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Gli effetti della politica monetaria Europea sui consumi

L’obiettivo della presente tesi è quello di tracciare l’evoluzione storica della politica monetaria europea. Nei primi due capitoli viene dato ampio spazio alle questioni teoriche relative al funzionamento della politica monetaria, al ruolo e al potere delle banche centrali nazionali e alla Banca Europea; l’ultimo capitolo, invece è dedicato agli effetti della politica monetaria sui consumi.
Al riguardo, è chiaro che le banche centrali influenzano l'economia e il costo del denaro. Una moneta, proprio come qualsiasi altro bene, non ha un valore fisso: fluttua ogni giorno, seguendo domanda e offerta. Le banche centrali, però, possono incidere profondamente attraverso le loro decisioni e rappresentano la politica monetaria, cioè le scelte che un istituto adotta per influenzare il costo del denaro e la sua disponibilità.
Lo strumento principale che una banca centrale ha a disposizione è rappresentato dai tassi di riferimento. Si tratta dei tassi ufficiali ai quali Bce o Fed elargiscono prestiti alle banche. Essi sono una sorta di valvola che, in modo indiretto, agiscono sull'economia reale. Il tasso di riferimento incide, a sua volta, sui tassi di interesse che le banche commerciali applicano ai prestiti concessi alla clientela; in altre parole, influisce sulla spesa per consumi e sugli investimenti delle imprese.
La domanda che occorre porsi è la seguente: a che serve la politica monetaria?
La politica monetaria punta alla stabilità dei prezzi, in particolare, a mantenere un'inflazione positiva ma moderata, ritenuta fondamentale per favorire le imprese, i consumi e l'occupazione. Per raggiungere questo obiettivo, una banca centrale può modulare le proprie azioni e utilizzare diversi strumenti, ma – di fondo – adotta due tipi di politica monetaria: espansiva o restrittiva.
Proprio sul tipo di politica adottata dalla Banca Centrale Europea e sul suo effetto sui consumi si soffermerà il presente lavoro di tesi, cercando di valutarne l’efficacia e fornendo delle utili implicazioni di politica economica.
LA POLITICA MONETARIA EUROPEA
1. La politica monetaria europea: strategie e obiettivi
La politica economica europea decisa dalla Banca Centrale Europea (BCE), influenza la scelta dei consumatori, concorre con la politica di bilancio, al raggiungimento degli obiettivi finali della politica economica individuati in un livello elevato di attività economica e nella stabilità dei prezzi di un Paese. Una caratteristica distintiva della politica monetaria, rispetto a quella di bilancio, è costituita dalla possibilità per le autorità monetarie, di influenzare gli obiettivi finali di politica economica solo indirettamente. Infatti, le variazioni della base monetaria influenzano direttamente il tasso di interesse di mercato e l’offerta di moneta e solo indirettamente il livello del reddito e dei prezzi. Per questa ragione possiamo distinguere fra strumenti gli obiettivi intermedi e gli obiettivi finali della politica monetaria.
Gli obiettivi intermedi sono rappresentati dal livello del tasso di interesse di mercato o dell’offerta di moneta; mentre gli obiettivi finali sono rappresentati dal livello del reddito (e dell’occupazione) e dal livello dei prezzi.
La relazione tra le tre categorie si può rappresentare come segue:
strumenti->obiettivi intermedi->obiettivi finali.
Gli strumenti vengono manovrati dalla Banca Centrale per raggiungere gli obiettivi intermedi poiché si ritiene che gli essi siano stabilmente connessi agli obiettivi finali.
La regolazione della liquidità, mediante lo strumento della base monetaria, mira quindi a conseguire il livello obiettivo di crescita della quantità di moneta.
Quando l’obiettivo intermedio è la quantità di moneta, ci troviamo in un regime di monetary targeting; quando invece, l’obiettivo intermedio è il tasso di interesse, ci troviamo in un regime di interest rate setting.
In questo secondo regime la Banca Centrale Europea può tenere fisso il tasso d’interesse a un certo livello o seguire la regola di Taylor1.
Il regime di monetary targeting si può considerare come una specificazione dello schema basato sulla concentrazione di strumenti->obiettivi intermedi-> obiettivi finali che consente di analizzare l’assetto istituzionale della politica monetaria. In monetary targeting, l’obiettivo intermedio è la quantità di moneta; nel regime di interest rate setting, invece, l’obiettivo intermedio è il tasso di interesse. In base all’analisi di Poole (1968) l’interest rate setting è preferibile quando la volatilità caratterizza il mercato monetario (più che il mercato dei beni).
Le autorità di politica monetaria della maggior parte dei Paesi avanzati tendono a perseguire simultaneamente due obiettivi: uno di stabilità dei prezzi e uno di stabilizzazione del reddito intorno al suo livello potenziale. Questi obiettivi, nel caso della BCE, vengono perseguiti attraverso il controllo del tasso di interesse di mercato....

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22 Capitolo 2 La politica monetaria prima della unificazione europea 1 La politica monetaria italiana negli anni’80 e’90 Il 16 settembre 1992 vide l’Italia- vinta dalle pressioni speculative, dall’assenza di un efficace coordinamento tra i partner comunitari, dai ritardi della politica economica- sospendere la partecipazione della lira agli Accordi europei di cambio. A tre anni da questa non fausta ricorrenza, è opportuno tentare una riflessione sui mutamenti strutturali avutisi dopo quel cruciale passaggio della recente storia economica del nostro Paese. L’ambito di una simile riflessione appare, tuttavia, estremamente vasto, procedendo dal terreno finanziario a quello economico, dall’attività bancaria alla politica monetaria. Seguendo un approccio da tempo consolidato (Tinbergen 1952), si articolerà l’analisi per obiettivi e strumenti. Ciononostante, la revisione non sarà breve, soprattutto perché il modus operandi della politica monetaria negli anni ’80 e ’90 si è trasformato radicalmente. Il rapporto tra strumenti e obiettivi rappresenta il cuore della politica monetaria, come di ogni altra politica. Su mercati complessi e globalizzati il percorso tra le leve operative e gli obiettivi viene reso più ampio e incerto da molteplici fattori: shock inattesi, imperfezioni informative e ritardi di trasmissione, incoerenze temporali e interdipendenze strategiche. Certis paribus, la rimozione dell’ancora intermedi costituita dalla partecipazione della lira allo SME ha reso la navigazione tra strumenti e obiettivi meno facile e, inevitabilmente, meno trasparente. Il confronto con la fluttuazione controllata tende, tuttavia, a spostare l’enfasi, nell’analisi della politica monetaria, dal legame strumenti-obiettivi al nodo centrale del compito della banca centrale, al suo assetto strutturale, alla sua cornice istituzionale. In questo senso, la sospensione della partecipazione della lira ai meccanismi dello SME ha reso più evidenti le manchevolezze o le anomalie della situazione italiana. A differenza della Costituzione germanica che affida alla banca centrale il compito di << rendere sicura la moneta>>, la costituzione repubblicana, che pure ha tanti pregi, recita all’art. 47 che << La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito>>. Non solo non è indicato qual è l’organo deputato a tali bisogni, ma non è nemmeno ictu oculi chiaro se la tutela del risparmio è da intendersi limitata all’espressione nominale o al valore reale. È solo col Trattato di Maastricht sull’Unione Economica e Monetaria che vengono affrontati anche dal Parlamento italiano, che con gli altri Parlamenti nazionali e con quello Europeo è stato chiamato ad approvarlo, i fondamentali problemi di quale obiettivo debba perseguirsi nel governo della moneta e chi ne abbia la responsabilità. Perciò, la ratifica del

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