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Il diritto animale. Principi e contraddizioni del sistema.

Vivisezione

1) Il Tribunale di Modena ha emesso la prima sentenza di condanna nei confronti del proprietario di un laboratorio clandestino dove si svolgevano esperimenti su animali e, purtroppo, la pronuncia è molto recente. Il laboratorio è stato sequestrato e il processo si è concluso, per quanto riguarda l'imputato, con l'applicazione della pena concordata dalle parti ( cd. "patteggiamento") per maltrattamento e uccisione di animali. Prosegue, invece, nei confronti del medico veterinario.

2) La Corte di Cassazione in una pronuncia risalente ha affermato che " ..ai fini della configurabilità della contravvenzione di incauto acquisto non è necessaria la dimostrazione rigorosa della provenienza da reato delle cose ricevute dall'agente, in quanto l'illecito si concreta allorché tale provenienza sia oggettivamente ipotizzabile per la qualità dei beni, per il loro prezzo o per la condizione dell'offerente", tuttavia la responsabilità viene esclusa nel caso concreto perché "non può ragionevolmente ritenersi idoneo motivo per sospettare di una loro provenienza da reato il possesso di animali, da parte dell'alienante, avente origine nella cattura di bestie randagie o allontanatesi dai loro proprietari (dato che) tale comportamento, di per sé, non integra infatti il reato di furto né altra condotta penalmente sanzionabile". La Corte fonda la propria decisione anche sulla considerazione che nel caso di specie il venditore riforniva da circa vent'anni l'istituto universitario ed emetteva regolare fatturazione per ogni animale venduto.

3) La Corte Costituzionale ha dichiarato la illegittimità costituzionale dell'articolo 2, L. Reg. Emilia - Romagna 20/2002, notando che "..è alla legge dello Stato che spetta dettare i principi fondamentali in materia" e che pertanto è possibile dubitare di un potere ministeriale di modifica di norme qualificabili come principi fondamentali (tema non oggetto del giudizio). La declaratoria di incostituzionalità dell'articolo 2 di tale Legge da parte della Corte, quindi, non è incardinata su una pronuncia nel merito di tale norma, ma sul ritenere che il Legislatore statale non si sia limitato a recepire il livello di tutela previsto dalla direttiva 1986/609 CEE, ma abbia direttamente dettato una disciplina in parte più rigida di tali prescrizioni. La conseguenza è che il d.lgs 116/1992 è considerato dalla Corte Costituzionale il punto di equilibrio in materia e pertanto non può essere modificato da fonti regionali. La sentenza mira ad evitare che si verifichi un'invasione da parte di normative regionali della competenza legislativa esclusiva dello Stato in materia di ordinamento penale, invasione che facilmente si realizzerebbe se si ammettesse "..l'introduzione, all'interno del territorio di una singola Regione, di una disciplina sul maltrattamento derogatoria a quella prevista dall'articolo 727,c.p.". Nonostante tale problema non sia secondario, nel caso di specie la Corte non ha deciso la questione di legittimità costituzionale in base all'articolo 727,c.p, ma del d. lgs 116/1992; resta del tutto aperto il problema di come conformare le discipline territoriali a quella codicistica, di come rendere più incisivo il contrasto alla vivisezione e il primo passo in tal senso sarebbe una interpretazione che comprenda la sperimentazione compiuta sugli animali entro il concetto di maltrattamento, non esclusivamente nei casi (tutt'altro che marginali) di esperimenti compiuti senza anestetici o analgesici, in deroga all'articolo 4, d.lgs. 116/1992.

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Il diritto animale. Principi e contraddizioni del sistema.

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Informazioni tesi

  Autore: Eugenia Manescalchi
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi di Firenze
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Giurisprudenza
  Relatore: Luigi Lombardi Vallauri
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 135

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