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Il biodeterioramento delle architetture monumentali tufacee nel ''Quartiere museo'' a Napoli

Arte e scienza però, non sono due mondi completamente avulsi l’uno dall’altro come spesso si crede, ma al contrario sono due discipline che possono presentare numerosissimi punti di contatto e che quindi possono aiutarsi reciprocamente a progredire. Le materie scientifiche aiutano dunque a ricordare che l’approccio con l’opera d’arte non deve essere di tipo meramente estetico, filosofico o storico, ma anche materico; del resto è proprio la materia dell’oggetto artistico che viene ripristinata in fase di restauro.
Tante sono le discipline scientifiche che supportano la scienza dei Beni Culturali, dalle fondamentali e già citate chimica, fisica e geologia, all’ingegneria e all’urbanistica. Allo stato attuale però stanno diventando sempre più preziose per il patrimonio artistico anche le scienze che studiano gli esseri viventi sia animali che vegetali, i quali interagiscono direttamente sul manufatto, diventando tra i principali agenti di degrado delle opere d’arte.
La ricerca dei punti di contatto tra arte e scienza e la loro sommaria conoscenza, convergono nella figura del conservatore dei beni culturali che ha il ruolo di coordinatore tra le varie figure professionali (restauratori, operatori, tecnici specializzati, archeologi, storici) che operano nel settore. Al conservatore di beni culturali competono in senso generale la tutela e la valorizzazione dei beni artistici e culturali. In particolare egli si occupa dell’organizzazione degli interventi di restauro su beni librari, musicali, architettonici e storico-artistici.
E’ necessario dunque che questa figura professionale funga da tramite ed intermediario tra arte e scienza al fine di una cooperazione stabile e proficua tra i vari settori scientifici e culturali, i materiali selezionati per lo studio delle condizioni di biodeterioramento della suddetta zona, sono Piperno e Tufo Giallo Napoletano. Il biodeterioramento dei manufatti artistici in ambiente urbano è un fenomeno molto ricorrente, che va studiato e controllato ai fini di una corretta conservazione e di un eventuale recupero dell’opera d’arte considerata. Imparare a controllare il contesto ambientale in cui è calato il monumento, significa anche imparare a controllare la presenza di esseri viventi, in quanto questi avendo alcuni fattori limitanti di crescita (luce, acqua, ossigeno, etc), sono portati a svilupparsi in maniera più lenta e difficoltosa, garantendo così la totale o parziale integrità materica dell’opera d’arte, anche attraverso le metodiche di controllo del biodeterioramento, espletate mediante processi meccanici (rimozione dei microrganismi con bisturi, pennelli, spazzole, raschietti, microaspiratori), fisici (raggi UV, raggi gamma, laser, corrente elettrica, controllo delle temperature) e chimici (utilizzo di biocidi e pesticidi per azioni di disinfezione e disinfestazione), che mirano ad eliminare il degrado provocato dai microrganismi ed eventualmente a ritardarne la ricomparsa.

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Informazioni tesi

  Autore: Barbara Arfè
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2008-09
  Università: Università degli Studi Suor Orsola Benincasa - Napoli
  Facoltà: Conservazione e Restauro dei Beni Culturali
  Corso: Conservazione e Restauro dei Beni Culturali
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 170

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Parole chiave

architetture
architetture monumentalki tufacee
biocida
biodeterioramento
biofilm
cause chimiche
cause fisiche
piperno
restauro
tecniche di conservazione
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tecniche di risanamento
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