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L'immagine sensibile e la sensibilità all'immagine. Estetica ed emozione nella fotografia di moda tra arte e business.

La fotografia di moda ha rappresentato per il XX secolo una delle spie culturali e dei terreni sperimentali di maggior rilevanza ed impatto, muovendosi come una sfera permeabile tra i più disparati universi simbolici (sull’asse fotografia-moda-arte-business) e ridefinendo in maniera quasi ossessiva estetiche e codici comunicativi.
Al di là delle peculiarità linguistiche e dei meccanismi propri dei due mostri e profeti che la compongono (ossia la riproducibilità tecnica, la fotograbilità, l’impronta fotografica, la temporalità frantumata per la fotografia; le implicazioni sociologiche riguardanti la tensione psicologica tra uguaglianza e differenziazione per la moda), la fotografia pubblicitaria di moda si presenta come un oggetto filosoficamente bifronte che partecipa dell’alto e del basso, del sublime e dell’insulso e si configura come un’attività liminare i cui fattori discriminanti sono risultati essere i momenti complementari dell’estetica e dell’emozione.
Per momento estetico s’intende un portamento interiorizzato di auto ed etero comprensione che, sulla scia delle lezioni di Gadamer, considera il “Bello” come un principio produttivo (e non soltanto contemplativo) che si fa strada attraverso il movimento senza meta proprio del Gioco dell’arte.
Per momento emotivo s’intende, invece, la frattura che si crea tra la fotografia di moda come attività altamente pianificata e la fotografia di moda come intima ferita e come avventura che punge (dall’illuminante distinzione di Barthes tra studium e punctum) aprendo infinite vie ai giochi sulla forma e sul senso.
A quest’orizzonte estetico-emotivo si affiancano necessariamente analisi e spunti sulla storia della fotografia di moda, sul suo peso economico, sui suoi canali privilegiati (le riviste) e sui rischi e le strategie comunicative, tanto nel contesto di produzione quanto negli universi ricompositivi di ricezione.
Infine, sulla base dell’ontologia e dello statuto specifico dell’immagine fotografica, si getta uno sguardo sulle prospettive riguardanti la rivoluzione in atto del digitale e su un’auspicabile “ecologia delle immagini”. Mantenendo comunque, la sensibilità estetico-emotiva quale garanzia di incisività e significatività che permetta di alleggerire il sistema dell’arte inserendovi quello della moda e di dare spessore al sistema della moda inserendovi quello dell’arte. Di modo che la fotografia di moda possa continuare ad essere, nei suoi prodotti migliori, un accrescimento ed un’esperienza rivelatrice.

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5 Introduzione Nel Rinascimento, di un uomo accorto si diceva che avesse “naso”. Oggigiorno, di una persona in grado di cogliere e valutare le differen- ti istanze che gli si pongono davanti, si dice che ha “occhio”. E’ que- sta prima rivoluzione, di tipo sensoriale, che ci ha spinti in questa trattazione a parlare di fotografia. Il motivo di ciò risiede nella convinzione che proprio questo mezzo, avendo mutato la faccia e la psi- che del mondo, supera di gran lunga altre chiavi di volta della storia ed abbia prodotto delle conseguenze di tale impatto da creare una cul- tura visiva completamente nuova con delle implicazioni dalla portata sconvolgente. L’inventore della fotografia, Nicéphore Niepce, fece sforzi disperati per affermare la sua idea e morì nella miseria. Oggi pochi conoscono il suo nome, ma la fotografia è diventata il linguaggio più comune della nostra civiltà. E quale altro linguaggio se non quello della moda è attualmente così onnipresente sulla nostra retina frastor- nata? Eh sì, perché oltre che affascinato, il nostro occhio è continua-

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