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Generazione mille euro: giovani tra precarietà e flessibilità

Il presente lavoro si articola in 3 capitoli che trattano i concetti di flessibilità, precarietà,i suoi numeri, e come incidono sulla vita lavorativa dei giovani.
Nel primo capitolo si è voluto sviluppare in primis il concetto di flessibilità, l’uso che se ne fa nella nostra società e i contratti di lavoro in cui spesso si traduce (part-time, co.co.pro. ecc…), dopo di che mi sono soffermata sulla precarietà lavorativa che è una questione rilevante: il fenomeno è cresciuto costantemente e si iniziano ad intravedere i limiti e i rischi che possono esserci con un’eccessiva permanenza in lavori con contratti non standard.
Inoltre si è cercato di andare alle origini della situazione attuale iniziando dal Fordismo al Post Fordismo e dai sistemi produttivi che li contraddistinguevano, passando dagli anni ’90 (con il Pacchetto Treu) fino ad arrivare ai giorni nostri con la legge Biagi. A completare questo capitolo un concetto su cui che negli ultimi anni si è molto dibattuto, la flessicurezza.
Nel secondo capitolo ho voluto descrivere la situazione in Italia e nel Mezzogiorno affrontando la flessibilità in termini quantitativi: qual è la portata del fenomeno e quanto queste nuove forme contrattuali rappresentino una chance o una trappola di ingresso o reingresso nel mondo del lavoro, tutto questo facendo un excursus tra i numeri che la compongono e affrontando il problema del sistema di ammortizzatori sociali italiano, che non è sempre adatto alle nuove forme di lavoro.
Con l’ultimo capitolo si è cercato di mettere in luce la situazione dei giovani in cerca di lavoro, la loro entrata nel mondo del lavoro tramite contratti “atipici” e la loro condizione lavorativa al Sud Italia.

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Introduzione Con la presente tesi si vogliono descrivere alcuni fenomeni che rigurdono perlopiù i giovani lavoratori, avuti con l’introduzione dei lavoro flessibili. Il mercato del lavoro è cambiato e la flessibilità richiesta dai sistemi economici rischia di trasformarsi in precarietà. Le trasformazioni che hanno seguito il declino del fordismo, hanno prodotto un nuovo modello di produzione ed una nuova gestione del lavoro. Il sistema produttivo si fa meno rigido e richiede maggiore flessibilità e capacità di adattamento alla fluttuazioni della domanda e alle richieste dei consumatori inoltre vengono a mancare per l’individuo la continuità del rapporto di lavoro e le sicurezze che questo dava. Per rispondere alla crescente richiesta di flessibilità crescono forme di lavoro atipico e diminuiscono i lavoratori che hanno un posto fisso. In Italia, secondo le statistiche, il problema del posto fisso riguarda specialmente i giovani, anche a causa di un sistema di Welfare che ormai è solo un vecchio ricordo, un sistema sociale adatto a proteggere solo i soggetti che appartengono al vecchio modello produttivo, e che lascia senza alcun tipo di protezione coloro che hanno a che fare con lavori atipici. “Nell’oceano del lavoro la tempesta deriva dall’aver messo in competizione tra loro, de liberamente, il mezzo miliardo di lavoratori del mondo che hanno goduto per alcuni decenni di buoni salari e condizioni di lavoro, con un miliardo e mezzo di nuovi salariati che lavorano in condizioni orrende con salari miserandi.” 1 Il presente lavoro si articola in 3 capitoli che trattano i concetti di flessibilità, precarietà,i suoi numeri, e come incidono sulla vita lavorativa dei giovani. Nel primo capitolo si è voluto sviluppare in primis il concetto di flessibilità, l’uso che se ne fa nella nostra società e i contratti di lavoro in cui spesso si traduce (part-time, co.co.pro. ecc…), dopo di che mi sono soffermata sulla precarietà lavorativa che è una questione rilevante: il fenomeno è cresciuto costantemente e si 1 Gallino L. (2009) Il lavoro non è una merce. Editori Laterza Roma-Bari

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