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Basilea 2, credito e pmi: le novità per le imprese del settore turistico

Il rapporto banca – impresa ha assunto nel tempo un’importanza sempre maggiore, ed è questione sempre attuale la ricerca di un equilibrio in tale rapporto; equilibrio abbastanza difficile, in considerazione anche del fatto che il quadro economico è assai mutevole nel tempo. Fondamentale, in tal senso, è stato il ruolo assunto dal “Comitato di Basilea per la Vigilanza Bancaria”, che ha progettato nel 1988 un primo accordo concernente alcune regole bancarie, che sono state identificate con il nome di “Basilea 1”, e successivamente, a partire dal 1999, ha lavorato ad un secondo progetto (in virtù anche del cambiamento economico dell’ultimo decennio) con nuove regole bancarie, denominato “Basilea 2”, la cui ultima versione risale alla fine del 2004.
Descrivendo brevemente Basilea 1, potremmo dire che esso prevede regole standard e assai semplificate per misurare il rischio e l’accesso al credito da parte delle imprese, in base alle quali il capitale posseduto da una banca deve essere “adeguato” al rischio che essa si assume nelle sue attività creditizie e di mercato. L’accordo di Basilea 2 (strutturato in tre parti, dette “pilastri”) cerca di superare i limiti derivanti dall’ eccessiva semplicità di Basilea 1, introducendo un set di regole a complessità crescente (primo pilastro), inserito in un ambito di rinnovato ed attivo intervento della vigilanza (secondo pilastro) al fine di garantire la formazione di una consistente disciplina di mercato (terzo pilastro).
L’entrata in vigore delle regole di Basilea 2 nel gennaio 2007 fu accompagnata da dubbi interpretativi e da timori legati alla sua applicazione; in Italia, il timore principale riguardava l’impatto che l’avvento di Basilea 2 poteva avere sulle piccole e medie imprese e quindi sul sistema produttivo del Paese. In sostanza, si riteneva che le nuove regole di Basilea 2 potessero penalizzare soprattutto le piccole e medie imprese, in quanto esse potevano avere enormi difficoltà a reperire finanziamenti. Analizzando il quadro delle imprese turistiche, il dato che emerge è tutt’altro che positivo. Il motivo principale è sicuramente da imputarsi alla frammentarietà del settore turistico dove c’è praticamente assenza di grandi aziende; il secondo motivo, di eguale importanza, è da ricondursi essenzialmente alle limitate competenze in ambito finanziario degli operatori che operano nel settore del turismo. Tutto questo riconduce ad una motivata preoccupazione che le nuove regole imposte da Basilea 2 possano causare un ritardo ancora maggiore nella ripresa turistica del nostro Paese e possano ostacolare le medie imprese al salto di qualità necessario per migliorare il quadro turistico italiano.
Per tali ragioni si sta pensando a possibili rimedi per superare gli eventuali ostacoli all’accesso al credito da parte delle piccole realtà aziendali; uno di essi è costituito dai “Consorzi di Garanzia collettivi dei Fidi” (Confidi). Un confidi, in buona sostanza, è una società di mutuo soccorso di aziende presenti in un determinato territorio, che si consorziano con lo scopo di accedere ai mercati finanziari a condizioni migliori di quelle che potrebbero ottenere da sole. Un confidi ha la forma di una società cooperativa per azioni, e le aziende vi aderiscono versando una quota associativa “una tantum” che le rende titolari di un’azione della cooperativa, quindi con il diritto a partecipare alle assemblee ordinarie e straordinarie con il diritto di voto sulla base del principio “una testa un voto”.
Il mio elaborato cerca di analizzare il ruolo, la struttura e l’importanza che i confidi potrebbero assumere con l’introduzione delle nuove regole di Basilea, ma anche il cambiamento necessario affinché siano realmente di sostegno alle piccole e medie imprese, nonché i possibili riflessi derivanti dalle novità introdotte da Basilea 2 sul rapporto banca-impresa con specifico riferimento alle imprese turistiche.

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4 CAPITOLO 1 - COS’È E COME NASCE BASILEA 1 Procedendo ad un‟analisi temporale relativa all‟evoluzione degli accordi menzionati nell‟introduzione, è possibile individuare i punti chiave del passaggio dall‟accordo di Basilea I a quello attuale, conosciuto come Basilea II. Il sistema della vigilanza bancaria internazionale è fondato su accordi stipulati nell‟ambito del Comitato di Basilea per la Vigilanza Bancaria. Tale comitato venne fondato alla fine del 1974 dai governatori delle banche centrali dei paesi del Gruppo dei 10 (G10), costituito da Belgio, Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Paesi Bassi, Regno Unito, Stati Uniti, Svezia e Svizzera. La causa scatenante che rese necessaria una regolamentazione a livello internazionale di alcuni accordi bancari fu il fallimento della banca tedesca Bankhaus Herstatt, un istituto di medie dimensioni operante principalmente sui mercati valutari. La crisi di Bankhaus Herstatt fu causata dall‟esposizione al rischio connessa con il tradizionale metodo di regolamento valutario, in base al quale le diverse contropartite di un‟operazione in cambi sono perfezionate indipendentemente l‟una dall‟altra e generalmente in tempi diversi. Si determinò pertanto una reazione a catena in virtù della quale la corrispondente statunitense di Bankhaus Herstatt sospese tutti i pagamenti, e le controparti che avevano effettuato già dei versamenti in Marchi si ritrovarono scoperte per gli interi valori delle transazioni. Il Comitato si riunisce quattro volte l‟anno e coordina l‟attività di circa trenta gruppi di lavoro. I membri, inizialmente, provenivano dai Paesi del Gruppo dei 10 con l‟integrazione di Lussemburgo e Spagna. Oggi, i Paesi che aderiscono all‟accordo sono all‟incirca 100. Le attività del Comitato si svolgono

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