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Strategie e tecniche per l'etica d'impresa

Nell’economia globalizzata è necessario, per le aziende che desiderano consolidare la propria immagine sociale, farsi riconoscere come soggetti socialmente responsabili.
Per questo l'impresa avverte in misura sempre maggiore l’esigenza di comunicare in forma chiara e comprensibile l’etica delle proprie azioni, nei confronti di tutte le categorie di soggetti che possano essere interessati alla sua attività, sia in maniera diretta che indiretta, gli stakeholders.
E’ ormai noto come nel termine siano incluse figure quali i dipendenti, i fornitori, gli azionisti, i soci, l’imprenditore, i clienti, i concorrenti e gli Enti Pubblici; in una sola parola, l’universo aziendale.
Incalzate dalle richieste di una clientela più consapevole e responsabile, nonché dal desiderio di impegnarsi nella propria attività con degli approcci maggiormente sostenibili, le organizzazioni economiche stanno affinando negli ultimi anni tutta una serie di strumenti di rendicontazione sociale che possano aiutarle nel raggiungimento di questo obiettivo.
Il bilancio sociale, tra questi, si caratterizza per proporre degli indicatori chiari e significativi del rispetto, nella gestione aziendale, di ogni singolo requisito della norma SA8000 la cui applicazione sia certificata da un organismo esterno.
Grazie poi all’integrazione con gli altri strumenti, il bilancio sociale sembra quindi possedere i giusti requisiti per poter vincere questa nuova sfida.

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ABSTRACT La cultura e il rispetto della dignità umana e le ragioni della solidarietà hanno spinto, negli ultimi anni, ad analizzare e superare l’ambiguità del mercato globale, in cui si è lasciato ampio spazio ai comportamenti d’impresa sempre più elusivi ed eticamente discutibili. Già esistono da tempo regole internazionali sulla tutela contro le discriminazioni, sull’abolizione del lavoro forzato e del lavoro minorile: un primo esempio è rappresentato dal Trattato di Maastricht dell’Unione Europea, che sancisce lo sforzo di cooperazione per la tutela ambientale e per la crescita dei paesi in via di sviluppo (PVS); un secondo esempio è costituito dal Codice di condotta per l’etica degli affari recentemente approvato da parte del Parlamento europeo. Il problema dunque non è nell’individuare regole, ma nel riscontrare la loro effettiva applicazione. Nell’attuale scenario mondiale le imprese realizzano le loro strategie utilizzando la legge del più forte, che costituisce il principio base della globalizzazione. Da diversi anni le aziende, soprattutto quelle di grandi dimensioni e le multinazionali, hanno capito che produrre nel terzo mondo e nei paesi dell’est costa meno ed elimina molti inconvenienti e limiti presenti nel loro paese di origine, quali l’elevato costo del lavoro e la presenza di vincoli giuridici in materia ambientale. Nei paesi in via di sviluppo invece i prodotti sono quasi sempre confezionati da lavoratori minorenni sottopagati, costretti a lavorare per l’intera giornata, compromettendo il loro sviluppo infantile oltre che la loro salute. Dopo decenni di consumismo frenetico, di comportamenti irresponsabili nell’uso dei beni, nella produzione dei rifiuti, nel consumo energetico, si dovrebbe avvertire l’esigenza di far proprio il concetto di consumo sostenibile, nel suo significato di consumo razionale, capace di prevedere e governare le proprie conseguenze in termini di impatto ambientale e sociale. Oggi si deve osservare il sistema economico attraverso la cosiddetta “etica dell’astronauta” che considera la terra come uno spazio limitato con poche risorse da sfruttare. Dopo la scoperta di clamorosi livelli di corruttela nell’ambito delle grandi aziende, dopo la tragedia dell’11 settembre e il diffondersi della paura per il terrorismo, ma anche dello sdegno per la scoperta di ingiustizie e di squilibri, il mondo sembra far propri i valori etici ed ecologici. La responsabilità sociale d’impresa (CSR) potrebbe creare le condizioni necessarie sia per una società coesa ed equa che per un tessuto imprenditoriale dinamico, competitivo ed efficiente. Essa incide infatti sulla cultura aziendale di modo che le scelte imprenditoriali siano una mediazione tra il criterio della economicità e quello della socialità. Per misurare la crescita economica di un paese si dovrebbe non solo fare riferimento all’incremento del P.I.L. e cioè alle performance economico-

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