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La comunicazione pubblica: da leva all'accesso alla P.A. a strumento per la democrazia partecipativa.

Dall’inizio degli anni Novanta, con l’avvio della riforma alla P.A., la comunicazione pubblica ha assunto un’ importanza tale da diventare vera e propria leva del cambiamento.
Accanto alla riforma dello Stato e delle istituzioni, emergono nuovi bisogni e la domanda dei cittadini utenti cambia. Gli attori sociali e la stessa comunicazione pubblica devono prendere atto del cambiamento e riposizionarsi nel mutato contesto. In questo scenario sembra che la democrazia partecipativa sia un modello per troppo tempo dimenticato o sottovalutato sia da parte dei politici di professione che da una parte degli “scienziati” sociali.
I motivi di questa disattenzione attorno al tema in oggetto possono essere diversi ma forse quello più evidente è dovuto ad una sorta di pregiudizio endemico diffuso nel mondo intellettuale che induce a credere alla impossibilità democrazia liberale e rappresentativa.
L’intento che vorrei raggiungere con questa tesi è quello di contribuire a riaprire il dibattito attorno alla democrazia partecipativa con sviluppo e allargamento congiunto di una sfera pubblica più consapevole.
Credo che la partecipazione debba essere considerata come un elemento irrinunciabile al pari di altri valori universalmente riconosciuti quali l’uguaglianza e la libertà.
Tuttavia quotidianamente registriamo disinteresse e apatia in merito alle questioni pubbliche che spingono sempre più spesso molti cittadini persino a disertare le urne, rinunciando così alla principale occasione di partecipazione loro garantita. Questo fenomeno è dovuto principalmente all’impressione che la loro voce non venga ascoltata, anzi venga consapevolmente ignorata.
Tuttavia secondo il mio parere ognuno deve potersi sentire responsabile delle proprie azioni e deve rendere conto alla collettività di ciò che dice e di ciò che fa, oltre ad avere la possibilità di prendere parte direttamente alla “cosa pubblica”.
Dobbiamo desiderare l'inizio di una nuova vita pubblica e collettiva, democratica e partecipata, onde impedire che si affermi, senza più alcun controllo, il pericolo che si spezzi definitivamente il dialogo tra cittadini, istituzioni e mercato.
Dobbiamo essere protagonisti attivi del nostro destino, compiendo scelte a favore dei bisogni della collettività. Nello svolgimento del processo bisogna però essere chiari sin dall'inizio, poiché non ha alcun senso rivendicare l'autonomia socio-economica della società garantendo nel contempo allo Stato la centralità politico-istituzionale e militare. Quando si pretende la realizzazione dell'autonomia, occorre farlo in maniera globale, ancorché locale, investendo ogni aspetto delle attività umane.
Sono convinta che la via perseguibile sia quella che possa portare ad un ampliamento degli spazi di partecipazione politica e civica.
Ma non posso ignorare che nella società ed anche nelle istituzioni, stanno invece montando sentimenti contrari ad una maggiore e più consapevole partecipazione dei cittadini alla vita pubblica.
Aumenta ogni giorno il distacco se non addirittura il disprezzo verso le istituzioni, quasi tutte accomunate dai cittadini in un giudizio negativo, tutte corrotte, tutte inefficienti.
In questo quadro desolante dal punto di vista delle virtù civiche sembra invece corretto guardare avanti, preparando gli strumenti per affrontare il domani, perché prima o poi una nuova fase si aprirà e bisognerà farsi trovare pronti per trarne tutte le opportunità.
Se la ragion d'essere dello Stato democratico è quella di prendersi cura dei beni comuni nell'interesse generale, la comunicazione delle pubbliche amministrazioni deve mirare a modificare atteggiamenti e azioni proprie e dei cittadini per ottenere comportamenti attivi "virtuosi" da parte degli uni e delle altre.

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4 INTRODUZIONE Dall’inizio degli anni Novanta, con l’avvio della riforma alla P.A., la comunicazione pubblica ha assunto un’ importanza tale da diventare vera e propria leva del cambiamento. Accanto alla riforma dello Stato e delle istituzioni, emergono nuovi bisogni e la domanda dei cittadini-utenti cambia. Gli attori sociali e la stessa comunicazione pubblica devono prendere atto del cambiamento e riposizionarsi nel mutato contesto. In questo scenario sembra che la democrazia partecipativa sia un modello per troppo tempo dimenticato o sottovalutato sia da parte dei politici di professione che da una parte degli “scienziati” sociali. I motivi di questa disattenzione attorno al tema in oggetto possono essere diversi ma forse quello più evidente è dovuto ad una sorta di pregiudizio endemico diffuso nel mondo intellettuale che induce a credere alla impossibilità di funzionamento concreto di modelli che divergono rispetto a quello della democrazia liberale e rappresentativa. L’intento che vorrei raggiungere con questa tesi è quello di contribuire a riaprire il dibattito attorno alla democrazia partecipativa con sviluppo e allargamento congiunto di una sfera pubblica più consapevole.

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