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Behavioral Finance: Irrazionalità degli investitori e bias comportamentali

Poiché i consulenti non gestiscono anonimi e razionali portafogli, ma clienti in carne e ossa, voglio dimostrare come bias, distorsioni e vincoli cognitivi della mente, a volte, siano responsabili del malfunzionamento del mercato e di come la efficient market hypothesis, fino ad ora considerata un caposaldo dell’economia, in realtà spesso si dimostri fallace. Dopo aver descritto, dunque, in cosa consiste la finanza classica e su quali assumptions essa si basa ho parlato della Prospect Theory, un nuovo modello che si propone di superare i limiti comportamentali che la teoria classica non sapeva spiegare. Ho concluso poi la trattazione con uno studio empirico sulle performance che hanno registrato i fondi gestiti con logiche prevalentemente behavioral e ho riscontrato come, in effetti, le loro performance superino i rendimenti dei tradizionali indici di mercato.

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7 1. Introduzione “People in standard finance are rational. People in behavioral finance are normal” affermava Statman nel 1999. Ed è stata questa frase che ha fatto nascere in me la curiosità per questa branchia della finanza ancora non abbastanza conosciuta da tutti: la finanza comportamentale. Gli avvenimenti che hanno sconvolto il mondo della finanza recentemente, tra cui bolle speculative e crisi finanziarie, hanno ormai reso chiaro a tutti che l’ipotesi di razionalità degli agenti e l’efficienza del mercato sono assunti troppo distanti dalla realtà, perché non descrivono come effettivamente gli individui affrontino il rischio e come usino le informazioni a loro disponibili per effettuare le loro scelte di formazione del portafoglio. La cosiddetta Efficient Market Hypothesis presenta delle lacune che non possono passare inosservate. In questo lavoro finale voglio dedicare una parte descrittiva alla teoria, analizzando gli assunti della finanza classica e le ricerche fatte sul comportamento degli investitori, cogliendo la dimensione interdisciplinare del problema e analizzando le nuove teorie elaborate, soprattutto grazie ai contributi di Kahneman e Tversky, che hanno dato vita a un nuovo modello, la teoria del prospetto, elaborato tenendo conto dei risultati delle indagini. Successivamente seguirà una parte empirica dove indagherò come le nozioni fino ad ora apprese possano essere messe in pratica nelle scelte di investimento e completerò il lavoro con un analisi della performance di alcuni fondi di investimento che hanno deciso di mettere in pratica queste nuove informazioni.

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Informazioni tesi

  Autore: Michela Carletti
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2013-14
  Università: Università Commerciale Luigi Bocconi di Milano
  Facoltà: Economia
  Corso: Economia aziendale
  Relatore: Federico Pippo
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 39

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