Machiavelli, Principe del conflitto: analisi sulle moderne strumentalizzazioni del pensiero machiavelliano
Vorreste Machiavelli come vostro capo ufficio?
Il titolo volutamente ironico di questo paragrafo si rifà ad un saggio di Cynthia Wagner nel quale l’autrice abborda il problema della leadership nelle organizzazioni aziendali, confrontando due modelli di gestione: l’approccio autocratico, da lei riconducibile alle teorie di Machiavelli, e l’approccio taoista, di cui il filosofo cinese Lao-Tzu fu iniziatore. Quest’ultimo, in particolare, è percepito come più innovativo e vicino ai bisogni della gestione aziendale, in opposizione al dispotico controllo machiavelliano. L’esistenza di saggi e articoli di questo taglio non deve sorprendere il lettore, giacché numerose sono le opere che applicano i precetti espressi da Machiavelli al management pubblico e aziendale, e che sostengono la validità dei suoi scritti come chiave per una leadership di successo. Ma perché il pensiero di un intellettuale del Rinascimento italiano è in grado di influenzare a tal punto la riflessione sulla leadership e sul management del XXI secolo? Ed è possibile adattare completamente una riflessione così composita ai dirigenti del nuovo millennio? Indubbiamente ogni generazione ha costruito il suo Machiavelli, e quella contemporanea tende ad associare sempre più il nome del fiorentino all’idea di potere, concetto fulcro della vita politica e aziendale odierna. Oggi come allora, la natura immutabile e conflittuale degli uomini li rende oggetto di analisi e spinge molti autori a ricercare un fil rouge che leghi la condotta manageriale moderna ad azioni che risalgono a più di 500 anni fa. Com’è prevedibile, l’applicazione di Machiavelli alla governance pubblica e aziendale solleva non pochi interrogativi circa l’effettiva attuabilità di un tale pensiero in codesto ambito.
Machiavelli non era di certo interessato alla gestione organizzativa aziendale e la sua attenzione per l’economia fu sempre marginale. Tuttavia egli dedicò molte delle sue energie all’analisi delle regole che sottostavano ai giochi politici ed istituzionali del suo tempo, fornendo ai posteri dettagliate spiegazioni sul governo degli Stati, con particolare attenzione al perseguimento del bene comune, non inteso come servizio di interesse generale, ma piuttosto come condizione morale della buona politica. Determinante in questa ricerca del bene pubblico è la natura umana, né buona né cattiva, ma istintivamente votata al perseguimento del bene privato. Ecco il nodo gordiano della questione: il raggiungimento del bene pubblico può essere ottenuto solo politicamente attraverso l’unione di tutti gli individui, ma a tal fine si rende necessaria la presenza di una figura forte, che unisca le masse e ne annienti le tendenze conflittuali. Questo individuo virtuoso, spesso egoista, capace di calarsi nel male quando necessario, generatore di istituzioni forti e stabili, si incarna perfettamente nel Principe descritto da Machiavelli nell’opera De Principatibus. È facile a tal punto intuire come questo uomo, a tratti mitizzato, possa essere facilmente elevato a emblema del perfetto leader, capace di domare i suoi sottoposti e di governare in maniera assoluta e quasi dispotica.
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Machiavelli, Principe del conflitto: analisi sulle moderne strumentalizzazioni del pensiero machiavelliano
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Informazioni tesi
Autore: | Roberta Savera |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2008-09 |
Università: | Università degli Studi di Torino |
Facoltà: | Scienze Politiche |
Corso: | Scienze politiche e delle relazioni internazionali |
Relatore: | Artemio Enzo Baldini |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 56 |
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