o qualitativamente superlativa.
Questi due aggettivi, ordinario e straordinario, sono mutevoli nel corso del tempo, ossia possono essere considerati soggettivi nell’ambito di un’interpretazione. Quando parliamo di gestione ordinaria, intendiamo comprendere solitamente sia la gestione caratteristica sia quella accessoria e quella finanziaria da cui scaturisce il reddito ordinario. La gestione caratteristica comprende i ricavi e i costi della gestione tipica dell’azienda, riguarda l’attività volta a perseguire l’oggetto sociale definito dallo statuto, mentre nella gestione accessoria rientrano tutti i fenomeni e le operazioni estranee alla gestione tipica ma che si verificano e si svolgono con continuità nel corso dell’esercizio. La gestione finanziaria è l’attività di gestione volta al reperimento di mezzi finanziari necessari all’attività di impresa e all’impiego delle risorse eccedenti. Semplicemente possiamo dire che la gestione straordinaria comprende tutti i fatti estranei all’attività ordinaria di impresa.
La distinzione tra area ordinaria e area straordinaria rappresenta una delle maggiori problematiche contabili attualmente più controverse e dibattute a livello nazionale e internazionale. Soprattutto i presupposti dell’aggettivo “straordinario” sono mutati nel corso del tempo, passando da inusualità, infrequenza, materialità o rilevanza e infine a non ordinarietà, ossia estraneità rispetto all’attività ordinaria dell’impresa. I componenti straordinari di reddito sono certamente difficili da identificare e molto spesso la valutazione diventa assai arbitraria e può dare adito a diverse interpretazioni. Infatti, tali elementi possono essere generati da rischi ed oneri di cui l’impresa non era a conoscenza, e che si sono realizzati oltre le aspettative del redattore del bilancio, che si trova ad avere in seguito difficoltà nel valutarli. A livello internazionale, lo IASB ha preso la decisione di abolire tale categoria, riducendo il campo d’azione di tali componenti. Infatti, nel Conto Economico redatto in base ai principi contabili IAS/IFRS i componenti straordinari di reddito vanno inclusi tra i componenti tipici. L’integrale inclusione di tali elementi fra la gestione tipica dell’impresa sta a significare che essi sono attribuibili all’attività economica dell’impresa, indipendentemente dalla loro origini e ne influenzano di conseguenza l’operatività, benché derivino da eventi estranei all’attività d’impresa per definizione.

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1 INTRODUZIONE La questione dei componenti straordinari è da sempre un argomento molto dibattuto sia in dottrina economico-aziendalista sia all’interno degli organismi competenti in materia di bilancio. I criteri di distinzione tra la gestione ordinaria e quella straordinaria non sono mai stati ben definiti. Se guardiamo al significato letterale dei termini, potremmo intendere per ordinario, ciò che rientra nei limiti della norma e della regolarità, quindi comune e consueto. Mentre con straordinario indichiamo ciò che eccede i limiti del normale o del comune, ciò che eccede la prassi, l’ordine consueto oppure nel senso di una rilevanza o esorbitanza quantitativamente o qualitativamente superlativa. Questi due aggettivi, ordinario e straordinario, sono mutevoli nel corso del tempo, ossia possono essere considerati soggettivi nell’ambito di un’interpretazione. Quando parliamo di gestione ordinaria, intendiamo comprendere solitamente sia la gestione caratteristica sia quella accessoria e quella finanziaria da cui scaturisce il reddito ordinario. La gestione caratteristica comprende i ricavi e i costi della gestione tipica dell’azienda, riguarda l’attività volta a perseguire l’oggetto sociale definito dallo statuto, mentre nella gestione accessoria rientrano tutti i fenomeni e le operazioni estranee alla gestione tipica ma che si verificano e si svolgono con continuità nel corso dell’esercizio. La gestione finanziaria è l’attività di gestione volta al reperimento di mezzi finanziari necessari all’attività di impresa e all’impiego delle risorse eccedenti. Semplicemente possiamo dire che la gestione straordinaria comprende tutti i fatti estranei all’attività ordinaria di impresa. Rientrano nella gestione ordinaria tutte le operazioni necessarie per realizzare l’oggetto verso cui, di fatto o potenzialmente, è indirizzata in modo usuale e continuativo l’attività di impresa. Per contro, straordinario è ciò che è “estraneo” all’ambito nel quale, di fatto o potenzialmente, si svolge abitualmente la gestione dell’impresa 1 . I componenti straordinari possono essere così classificati: - plusvalenze e minusvalenze nascono, nel caso di cessione di un cespite, quando il valore contabile è diverso dal prezzo di vendita; 1 Francesco Giunta, Michele Pisani, 2005. Il bilancio. 2a edizione. Milano: Apogeo.

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Informazioni tesi

  Autore: Evelin Comper
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2008-09
  Università: Università degli Studi di Trento
  Facoltà: Economia
  Corso: Economia e Gestione Aziendale
  Relatore: Michele Bertoni
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 91

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