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Colonialismo italiano: alcune riflessioni

Il colonialismo, nei modi e nei termini in cui esso si è svolto a partire dalla seconda metà del secolo XIX, e cioè come attività espansionistica propria di alcuni Stati tesa a costituire le basi di dominio territoriale in aree extrametropolitane sotto forma di puri e semplici possedimenti o di protettorati o di mandati su cui esercitare, di diritto o di fatto, poteri di sovranità, è un fenomeno con caratteri specifici, distintivi, inconfondibili rispetto a manifestazioni analoghe verificatesi in epoche anteriori. Dalla colonizzazione puramente commerciale dei secoli precedenti a quella capitalistica odierna dove il capitale viene investito e si effettua un controllo politico e finanziario continuo . Da questa fisionomia appare già implicitamente come esso costituisca un fenomeno non a sé stante, ma dipendente e strettamente legato al particolare sviluppo assunto ad un certo momento dal sistema capitalistico di produzione che, per effetto di un eccesso di accumulazione di capitali e di una relativa saturazione del mercato interno, provoca una spinta indirizzata verso la ricerca, al di fuori dei confini della madrepatria, di nuovi e redditizi sfoghi all’esuberanza imprenditoriale, nuovi e convenienti campi di assorbimento del surplus produttivo, nuove e sicure fonti di approvvigionamento di materie prime, nell’intento di arrestare la tendenza alla caduta del saggio del profitto presente nel territorio metropolitano e riequilibrare, quindi, in modo vantaggioso, il rapporto tra tassi di accumulazione, volume di investimenti e mercato di consumo. Questa spinta costituisce quella tipica tendenza dell’economia capitalistica che è stata definita imperialismo.

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Introduzione Il colonialismo, nei modi e nei termini in cui esso si è svolto a partire dalla seconda metà del secolo XIX, e cioè come attività espansionistica propria di alcuni Stati tesa a costituire le basi di dominio territoriale in aree extrametropolitane sotto forma di puri e semplici possedimenti o di protettorati o di mandati su cui esercitare, di diritto o di fatto, poteri di sovranità, è un fenomeno con caratteri specifici, distintivi, inconfondibili rispetto a manifestazioni analoghe verificatesi in epoche anteriori. Dalla colonizzazione puramente commerciale dei secoli precedenti a quella capitalistica odierna dove il capitale viene investito e si effettua un controllo politico e finanziario continuo 1 . Da questa fisionomia appare già implicitamente come esso costituisca un fenomeno non a sé stante, ma dipendente e strettamente legato al particolare sviluppo assunto ad un certo momento dal sistema capitalistico di produzione che, per effetto di un eccesso di accumulazione di capitali e di una relativa saturazione del mercato interno, provoca una spinta indirizzata verso la ricerca, al di fuori dei confini della madrepatria, di nuovi e redditizi sfoghi all’esuberanza imprenditoriale, nuovi e convenienti campi di assorbimento del surplus produttivo, nuove e sicure fonti di approvvigionamento di materie prime, nell’intento di arrestare la tendenza alla caduta del saggio del profitto presente nel territorio metropolitano e riequilibrare, quindi, in modo vantaggioso, il rapporto tra tassi di accumulazione, volume di investimenti e 1 G. Mondaini, Lezioni di storia coloniale (anno accademico 1910-11),Roma 1911, p. 14. 4

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