Lo Stato belga da centralizzato a federale. Analisi geo-storiche e prospettive future
La sera del 16 dicembre del 2006, la RTBF, la società radio-televisiva dei belgi francofoni, ha trasmesso un'edizione straordinaria del telegiornale in cui si annunciava la secessione unilaterale delle Fiandre e la “fuga” del re, con il conseguente smembramento del Paese.
Nella mezzora di trasmissione, migliaia di valloni impauriti e sconcertati intasarono i centralini del network. Alla fine, sul video comparve una scritta in cui si annunciava che la notizia appena trasmessa non era vera. Fu, infatti, una simulazione per testare la reazione dei francofoni del Belgio di fronte a uno scenario non impossibile. L'iniziativa è stata presa di concerto tra la RTBF e i vertici della Regione vallona e della Comunità francofona.
Il Paese, da lì a qualche mese, sarebbe stato chiamato a elezioni politiche per il rinnovo delle Camere e l'insediamento di un nuovo Governo. L'esito della tornata elettorale del 7 giugno 2007 ha portato il Belgio ad affrontare la peggiore crisi politica della sua storia. Le urne hanno decretato la vittoria dei critiano-democratici, dopo otto anni di governo Verhofstadt di centro-sinistra. Il problema che si è posto dopo lo scrutinio è stato la differente posizione dei cristiano-democratici fiamminghi e di quelli valloni sull'indirizzo politico da dare alla nuova legislatura: i fiamminghi, infatti, tentarono di imporre (grazie alla propria preponderanza numerica) una legislatura costituente, nell'ottica di un assetto confederale da dare al Paese, dopo che, dal 1970, varie riforme costituzionali hanno trasformato il Belgio da Stato centrale a federale; i valloni, dal canto loro, si sono fatti strenui difensori dello status quo.
Il nuovo Governo, a seguito di delicatissime trattative, è stato formato solo nel marzo del 2008, con l'incarico conferito dal re Alberto II al cristiano-democratico fiammingo Yves Leterme. Il nuovo governo non avrebbe avuto vita facile: Leterme ha rimesso il mandato nelle mani del sovrano nel dicembre del 2008. Il re ha accettato le dimissioni il 22 dicembre e ha conferito l'incarico a Herman Van Rompuy, il cui governo si è insediato il 2 gennaio del 2009. Gli scenari sono ancora aperti, con possibilità di nuove elezioni politiche entro l'anno.
Sono partito dal passato più recente del Belgio, cercando di capirlo e di spiegarlo. Per fare ciò, è stata necessaria l'indagine sulle cause dell'impasse presente. Le origini della crisi attuale, per altro l'ultima e la più acuta di una serie che si sta protraendo dal XX secolo, sono da ravvisare nella nascita e nella formazione dello Stato.
Nato sull'onda dei moti romantici del XIX secolo, uscito da un'insurrezione che lo ha portato a scindersi dal Regno dei Paesi Bassi, il Belgio si plasma come Stato nazionale, fortemente francesizzato e liberale. I gangli del potere, all'epoca, erano saldamente in mano all'alta borghesia francofona, sia fiamminga che vallona. Le sub-nazionalità, vallona e fiamminga appunto, sarebbero emerse da lì a qualche decennio: quella fiamminga in reazione alla subordinazione nell'architettura statuale; quella vallona dapprima per mantenere il proprio status, in seguito per far fronte al proprio declino economico e demografico.
La dialettica tra le due sub-nazionalità, prodotto della cristallizzazione storica della frontiera linguistica tra germanesimo e latinità, si è intrecciata con altre fratture sociali, quali quella “laici-cattolici” o “democristiani-socialisti”, da leggere alla luce della contrapposizione etnolinguistica.
Questa tesi si pone l'obiettivo di analizzare le tappe del Belgio da Stato unitario a Stato federale, presentando alcuni esiti possibili che potrebbero scaturire dalla crisi contemporanea. Per fare ciò, dopo un primo capitolo strettamente geografico, in cui ho presentato la struttura geo-fisica, umana ed economica del Paese, sono passato a una trattazione diacronica del problema. Il secondo capitolo è un excursus storico dall'antichità all'indipendenza del Paese, nel 1830, mettendo in luce, sul lungo periodo, sia le cause della frontiera linguistica che divide il Belgio, sia il perché, alla sua nascita, esso sia nato come Stato centralizzato ad aspirazione nazionale.
Il terzo e il quarto capitolo sono il cuore di questo lavoro, focalizzandosi sul percorso che dalla seconda metà dell'Ottocento alla seconda metà del Novecento ha ridisegnato la struttura statuale belga: attenzione è stata posta sulle prime rivendicazioni linguistiche fiamminghe, organizzatesi nel Movimento Fiammingo. La reazione vallona si è avuta alla fine del XIX secolo, con la nascita del Movimento Vallone. La presa di coscienza etnoliguistica, a quell'epoca, era ancora minoritaria nel Paese: nondimeno, ciò ha contribuito alla presa di coscienza etnoregionale, esplicitata pienamente nel XX secolo, fino alle riforme costituzionali che dal 1970 ai primi anni del 2000 hanno profondamente modificato l'ordinamento belga. Il quinto capitolo è l'analisi della riforma federale del 1993 e delle sue potenziali evoluzioni.
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Informazioni tesi
Autore: | Vincenzo Ferrillo |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2007-08 |
Università: | Università degli Studi di Trento |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Scienze storiche |
Relatore: | Giuliana Andreotti |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 58 |
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