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Democrazia e crescita economica

Quali sono le fondamentali determinanti del livello di output economico degli stati nazionali?
La questione sul perché alcuni Stati siano ricchi, mentre altri siano poveri, è una domanda che ha tormentato gli economisti almeno sin dal 1776, quando Adam Smith scrisse An Inquiry into the Nature and Causes of the Wealth of Nations.
Alcuni Stati, nonostante siano dotati di alti livelli di risorse naturali, vivono una condizione di estrema povertà (ad esempio i paesi dell’Africa Sub-Sahariana) mentre altri, con livelli più scarsi di risorse (come Hong Kong), prosperano. La comprensione di come la proprietà privata e la libertà economica permettano alle persone di organizzare le proprie attività nell’ambito dello scambio e del commercio, da cui ricavano vantaggi reciproci, ci consente di avere delle buone indicazioni su quanto l’ambiente istituzionale sia necessario allo sviluppo e alla prosperità.
Il collegamento fra democrazia e sviluppo economico è stato studiato sia da scienziati “politici” che da economisti, con differenti interpretazioni della questione, e diverse prospettive d’approccio ad essa.
L’intento di questo lavoro è di analizzare alcuni degli aspetti più importanti della relazione democrazia-crescita prendendo spunto dall’analisi degli studi empirici e teorici sull’argomento.
Sarà necessario, prima di tutto, chiarire a livello tassonomico cosa si intende per sviluppo economico e per forme di democrazia, volgendo l’attenzione soprattutto ai concetti di “diritti di proprietà”, “rule of law” e istituzioni statali e alle diverse configurazioni che i sistemi economici assumono in relazione al variare delle suddette caratteristiche.
Viene proposta, innanzitutto, una definizione ampliamente condivisa di quello che è il concetto di democrazia, facendo riferimento all’evoluzione storica di questa forma di governo, soprattutto in relazione con quella che è da sempre stata, la sua principale alternativa, la dittatura o autocrazia.
Prima di guardare ai modelli che sono stati scelti per questo lavoro, va fatta un’importante precisazione, e cioè che gli studi sulla relazione democraziacrescita economica fanno capo a due filoni principali, che traggono spunto da una domanda complessa, che vede la possibilità di spiegazioni molteplici: è la democrazia ad implicare la crescita economica? Oppure, viceversa, è lo sviluppo economico a creare le condizioni ideali per la nascita e lo sviluppo della forma di governo democratica?
Nel primo capitolo si affronteranno, innanzitutto, le questioni relative alla metodologia dell’analisi empirica, che sta alla base degli studi e delle idee economiche proposti.
Quasi tutti gli studi scientifici sull’argomento democrazia-crescita hanno basato le loro indagini su analisi empiriche di tipo cross-country, facendo uso di diversi indicatori per la misurazione dei livelli di democrazia e di crescita economica. Per la crescita economica le misure disponibili, e le più utilizzate, sono, in genere il prodotto interno lordo o altre misure “microeconomiche” come il livello del consumo di alcuni tipi di beni. Per quanto riguarda gli strumenti di misurazione del tipo di regime politico o del grado di democrazia, in letteratura esistono molti indicatori, che differiscono tra di loro per le metodologie con cui vengono determinati.
Sarà qui presentata una rassegna degli indicatori più utilizzati in letteratura.
Sarà poi presentato il modello teorico, da cui è partita la questione se sia la crescita economica a promuovere la nascita della democrazia, meglio noto in letteratura come “Lipset Hypothesis”, dal nome dell’autore che, nel 1959, compì uno studio partendo dall’ipotesi che il maggiore sviluppo economico di un paese sia condizione per la nascita della democrazia.
Saranno analizzati i lavori di Helliwell (1992) e Barro (1994), che hanno provato a verificare l’ipotesi di Lipset, trovando nell’evidenza empirica la conferma dell’idea che la democrazia trovi terreno fertile su cui svilupparsi in quei paesi dove c’è prosperità economica.
Nel secondo capitolo è proposta una rassegna dei tanti lavori che hanno avuto come oggetto l’analisi degli effetti della forma di governo democratica sulla crescita economica, con particolare riferimento a quelli riepilogati in Tabella 1.

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1 Introduzione Quali sono le fondamentali determinanti del livello di output economico degli stati nazionali? La questione sul perché alcuni Stati siano ricchi, mentre altri siano poveri, è una domanda che ha tormentato gli economisti almeno sin dal 1776, quando Adam Smith scrisse An Inquiry into the Nature and Causes of the Wealth of Nations. Alcuni Stati, nonostante siano dotati di alti livelli di risorse naturali, vivono una condizione di estrema povertà (ad esempio i paesi dell‘Africa Sub-Sahariana) mentre altri, con livelli più scarsi di risorse (come Hong Kong), prosperano. La comprensione di come la proprietà privata e la libertà economica permettano alle persone di organizzare le proprie attività nell‘ambito dello scambio e del commercio, da cui ricavano vantaggi reciproci, ci consente di avere delle buone indicazioni su quanto l‘ambiente istituzionale sia necessario allo sviluppo e alla prosperità. Il collegamento fra democrazia e sviluppo economico è stato studiato sia da scienziati ―politici‖ che da economisti, con differenti interpretazioni della questione, e diverse prospettive d‘approccio ad essa. L‘intento di questo lavoro è di analizzare alcuni degli aspetti più importanti della relazione democrazia-crescita prendendo spunto dall‘analisi degli studi empirici e teorici sull‘argomento. Sarà necessario, prima di tutto, chiarire a livello tassonomico cosa si intende per sviluppo economico e per forme di democrazia, volgendo l‘attenzione soprattutto ai concetti di ―diritti di proprietà‖, ―rule of law‖ e istituzioni statali e alle diverse configurazioni che i sistemi economici assumono in relazione al variare delle suddette caratteristiche. Viene proposta, innanzitutto, una definizione ampliamente condivisa di quello che è il concetto di democrazia, facendo riferimento all‘evoluzione storica di

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