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L'Italia entra nel Miracolo Economico in bicicletta e ne esce in automobile

Ogni giorno un individuo trascorre in media da una a due ore nella propria automobile per recarsi a lavoro, a scuola, per fare la spesa e tornare indietro. Se a questo tempo associamo anche quello dedicato agli spostamenti effettuati nel tempo libero, per andare al ristorante, per uscire con gli amici o per portare la famiglia al cinema, e così via, possiamo facilmente comprendere come nelle società industrializzate, nell’arco di una giornata, siano diverse le ore che spendiamo nell’abitacolo di un’auto, molte di più rispetto a quelle che dedichiamo al nutrimento, alla cura del nostro corpo e, perfino, ad alcuni dei nostri rapporti amicali o familiari. Da questa riflessione nasce l’idea di ripercorrere e comprendere quale sia stato il cammino svolto dalla nostra società italiana rispetto alla motorizzazione di massa, cercando di evidenziare quali cambiamenti sociologici e psicologici la diffusione di questo mezzo di trasporto ha portato con sé. Nell’arco di circa mezzo secolo la diffusione dell’automobile è stata notevolissima. Per avere un’idea della sua intensità possiamo confrontare i dati delle auto in circolazione rispetto alla popolazione. Al 1° gennaio 2004 la popolazione italiana contava 57.888.245 individui (Fonte: Istat), ed al 31 dicembre 2003 in Italia circolavano 34.310.446 autovetture (Fonte: Aci). Questi dati ci affermano che all’inizio del 2004 vi era un’autovettura ogni 1,7 abitanti; nel 1953 si registrava, di contro, un’automobile ogni 51,6 abitanti. Che cosa ha permesso e contribuito ad una tale diffusione?
Sarebbe un errore se ci limitassimo a leggere questi dati come un semplice incremento della diffusione di un bene di consumo: infatti, il possesso dell’automobile può essere, e deve essere, adottato anche come indicatore del benessere e della ricchezza della nostra società. La diffusione dell’automobile è direttamente proporzionale all’aumento del benessere sociale.

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1 Introduzione Ogni giorno un individuo trascorre in media da una a due ore nella propria automobile per recarsi a lavoro, a scuola, per fare la spesa e tornare indietro. 1 Se a questo tempo associamo anche quello dedicato agli spostamenti effettuati nel tempo libero, per andare al ristorante, per uscire con gli amici o per portare la famiglia al cinema, e così via, possiamo facilmente comprendere come nelle società industrializzate, nell’arco di una giornata, siano diverse le ore che spendiamo nell’abitacolo di un’auto, molte di più rispetto a quelle che dedichiamo al nutrimento, alla cura del nostro corpo e, perfino, ad alcuni dei nostri rapporti amicali o familiari. Da questa riflessione nasce l’idea di ripercorrere e comprendere quale sia stato il cammino svolto dalla nostra società italiana rispetto alla motorizzazione di massa, cercando di evidenziare quali cambiamenti sociologici e psicologici la diffusione di questo mezzo di trasporto ha portato con sé. Nell’arco di circa mezzo secolo la diffusione dell’automobile è stata notevolissima. Per avere un’idea della sua intensità possiamo confrontare i dati delle auto in circolazione rispetto alla popolazione. Al 1° gennaio 2004 la popolazione italiana contava 57.888.245 individui (Fonte: Istat), ed al 31 dicembre 2003 in Italia circolavano 34.310.446 autovetture (Fonte: Aci). Questi dati ci affermano che all’inizio del 2004 vi era un’autovettura ogni 1,7 abitanti; nel 1953 si registrava, di contro, un’automobile ogni 51,6 abitanti. Che cosa ha permesso e contribuito ad una tale diffusione? Sarebbe un errore se ci limitassimo a leggere questi dati come un semplice incremento della diffusione di un bene di consumo: infatti, il possesso dell’automobile può essere, e deve essere, adottato anche come indicatore del benessere e della ricchezza della nostra società. La diffusione dell’automobile è direttamente proporzionale all’aumento del 1 Gianni Marocci, L’auto e i giovani, Armando Editore, Roma, 2001, p. 15.

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