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L'arte del sogno: il cinema di Michel Gondry

L'opera del cineasta francese Michel Gondry dall'esordio come regista di videoclip musicali fino alla consacrazione internazionale di autore metacinematografico e onirico.
Senza sentire la necessità di copiare o ricalcare nessun lavoro di altri registi precedenti ma mantenendosi incredibilmente originale e autonomo, Gondry dimostra di saper toccare determinate tematiche ed estetiche che hanno segnato la storia dei movimenti cinematografici, dalla genesi del cinematografo passando dal neorealismo, fino al surrealismo. Quello che si è voluto compiere in questo lavoro è un viaggio attraverso le sue opere più rappresentative, senza trascurare gli esordi nel mondo del videoclip e del cinema, volto a mettere in evidenza la presenza nei suoi lavori di una precisa estetica cinematografica fatta di tecniche semplici, di un rifiuto di effetti speciali computerizzati in favore di trucchi che lo accomunano ai pionieri del cinema, di rotture postmoderniste della linearità temporale e spaziale, di citazione autobiografiche, di strutture ad anello, di mondi onirici, personaggi sognatori ed emarginati, di artigianalità e creatività che molto lo avvicinano a un inventore, insomma a un modo di intendere i film che non ha riscontri coevi; tutto questo ha portato il regista, col procedere dei suoi lavori, alla necessità di utilizzare la sua concezione del cinema come tema stesso dei suoi film: da questo bisogno-desiderio si sono originati film come" Eternal sushine of the spotless mind", che iniziava in parte questa riflessione ponendo l'accento sulla memoria (un tema molto caro al cinema) poi con "L'arte del sogno" dove il centro dell'attenzione si è spostato sul tema della creazione stessa delle opere d'arte, sulla vita stessa di Michel Gondry e sul suo rapporto con il mondo onirico (altro tema abusato dal cinema), fino a che la creazione del film è diventata il centro stesso dell'opera del regista con "Be kind rewind". La volontà e il fine di questo lavoro è evidenziare come questo regista abbia idee formali e tematiche talmente precise e originali da riproporle in ogni sua opera che sia essa un breve videoclip musicale o un film. I suoi lavori prevedono spesso, se non quasi sempre, la messa in crisi della percezione e del punto di vista dello spettatore, utilizzando strutture complesse e procedimenti stranianti, facendo del regista francese un consapevole autore postmoderno e postmodernista, che spesso si permette di ironizzare e giocare con questa corrente.

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Every great idea is on the verge of being stupid Michel Gondry I. Introduzione Un qualsiasi lavoro di tipo cumulativo e valutativo sull'attività di Michel Gondry nasce già con il morbo dell'incompletezza, sia per la giovane età del regista, oggi quarantacinquenne, sia per la sua ancora più giovane esperienza nel mondo del cinema (sebbene, come si vedrà, in parte bilanciata dalla “gavetta” nel mondo dei videoclip musicali e degli spot pubblicitari). Questo deve anzitutto rendere consapevoli di trovarsi dinnanzi ad un cineasta che non ha ancora espresso completamente la sua arte, sul quale ogni valutazione non potrà che essere parziale e limitata ma non per questo inutile o meno interessante, poiché sono già evidenti determinate scelte stilistiche e tematiche straordinariamente originali. Il primo film di Gondry, Human nature, è datato 2001 e per questo la sua carriera cinematografica non è ancora nemmeno decennale; siamo quindi in presenza di un regista- fanciullo (e questa definizione va oltre il semplice motivo anagrafico), con ancora davanti a sé molti anni e, soprattutto, molti film. Tenendo presente quindi che a dieci anni dal suo primo film Kubrick non aveva ancora fatto neanche 2001: Odissea nello Spazio, si può ben capire la portata di questo discorso. Destino strano quello del francese Michel Gondry in Italia, vittima ignara di una delle peggiori traduzioni di titolo di film della storia del cinema quando uscì Se mi lasci ti cancello (originalmente Eternal sunshine of the spotless mind) ma anche di una delle migliori, quella di The science of sleep in L'arte del sogno, quest'ultima più inconsapevole definizione del suo modo di intendere il cinema che semplice tentativo di riversamento linguistico del titolo originale. Il cinematografo ha avuto molteplici padri, ma tra scienziati e inventori si è indubbiamente distinta la figura di un illusionista e prestigiatore parigino, Georges Méliès, che ha dato a quello che prima era semplicemente un “registratore di realtà” la possibilità di rappresentare il sogno e di dare forma concreta alla fantasia 1 . C'è qualcosa che accomuna i primi prestigiatori del cinema a Michel Gondry: ovunque egli è accreditato come un “Méliès contemporaneo”, c'è una traccia nel suo utilizzo di trucchetti cinematografici che riecheggia i vecchi giochi di prestigio con le prime macchine da presa, ci sono una leggerezza e una semplicità nei suoi film che li collocano al di fuori dell'esercizio intellettualistico e dalla banalità degli effetti speciali al computer, c'è una linea comune tra alcuni dei suoi lavori che 1 Andrè Bazin, Che cos'è il cinema?, Garzanti, Milano 1999. 2

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