L’influenza sociale: verso una rivisitazione delle principali teorie di riferimento
Il tema dell’influenza sociale ha avuto grande rilevanza nella psicologia sociale, soprattutto a partire dagli anni ‘50 del 900, quando autori come Muzafer Sherif, Solomon Asch, Stanley Milgram e molti altri, hanno cercato di dare risposta ad una domanda: come è stato possibile che alcuni Paesi europei, oggi grandi democrazie, come Germania e Italia, tra gli anni ’20 e ’30 del 900 si siano trasformate in dittature, capaci di inaudite atrocità, con il diffuso consenso dei rispettivi popoli?
Fin dai primi studi l’influenza sociale è stata considerata come il meccanismo fondamentale che ha reso possibile molti dei terribili atti commessi durante la Seconda Guerra Mondiale, ma anche di moltissimi delitti contro l’umanità che hanno successivamente scosso il mondo intero e che fanno pensare essere stati commessi da persone “disumane”. Basti pensare, oltre ai campi di concentramento, agli attentati dell’11 Settembre, o ai più recenti attentati terroristici in Francia, Tunisia ed in altri paesi del mondo islamico e dell’Europa.
Sono tutti casi in cui degli individui, da soli o in gruppo, hanno realizzato o comunque sostenuto, crudeltà nei confronti di altri, spesso giustificandole con la necessità di “obbedire agli ordini”, siano questi legati a contesti bellici o derivanti dall’interpretazione dei precetti di una dottrina religiosa.
Molti studi ed esperimenti si sono susseguiti nel corso degli anni, ed ancora oggi il dibattito è aperto. Questa tesi vuole esprimere una sintesi di diversi studi condotti da psicologi sociali sul fenomeno dell’influenza sociale. Partendo dall’analisi degli studi classici, questo elaborato vuole arrivare a esplorare le teorie più recenti che si occupano tutt’oggi di questo tema, l’obiettivo è quello di approfondire e fornire una visione globale su cosa si intende per influenza sociale e i comportamenti che ne conseguono. Inoltre si vuole evidenziare come questo fenomeno meriti particolare attenzione, non solo per il ruolo che ha giocato in tragici eventi passati, ma anche per la sua capacità di essere presente quotidianamente in diversi contesti sociali. In particolare il primo capitolo è dedicato all’analisi generale degli studi classici che si sono occupati dell’influenza sociale, evidenziandone definizione e caratteristiche. Buona parte di questo capitolo si concentra sui famosi esperimenti degli autori Muzafer Sherif e Solomon Asch, relativamente alla formazione delle norme sociali. Dopodiché vi è l’analisi di una particolare forma di influenza sociale: il conformismo, di cui sono messi in evidenza i processi responsabili e i fattori individuali di coloro che si conformano.
Il secondo capitolo approfondisce l’influenza sociale presente nei gruppi: partendo da una breve analisi di come sono strutturati i gruppi e delle loro caratteristiche, si arriva ad approfondire quali sono le caratteristiche del gruppo che favoriscono la presenza dell’influenza sociale, come agisce il conformismo all’interno di esso e che tipo di conseguenze comporta per gli appartenenti al gruppo. Una sezione di questo capitolo è dedicata all’esperimento della “Stanford Prison Experiment” di Philip Zimbardo che offre un’interessante e ormai famosa prospettiva, secondo la quale il contesto è in grado di trasformare chiunque in un “cattivo”, sovrastando quindi, qualsiasi caratteristica individuale.
Dopo aver affrontato il tema dell’influenza sociale nei gruppi, la tesi passa alla trattazione relativa all’influenza sociale che può derivare da un’autorità. In questo caso l’esperimento centrale è quello delle scosse di Stanley Milgram, il quale individua i fattori e le variabili che influiscono sull’obbedienza all’autorità. L’ultima parte di questa sezione è dedicata all’importante opera di Hannah Arendt, “La banalità del male”, e anch’essa ci fornisce un’interpretazione su cosa può spingere l’individuo ad agire per il male. Riportando la testimonianza di Adolf Eichmann, la Arendt condivide lo stesso punto di vista di Zimbardo, ritenendo che sia il contesto a determinare le azioni individuali.
Infine, l’ultimo capitolo è dedicato ad analizzare le prospettive più recenti sul tema, che si contrappongono alla visione della Arendt e di Zimbardo, fornendo una prospettiva alternativa che non elimina l’importanza del contesto, ma le affianca il ruolo centrale che l’individuo ha nelle proprie azioni, riportando l’attenzione sulla responsabilità individuale. I principali autori che vengono menzionati sono Stephen Reicher e Alexander Haslam i quali, come altri che verranno menzionati, attuano una rivisitazione delle prospettive analizzate nei capitoli precedenti. Tra questi vengono rivalutati gli esperimenti di Milgram e Zimbardo e l’opera della Arendt.
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Informazioni tesi
Autore: | Valentina Nicolosi |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2015-16 |
Università: | Università degli studi di Genova |
Facoltà: | Scienze Sociali |
Corso: | Scienze e tecniche psicologiche |
Relatore: | Anna Zunino |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 54 |
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