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Convergenza e nuovi equilibri nel Web 2.0: il caso Google-YouTube

Negli ultimi anni il settore delle ICT ha attraversato una fase di forte cambiamento strutturale che, unito agli sviluppi tecnici nel World Wide Web, ha portato alla nascita di quello che viene oggi definito il Web 2.0, caratterizzato da un alto livello di interazione fra gli utenti e nuove modalità di gestione e modifica simultanea dei contenuti. Si tratta di una vera e propria rivoluzione culturale, che ha avuto ripercussioni profonde sul tipo di approccio ai mezzi di comunicazione, oltre che sulle modalità e sui tempi di fruizione dei contenuti che essi propongono.
Così, mentre la televisione commerciale è sempre più preoccupata per l'erosione del mercato pubblicitario provocato dalle nuove forme di fruizione dei nuovi media, le principali aziende di Internet non hanno tardato a raccogliere la sfida e si preparano ora ad affrontare il fenomeno della convergenza tecnologica, che sembra destinato a mutare i rapporti fra settori fino ieri distinti.
In tale contesto, Google ha prontamente dimostrato la sua capacità di adeguarsi ai cambiamenti prima degli avversari, mettendo in atto una strategia di diversificazione a più livelli (servizi online, modelli pubblicitari, canali). Sicuramente, la strada su cui è avviato lo porterà nei prossimi anni a detenere un ruolo di leader anche nel campo della pubblicità – in Rete e non solo –, senza però dimenticare che ciò che più conta, in questo campo, è il traffico, e la ricerca resta pur sempre il principale crocevia per cui ogni utente della Rete deve passare.
Da questo punto di vista, l’acquisizione di YouTube rappresenta una mossa decisiva, anche se pagata caramente. Con YouTube, infatti, oltre ad assicurarsi uno dei siti web con il più ampio e fidelizzato bacino di utenti, Google ha anticipato la rivoluzione del consumo televisivo: molto presto è probabile che gli utenti potranno creare i propri palinsesti interamente personalizzati e questo aprirà ancora nuovi scenari per lo studio delle abitudini e dei gusti dell’utente e, dunque, per la pubblicità online, che potrà essere sempre più strettamente targetizzata.
Nel frattempo, YouTube continua ad arricchirsi di video e il suo pubblico non accenna a diminuire. È un'espansione che Google sta tentando di cavalcare offrendo ai propri utenti e partner pubblicitari sempre più servizi per diverse esigenze e sperimentando nuove forme di pubblicità che sfruttino il mezzo video senza rovinare l’esperienza dell’utente.

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1 INTRODUZIONE Mountain View, California, 9 Ottobre 2006: Google annuncia di aver concluso l’accordo per acquistare YouTube, sito leader nella distribuzione di video online, per 1,65 miliardi di dollari (circa 1,30 miliardi di euro), che pagherà con l’emissione di nuove azioni. L’operazione di acquisizione, la più grossa fino a quel momento mai effettuata dal numero uno dei motori di ricerca, verrà conclusa poco più di un mese dopo, il 13 Novembre. Prima di allora, entrambe le aziende si erano sempre dette contrarie a prendere parte ad operazioni di questo genere. Google, abituata a sviluppare in proprio, aveva sempre effettuato piccole e frequenti acquisizioni, ma non sembrava interessata a spingersi oltre. YouTube, dal canto suo, aveva sempre pubblicamente espresso la ferma volontà di rimanere indipendente, nonostante facesse gola a molti colossi, tra cui Yahoo!, Microsoft, News Corporation e Viacom, tutti, secondo la stampa specializzata, interessati alla sua acquisizione. Entrambe hanno cambiato idea. Per YouTube, a ben guardare, la vendita era cosa logica, dal momento che, a poco più di un anno dalla sua nascita, la società non aveva ancora sviluppato un metodo di business efficace per “monetizzare” i suoi servizi e generare profitti, mentre doveva sostenere alti costi di immagazzinamento e distribuzione delle informazioni ed era già incorsa in problemi di violazione del copyright per alcuni video illegali presenti sul sito. Grazie alla più avanzata tecnologia di Google, in grado di immagazzinare grandi quantità di informazioni a costi molto bassi, all’amplissima rete globale di inserzionisti, i cui investimenti pubblicitari convergeranno da questo momento anche su YouTube, e alle schiere di avvocati pronti a intervenire per risolvere i frequenti problemi di violazione del copyright, YouTube potrà ora continuare indisturbata a costruire il suo successo, anche perché, secondo i termini dell’accordo, il sito dovrebbe conservare un’elevata indipendenza e autonomia rispetto al suo acquisitore, mantenendo il proprio marchio e i propri uffici. La sua sede sarà sempre a San Bruno, in California, e tutti i 67 dipendenti continueranno a lavorare nell’azienda. Per Google, la decisione di acquistare YouTube, è apparsa inizialmente meno chiara, specie se si guarda alla cifra astronomica spesa per l’operazione.

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