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Ritualità e condizione sociale della donna in India

Il rito della sati, immolazione della vedova sulla pira del marito defunto è fuorilegge dal 1829. Da allora, tuttavia, anche se la legge lo proibisce, il suicidio della vedova sul rogo del marito continua. In India esistono decine e decine di templi dedicati a donne immolatesi sul rogo del marito e che il culto popolare ha trasformato in divinità. La sati non fu tanto l’espressione più estrema di amore coniugale fino al punto di decidere volontariamente di non sopravvivere al proprio marito. Ma la convinzione da parte di una società patriarcale e maschilista di considerare la donna essere inferiore e destinato a scomparire se viene a mancare il marito e il conseguente status di moglie. Le ragioni che hanno portato all’istituzione della sati sono da ricercare all’interno di quella stessa cultura indiana che ha dato origine alla dote, alla vedovanza perpetua e all’infanticidio di figlie femmine. Già nel periodo Vedico il compito della donna era quello di dare alla luce figli maschi e vivere per servire per servire il suo “Signore”. Per una donna rimanere vedova, senza figli e soprattutto senza figli maschi equivale ad una tragedia ed è un segno inconfondibile di una punizione divina. La vedova sopravvivendo al marito viene colpevolizzata ed accusata di aver compiuto gravi peccati in questa vita e nelle precedenti. Ma la violenza nei confronti delle donne indiane non inizia esclusivamente con la perdita dell’importante ruolo di moglie. Interessi strettamente materiali ed economici sono alla base di innumerevoli maltrattamenti, che quotidianamente colpiscono le giovani donne indiane. Molte famiglie per procurare alle proprie figlie uno sposo sono costrette a sborsare cifre di molto superiori alle loro possibilità. In India il valore della dote è di primaria importanza per il compimento e la buona riuscita del matrimonio. Ma spesso mariti insoddisfatti della dote ricevuta, si sbarazzano delle proprie mogli simulando incidenti domestici, per risposarsi ed ottenere una nuova dote. In una simile situazione si può comprendere come la nascita di una figlia rappresenti una disgrazia e come la discriminazione nei confronti delle donne spesso, si traduca in vera e propria eliminazione fisica.

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5 PREMESSA La mia ricerca sulla condizione della donna indiana inizia nell�estate del 1997 quando, grazie ad uno stage universitario, ho avuto la possibilit� di vivere per circa tre mesi a Bangalore (sud India). Durante questo periodo ho lavorato all�interno della Premáyala Nursery: scuola materna che accoglie bambini provenienti dallo slum di Arsu Colony. Le compagne di questa esperienza erano principalmente donne indiane provenienti dallo slum. Donne e, per di pi�, provenienti da veri ammassi di miseria e degradazione nei quali si cerca di sopravvivere nella pi� assoluta mancanza di mezzi. Donne con alle spalle una vita densa di sofferenze: sfruttate e soggette ad ogni genere di violenza, unicamente perch� donne. E� per loro, mie insostituibili compagne, che la voglia di capire ed approfondire cosa nasconde tanta violenza � diventata progetto di tesi. Non tanto per ribadire la sfavorevole condizione della donna indiana, questione ormai risaputa, ma soprattutto per descrivere con quali mezzi e in quale modo crudele tale

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Informazioni tesi

  Autore: Monica Mortillaro
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2001-02
  Università: Università degli studi di Genova
  Facoltà: Scienze della Formazione
  Corso: Scienze dell'Educazione
  Relatore: Annibale Salsa
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 150

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