Il cosplay tra subcultura e arte. Alice Liddell
Sono venuta a contatto con questa nuova realtà espressiva solo da poco.
Condurmi in questo mondo è stata la mia passione per anime e manga che coltivo ormai da tempo. Questa mia passione è stata favorita dai social network che offrono una panoramica abbastanza vasta del settore. Proprio in questo contesto mi sono imbattuta nel cosplay di cui conoscevo quasi nulla. Nel vedere per la prima volta il cosplay sono rimasta stupita e incuriosita da queste persone travestite da personaggi principalmente di manga e anime ma non riuscivo a capire il perché di questo fenomeno così ho iniziato ha studiarlo e analizzarlo. Con il tempo ho capito che questo mondo è costituito da appassionati che danno libero sfogo alla loro passione attraverso un personaggio amato che in qualche modo rispecchia la propria personalità o come si vorrebbe essere. La passione diventa ancora più reale impersonato il personaggio, a questo punto non è più una fantasia ma diventa qualcosa di reale in carne e ossa. Da qui la scelta di percorre questo cammino che mi vedesse coinvolta personalmente.Cos’è il cosplay? Il termine viene coniato in Giappone a fine anni 70, è una abbreviazione delle parole inglese costum (costume) e play (recitare). Il fenomeno prende in grande considerazione per la maggior parte i personaggi di anime e manga tipici della tradizione giapponese. Negli ultimi anni il fenomeno ha avuto una grande diffusione dal punto da essere definito “fenomeno di massa”.Innanzi tutto il cosplay non è un semplice fenomeno di mascheramento, al contrario consiste nell’arte di travestisi e interpretare attraverso il proprio corpo, imitando le movenze e il comportamento di un preciso personaggio. Il cosplay, diversamente da chi si maschera attraversa diversi fasi preparatorie che vanno dallo studio del personaggio fino alla performance. I cosplayer, in special modo quelli italiani tengono molto a realizzare essi stessi il loro cosplay, spesso si cuciono da soli i proprio abiti, si costruisco gli accessori ricercando con attenzione i miglior materiali e sono animati da vera e propria passione e amore profondo per il personaggio che interpretano. Al contrario in Giappone ha un’accezione diversa: il cosplay è una moda in piena regola, uno stile di vita, che viene sfoggiato nella vita quotidiana, esattamente come le altre mode. Tutto questo lavoro culmina nelle fiere e negli eventi cosplay, dove si svolgono gare e sfilate nelle quali i cosplayer mostrano e interpretano il proprio personaggio, spesso con il supporto di performance recitate. Questi raduni sono anche occasioni per incontrare altri cosplayer per confrontarsi ma anche divertirsi.Il cosplay è una “tradizione” giapponese, risale al successo delle fiere dei fumetti nei primi anni Ottanta. Dalla fine degli anni Settanta, dopo il successo riconosciuto in patria da serie di animazione nipponica (anime) e di riflessione i fumetti locali (manga) hanno conosciuto in quel paese un’espansione imponente. All’interno delle manifestazioni analoghe in giro per il Giappone si è iniziata a sviluppare spontaneamente l’abitudine di portare abiti tratti da serie televisive di successo e da lì si è passati a costumi sempre più elaborati. Il fenomeno è diventato poi talmente vasto che si sono creati spazi dedicati all’interno e poi, da metà anni Novanta, manifestazione esclusivamente dedicate al cosplay. In Italia il cosplay nasce a metà degli anni Novanta. Non esiste una data “ufficiale” della nascita del cosplay italiano. Molti comunque riconoscono nelle primo concorso svoltosi a “Lucca Comics & Games”, nel 1997, l’inizio ufficiale della storia del cosplay in Italia.Il cosplayer attua un rito di preparazione simile a quello dello Shite del teatro del No durante la “sosta” nella “stanza dello specchio”. In quel luogo lontano dagli occhi del pubblico, lo Shite ha la possibilità di rimanere solo con se stesso, preparandosi sia fisicamente (vestizione e applicazione della maschera) sia psicologicamente (meditazione e immedesimazione nel personaggio; durante questa fase lo Shite si fonde con esso fino a rappresentarne l’essenza). È importante l’identificazione nel teatro del No. Anche lo Shite entra in trance e si trasforma realmente nel personaggio mediante la vista del riflesso della sua immagine truccata e vestita allo specchio. Allo stesso modo il cosplayer diventa il personaggio proprio durante la fase di preparazione e vestizione. Il costume, così come il trucco, ha il “potere” di annullare la personalità dell’individuo e scaturire, quella del personaggio. Il cosplayer s’immedesima a fondo ed entra in contatto col personaggio fino a diventare esso stesso, così da rendere qualsiasi gesto, parola, azione compiuta durante il cosplay rapportabile solo al personaggio stesso e non alla persona che vi sta dietro.
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Informazioni tesi
Autore: | Marica Scarponi |
Tipo: | Diploma di Laurea |
Anno: | 2014-15 |
Università: | Accademia di Belle Arti |
Facoltà: | Design e Arti |
Corso: | Scenografia |
Relatore: | Loretta Fabrizi |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 91 |
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