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Case report di un atleta master

Nella tesi è analizzata l’efficacia di un protocollo triennale di allenamento aerobico in un soggetto adulto di età (> 40 anni) nella quale gli apparati e le funzioni generali dell’organismo hanno già iniziato il processo naturale di decadimento che caratterizza l’invecchiamento.
L’invecchiamento (o senescenza) è un processo complesso in cui concorrono diversi fattori che sottendono ad altrettante teorie che nel tempo sono state formulate. Tra queste, la Teoria dei radicali liberi (proposta per la prima volta nel 1957 da Harman ) e la Teoria mitocondriale (proposta a partire dal 1988) si coniugano nell’attribuire la responsabilità dei fenomeni degenerativi della senescenza a un accumulo casuale di danni ossidativi alle macromolecole mitocondriali, in particolare al DNA dei mitocondri (mtDNA), provocati dai radicali liberi ed, in particolare, dalle specie reattive dell'ossigeno (ROS).
I mitocondri metabolizzano circa il 90% dell'ossigeno cellulare e, pertanto, costituiscono una fonte privilegiata di ROS cui, nello stesso tempo, essi sono particolarmente vulnerabili. La vita cellulare stessa è così potenzialmente dannosa per l’organismo, come già ipotizzato dal biologo tedesco August Weismann (1834 –1914).
L’attività fisica (come anche l’alimentazione ) iperattivano le cellule ed i loro mitocondri e, conseguentemente, esaltano la produzione di radicali liberi ed i rischi ad essi associati.
La vita è una successione di condizioni di stress ossidativi intrinseche, ma le cellule sono dotate della capacità di autoproteggersi. La durata della vita dipende da un equilibrio tra l’inevitabile produzione di ROS nel metabolismo aerobico e la capacità delle cellule di proteggersi da questi. In condizioni di eccesso di produzione o di riduzione della capacità delle cellule di neutralizzarli, come presumibilmente accade naturalmente con l’avanzare dell’età, i ROS colpiscono, in maniera casuale, acidi nucleici, proteine e lipidi ed inducono alterazioni cellulari strutturali e funzionali, con conseguenze negative su organi ed apparti dell’organismo.
Vita è Omeostasi, ossia capacità di recupero della condizione di stabilità interna dell’organismo a fronte delle variazioni delle condizioni esterne attraverso meccanismi autoregolatori.
L'invecchiamento fisiologico (o primitivo) può definirsi come un naturale progressivo disadattamento “omeostatico” di protezione delle cellule di fronte agli effetti dello stress ossidativo.
L’adattamento omeostatico naturalmente va incontro ad usura. Potenzialmente è capace di assicurare all’uomo un’aspettativa massima di vita alla nascita ipotizzata sui 120-130 anni. Fattori intrinseci, genetici, e fattori estrinseci, ambientali e comportamentali, interagenti tra loro, possono favorire il raggiungimento di questo traguardo (durata massima di vita), ovvero interrompere il corso della vita più o meno prematuramente. Il miglioramento delle condizioni individuali (dello stile di vita) e collettive (sociali) spostano in avanti l’aspettativa di vita alla nascita (longevità) e la qualità della stessa (aspettativa di vita in salute).
L’auspicata attività fisica nello stile di vita di ogni persona, se da un lato esalta la produzione di scorie ossidative, dall’altro i) stimola i diversi apparati corporei e ii) potenzia le capacità protettive ed adattative allo stress dell’organismo, con un vantaggio netto, di rallentare il processo naturale di decadimento alla base dell’invecchiamento, allungando la durata e migliorando la qualità della vita.
In questa ottica d’interpretazione, sono stati studiati ed analizzati gli effetti di un protocollo d’attività fisica aerobica (attività fisica di resistenza) sulla composizione corporea e sui principali parametri cardiovascolari, respiratori e metabolici di un soggetto adulto dai 46 ai 49 anni.

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1 SOMMARIO Nella tesi è analizzata l’efficacia di un protocollo triennale di allenamento aerobico in un soggetto adulto di età (> 40 anni) nella quale gli apparati e le funzioni generali dell’organismo hanno già iniziato il processo naturale di decadimento che caratterizza l’invecchiamento. L’invecchiamento (o senescenza) è un processo complesso in cui concorrono diversi fattori che sottendono ad altrettante teorie che nel tempo sono state formulate. Tra queste, la Teoria dei radicali liberi (proposta per la prima volta nel 1957 da Harman 1 ) e la Teoria mitocondriale (proposta 2 a partire dal 1988) si coniugano nell’attribuire la responsabilità dei fenomeni degenerativi della senescenza a un accumulo casuale di danni ossidativi alle macromolecole mitocondriali, in particolare al DNA dei mitocondri 3 1 Harman D. Aging: A theory based on free radical and radiation chemistry. J. Gerontol. 1957;2:298-300. 2 .J. Holt et al. (1988). Deletions of muscle mitochondrial DNA in patients with mitochondrial myopathies. Nature, 331: 717-719. D.C. Wallace et al. (1988). Mitochondrial DNA mutation associated with Leber’s hereditary optic neuropathy. Science, 242: 1427-1430. 3 I mitocondri essendo forniti di DNA proprio, sono semiautonomi, capaci di riprodursi all’interno della cellula e di sintesi di alcune proteine.

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